La messa durante la gita

Padova. La distanza azzerata

Di solito era una vacanza extra-large, con tutta la comunità. Quest'anno a Corvara, invece, ci si divide in due turni. Ma si può scoprire qualcosa da portare a casa. Basta essere disponibili a una novità

È l’ultima sera di vacanza e il bar dell’albergo che ci ospita è un po’ a soqquadro. Per cantare assieme abbiamo spostato i divani, i tavolini: serve spazio per starci tutti. Alla fine c'è chi si siede per terra o si ritaglia un appoggio qua e là. Non importa se scomodi, c’è proprio il desiderio di stare assieme. Anche le sere prima ci siamo fermati dopo gli incontri, ma questa volta siamo di più. A cantare c’è chi si è appena laureato, chi con la coda dell'occhio continua a controllare la carrozzina con dentro il bimbo che – nonostante tutto – dorme. E poi ci sono anche le mamme e i papà dei neo-laureati e dei neo-genitori. E via via che cantiamo si aggiungono anche i più giovani – tredici o quattordici anni – che all’inizio erano riluttanti a cantare con i “grandi”… ma poi, una canzone dopo l'altra, cedono. Una serata semplice. Eppure nell’allegria generale traspare molto di quanto vissuto nei giorni prima. Un’inaspettata unità.

In primavera, la comunità di Padova, che aveva sempre fatto una sola vacanza extra-large, per motivi organizzativi annuncia le due vacanze estive. E qualcuno racconta di essere stato preso in contropiede dalla novità. C'è chi va alle vacanze della comunità ogni estate da cinquant'anni, per la fedeltà agli amici di sempre e alla storia di una vita. Chi ha incominciato più tardi a venire, ma ogni volta riscopre l'importanza di alcune amicizie. Ciò che però stupisce è che, fin dai preparativi, c’è chi si scopre disponibile a ripartire e imparare, a riguadagnare tutto. E i giorni assieme sono l’occasione per vedere, toccare di nuovo con mano, come i fatti accaduti – magari piccoli, dietro le quinte – hanno «azzerato la distanza» iniziale. Lo stupore è tanto e tale da raccontarsi questa riconquista in assemblea, per chiedere di poter vivere così sempre, riscoprendo qualcosa che si vuol portare a casa.

Un momento dell'assemblea della vacanza

Perché poi, a casa, ognuno torna al suo lavoro. E potrebbe sembrare strano parlare di lavoro in vacanza. Eppure Francesco e Giovanni, due amici arrivati fino a Corvara da Mocine, vicino a Siena, e da Ravenna, sono venuti proprio per questo. Ci chiediamo: è possibile che la familiarità con Cristo cresca anche nel lavoro? «Se si scopre che ciascuno ha un posto assegnato da un Altro, lavorare ogni giorno diventa la costruzione della Chiesa».

Avendo negli occhi testimonianze così si può cominciare a guardare – magari prima solo parlandone con gli amici, poi domandando un aiuto in assemblea – la solitudine che si insinua in qualche momento, mettendo in dubbio quanto finora sembrava di aver conquistato. E ci si comincia ad accorgere che questa solitudine potrebbe essere addirittura “buona”, può essere l’occasione per vivere un punto di verità in cui nulla si frappone al destino. E la compagnia smette di essere un luogo in cui cercare consolazione, ma un ambito in cui ci sostiene in quel rapporto vertiginoso.

«Da questi fatti saprete che io sono il Signore». Si chiude con questa frase, che era il tema della vacanza, il video di foto che ci restituisce in immagini quello che abbiamo visto e toccato durante questi giorni. E rimane in sospeso, senza forzare sulla conclusione, sfidando ciascuno a guardare e andare a fondo di quanto vissuto. «Dove poggia la certezza?», ci si chiede prima di tornare a casa. «La nostra certezza è solo in qualcosa che è accaduto a noi».

Elisa, Padova