Macugnaga. Quella strana pace in vacanza

Cinque giorni alle pendici del Monte Rosa per le comunità di Novara, Arona e Verbano-Cusio-Ossola. Nessuno schema preconfezionato, solo tanti momenti in cui "cercare" il Creatore

«Sono certo che come me ciascuno di voi, in questo momento, sente come una strana pace…».
 È così che don Salvatore ha “chiuso”, prima della recita dell’Angelus, le vacanze delle comunità di Novara, Arona e Verbano-Cusio-Ossola, 150 persone per cinque giorni a Macugnaga, alle pendici del Monte Rosa. Cinque giorni segnati dall'invito a guardare, a scorgere ed accorgersi di quei fatti da cui vedremo che «Lui è il Signore».

Il format è noto: preghiera, gite, incontri, la messa quotidiana, i canti, le serate… Una bella vacanza del movimento; avevamo tutti gli “ingredienti” per un’altra esperienza tra tante. Ma da subito, nessuno schema da seguire. Solo un Tu da ricercare e sorprendere dentro i vari passi che venivano proposti.

Così le gite, i canti, le serate, il tempo libero sono state l’occasione per guardare la Sua Presenza in piccoli particolari: da un modo diverso di guardare e stare con i figli più piccoli in gita allo sguardo di un amico che ti fa vedere la bellezza di un fiore.



Così, ci si accorge che le cose ci sono, sono per noi e Qualcuno le ha messe lì proprio per te, come quando abbiamo contemplato la maestosità di un ghiacciaio e la parete del Rosa o davanti a una cappelletta su cui campeggiava la frase “ammira il creato e loda il creatore”.

È una sovrabbondanza che ci fa ritrovare, prima di cena, per una chiacchierata sulla Fraternità partendo dal testo dell’incontro con i nuovi iscritti, per raccontarci come la stiamo vivendo, che sfida pone alla nostra vita, quale compito ci attende. E ciascuno offre la sua esperienza, il passo che sta facendo o la difficoltà che vive.

Stessa dinamica quando Domenico ci offre gli spunti che la lettura dei libri del mese, soprattutto l’enciclica Gaudete et Exsultate, ha suscitato in lui. Non una presentazione, ma un amico che ti dice: «Mi ha colpito come il Papa parla di una santità media, una cosa semplice, che dice di Uno, Gesù, che viene per me; prende Lui l’iniziativa con il mio nulla».

Gli ultimi due giorni sono venuti a trovarci Alessandro, architetto, e don Federico di Chiavari.
Alessandro ci ha raccontato il paradosso che vive, per cui uno si può trovare nel dolore immenso per aver perso la moglie per una malattia e nello stesso istante essere lieto e certo di una Presenza che non ti lascia solo. Non parla di una strana forma di magia: niente è tolto del dolore e della fatica, ma in qualche modo misterioso è salvato.
 Anche don Federico si racconta per la passione di comunicare che il Mistero non ci lascia mai, ci vuole bene fin nel profondo e ci accompagna in ogni passo, anche quello apparentemente più strano e contorto. E sembra quasi di poter vedere il cieco nato guarito da Gesù, che non poteva non dire di Lui alla gente.

Così vedi Laura, che ha perso il padre quando era giovane e vede riaprirsi quella ferita, con un grido che squarcia il cuore ma con negli occhi qualcosa di nuovo: la certezza dell’amore di Gesù presente, che ci abbraccia, ora. Anche i ragazzi, i nostri figli più grandi, venuti in vacanza un po' contro voglia («siete tutti vecchi!»), hanno organizzato i giochi per la serata, si sono lasciati “toccare”.

Ed ecco, quindi, quella “strana pace” di cui ha parlato don Salvatore, lo sguardo di Uno che è qui con te, ora, e ti dice «cercami!».

Non abbiamo fatto una vacanza mettendo a tema “la familiarità con Cristo”, ma è Lui che si è reso familiare a noi e ancora una volta ci ha preso, ci ha toccato, lì dove eravamo, come eravamo. Si è reso familiare a noi, e di Lui solo abbiamo bisogno. “Cercami!”, ci dice attraverso i fatti... dobbiamo solo lasciarLo entrare.

Andrea, Novara