Il ponte tibetano vicino a Claviere

Vacanze. C'è Qualcuno che ti viene a cercare

Si sono radunati a Claviere, in Val di Susa, i "Cavalieri degli Estremi Confini", tra ponti sospesi, stelle e musica. Ragazzi delle medie e adulti da Lombardia e Liguria. Per riscoprire insieme che «Gesù non molla mai»

Mancano pochi giorni alla partenza e sul gruppo whatsapp degli adulti che vengono in vacanza arriva questo messaggio di Elena, una nostra amica, ingegnere di ricerca di Bordighera: «Amici, non so se può interessare, ma sto lavorando con un po’ di amici-colleghi alla preparazione di una mostra per il Meeting… Ho un po’ di immagini e posso preparare una piccola storia per i ragazzi sui pianeti scoperti intorno ad altre stelle. Io sono a disposizione, vedete voi se c’entra e può essere utile ai ragazzi». Ecco, penso, è già iniziato qualcosa ancora prima di partire. Chi non desidera avere gli occhi dentro le stelle? E finalmente arriva il giorno della partenza, ci incontriamo dal 2 al 6 luglio a Claviere, paesino di confine tra il Piemonte e la Francia. Qui ritroviamo tutti i nostri amici dei "Cavalieri degli Estremi Confini", questo è il nome del nostro gruppo, ragazzi e adulti di Cremona, Brescia, Laghi, Gavi, Genova e Bordighera.

Tanti volti nuovi, ma da subito, sento una strana familiarità. Il tema della vacanza è una domanda: “C’è Qualcuno che ti viene a cercare?”. Le magliette rosse, gialle verdi blu e nere portano questo titolo. Don Marco celebra la messa e nell’omelia del primo giorno dice: «Siamo qui, quello che ci è chiesto è semplicemente desiderare di dire sì». Mi sento invasa da tanta tenerezza e grata per sentire questo desiderio così mio.

Il libretto della vacanza riporta quello che papa Francesco ci ha detto all’udienza a Roma: «Un cuore nuovo cambia il mondo», le sue parole accompagnano le nostre giornate.

Martedì prima grande sfida: il ponte tibetano. Il più lungo del mondo sospeso nel vuoto per 468 metri. Il percorso dura un’ora e mezza e quasi tutti i ragazzi partecipano. Veniamo tutti imbragati e tra un moschettone e l’altro, a piccoli gruppi, riusciamo a partire. Nel primo pezzo la paura mi assale, mi tremano le braccia e le gambe e vorrei tanto tornare indietro, ma non posso. Mi viene solo in mente la domanda scritta sul libretto: «Cosa vince la mia paura?». «Cosa c’entrano gli altri con me?». Guardo davanti e vedo i ragazzi che piano piano avanzano attaccando i loro moschettoni, mi giro e dietro vedo la stessa cosa circondata da un paesaggio mozzafiato. Capisco subito che ho degli amici che stanno accompagnando la mia paura e il mio smarrimento è già vinto. Giovanni all’arrivo dice: «Abbiamo imparato un sacco di cose facendo questo percorso. La prima è che nella vita si fa un passo alla volta. La seconda è che c’è sempre qualcuno a cui stare attaccati. E la terza è che hai qualcuno davanti e dietro, ma il cammino lo devi fare tu! Bellissimo».

Claviere

Ci ritroviamo verso sera con i ragazzi in piccoli gruppi, con gli occhi pieni di tutto quello che coraggiosamente abbiamo affrontato e fieri di esserci riusciti. Beatrice, una ragazza di terza media di Gavi, racconta: «Quando sono salita nel primo pezzo di ponte ho avuto paura e sarei tornata indietro, ma davanti a me in mezzo alla roccia ho visto un bellissimo piccolo fiore e mi sono detta: come ha fatto a crescere una cosa così bella in mezzo a due rocce? Ho pensato che quel fiore mi era stato donato perché anche io sono come lui e se è riuscito a fiorire vuol dire che anche io posso avere il coraggio di andare avanti e così è stato». Il resto dei giorni sono un’esplosione di vita, di bellezza.

«Abbiamo imparato molto in questo percorso. La prima: nella vita si fa un passo alla volta. La seconda: c’è sempre qualcuno a cui stare attaccato. E la terza: hai qualcuno davanti e dietro, ma il cammino lo devi fare tu!»

Alla sera vengono a trovarci Franco, Alessandro e Moussa, un ragazzo senegalese che gioca a calcio nella società sportiva G. Siri di Genova e racconta come la sua vita è cambiata incontrando la prof a scuola e da lì l’invito di Franco a giocare a calcio, la sua vera passione. Poi piano piano la possibilità di lavorare nella sua cooperativa. Alessandro racconta che non voleva più andare ad allenarsi perché non era stato convocato, ma è bastata una telefonata di un amico che gli ha detto: «Vieni. Anche se non giochi sei parte della squadra, è importante che tu ci sia».

Volti che ci regalano le loro storie mentre gli occhi di Moussa ci parlano di una dignità ritrovata. I ragazzi sono colpiti e pieni di domande anche la sera successiva, quando Elena ci spiega le stelle ed i pianeti: cosa sono? perché ci sono? E ci porta fuori a vedere il cielo. Ci ritroviamo tutti a testa in su, non solo a guardare, ma anche a capire che quella bellezza ha un ordine ed è li per noi. Tutto è così travolgente che ci costringe a guardare e a desiderare sempre di più. La musica di Gio e dei ragazzi della banda di Cremona riempie le nostre serate, ma non è solo musica: è qualcosa che mi porta a cercare Qualcuno. Mi sento parte di quella banda anche se non so suonare. Sono sempre più una di loro. Con i ragazzi guardiamo l’intervista di padre Richard del Togo che vive a Cremona, che a un certo punto dice: «Gesù non mi ha mai mollato». È così anche per noi. Non ci molla!



Arriva l’ultimo giorno di vacanza, ci vediamo nel salone per una breve assemblea con i ragazzi. Gio, Gigi e Mara introducono il momento con una domanda: «In questi giorni chi ti è venuto a cercare?».

Dopo il primo momento di silenzio, interviene Benedetta, insegnante di Cremona: «Ho scoperto l’amicizia con voi, è fatta di cose semplici ma non riesco a sostenerla da me, devo affidarla a Gesù, e ho capito che a dare tutta me stessa non ci perdo mai». Gli interventi dei ragazzi si susseguono uno dietro l’altro. Elisabetta di Brescia dice: «In questo luogo ho trovato ciò che non ho mai avuto, dei fratelli e delle sorelle. Vi ringrazio e mi pento di non aver invitato nessuno». E Maria di Cremona: «Stare con voi è come avere un paio di occhiali che mi fa vedere tutto in maniera diversa, volevo ringraziare questa compagnia che mi cerca e mi fa vedere tutto in modo nuovo». E ancora Rinalda, insegnante di matematica: «Non volevo partire, ho pensato che dovevo stare a casa per far compagnia a una persona a me cara che non sta bene, ma il primo giorno guardando quello che avevo intorno e avendo nel cuore quella persona, quella domanda è diventata più mia. Attraverso le circostanze dolorose che non vuoi per te, ho capito che sono cercata lì».

Ho un momento di sana confusione perché gli interventi si susseguono commossi e non capisco più se siamo noi adulti che stiamo accompagnando i ragazzi o se sono loro che stanno accompagnando noi. Vedo le facce di Enrico, Andrej, Luisa Dana, Cristina e Laura… Quel desiderio e quella domanda dell’inizio sono il nostro cuore e non c’è più alcuna differenza, accorgersi di questo ci sta cambiando.

Mi guardo commossa e penso: “Ha cercato me e io ho cercato i miei amici e ho trovato il Tesoro”

Finiamo con la Messa, don Marco nell’omelia ci dice che «chi ti cerca è Gesù perché ti vuole bene». Poche parole che dicono tutto di questi giorni. Mi guardo commossa e penso: «Ha cercato me e io ho cercato i miei amici e ho trovato il Tesoro». Arrivano i pullman, si torna a casa, ma non è finita la vacanza, è solo iniziata un’avventura da raccontare al mondo.

Monica, Genova