Il cortile dell'Abbazia di Mirasole

Milano. La sorpresa di guardare la Luna

Una serata di raccolta fondi per Avsi all'Abbazia di Mirasole, nella Bassa milanese, con 350 persone. Tra incontri e percorsi guidati, fino all'osservazione del cielo. «Ma tutto è stato mille volte più ricco e bello di come l'avevamo immaginato...»

Una serata all’Abbazia di Mirasole, sabato scorso, per raccogliere fondi a favore di Avsi per l’asilo di Qaraqosh in Iraq, dal titolo “Guarda che luna!”. Un esperimento ardito che ha messo insieme diversi professionisti esperti nel “guardare”: un noto astrofisico milanese Fabio Peri, una storica dell’Arte, Grazia Massone, un giovane pittore, Francesco Zavatta, gli astrofili di “AstroMirasole” e molti volontari. La rete sostenitori di Avsi che ha partecipato alla costruzione dell’evento è quella degli adulti del movimento di Opera e della Scuola di comunità di Claudio Bottini. L’iniziativa, a cui hanno aderito circa 350 persone, prevedeva un percorso chiamato “esercizi di sguardo” nella cornice dell’Abbazia: l’arte e le stelle come qualcosa da guardare per imparare a osservare tutta la realtà.



Qualche mese fa, il mio amico Davide mi racconta che sta organizzando la serata e decido di dargli una mano nella comunicazione. L’ho fatto volentieri, soprattutto per l’amicizia con lui. E poi, il tema della serata mi attirava: da mamma di un bimbo di due anni e in attesa del secondo, ho pensato che poteva essere un’occasione di imparare nuovamente a guardare la realtà che sto vivendo ora.

Quando sabato Davide ha introdotto la serata, ha spiegato che «eravamo partiti con l’idea di fare una cosa bella per raccogliere soldi per Avsi e siamo arrivati facendo in prima persona un’esperienza che ci ha aperto tante domande: cosa vuol dire osservare? Cosa vuol dire seguire chi educa a questo? Cosa significa seguire quello che accade?».



Il tentativo di risposta si è esplicitato proprio durante il lavoro di preparazione, nell’interazione tra vari professionisti, scienziati, astrofili, gestori di opere no-profit. «L’incontro con tutte queste umanità aperte e curiose più della mia, ha risvegliato la mia intelligenza e la mia ragione», racconta Davide: «La serata ha preso una piega inaspettata, lontana dagli schemi iniziali, ma mille volte più ricca e bella».

Anche Grazia, insegnante che da anni si occupa di Storia dell’Arte, aveva accettato perché le interessava l’argomento e le piaceva l’idea di poter dare il suo contributo. Ma «ho imparato più di quello che ho insegnato. La vera riuscita di "Guarda che luna!" è stata che ciascuno ha dato il meglio di sé, senza voler essere solista, perché la polifonia fosse perfetta. C’erano decine di persone, ma alla fine ci si è salutati come fossimo stati tutti amici da sempre».



Dopo la conferenza iniziale e un aperitivo, le persone sono state divise in sei gruppi guidati: la visita alla chiesa, il chiostro e la sua storia, l’osservazione del pittore Francesco Zavatta all’opera, la visita al banco di Avsi per conoscere i vari progetti e, infine, l’osservazione della Luna con telescopi, accompagnati da astrofili dell’associazione AstroMirasole.

Tra le guide c’era Eleonora: «Ho deciso di partecipare perché volevo ricominciare a coinvolgermi con l'arte, per lo sguardo che mi aveva insegnato al tempo del liceo artistico. Ma questa esperienza ha fatto emergere una serie di altre esigenze e domande, molto più radicali. Mi sono trovata in mezzo a persone che mi hanno subito accolta senza sapere nulla di me». Ma anche lo studio per preparare la serata è stato sorprendente: «Per esempio, ho riscoperto il valore della vita monastica e della centralità di Cristo nella quotidianità di chi vive questa vocazione: è un modo di vivere possibile per tutti, e se genera tutta quella possibilità di felicità, bellezza e di costruzione della società a me interessa».



In platea c’era anche Paolo, arrivato con la famiglia: «Una serata commovente e inaspettata. Mi ha colpito tantissimo che tutto fosse organizzato da volontari. Di solito il volontariato lo associ a cose fatte un po’ così come vengono, per cui non si può pretendere più di tanto. Invece è stato tutto sorprendente. Dall’incontro iniziale con Fabio Peri, che aveva lo stupore di un bambino mentre spiegava l’universo, alla passione con cui la guida del mio gruppo ci ha introdotto alla storia dell’Abbazia. Ero sorpreso di quello che stavo vivendo, proprio come mi era capitato all’inizio del mio incontro con il movimento».

Anche io, come Paolo, avevo già visto altre volte una bellezza del genere nella mia vita. Mi sono resa conto che ho bisogno di cercarla continuamente, di stupirmi di qualcosa che non faccio io. Come dice don Giussani nel decimo capitolo del Senso religioso, «è una presenza che si impone», che mi cambia la vita e la rende più bella se io sono disponibile a guardarla e ad accoglierla.

Giulia, Milano