I giochi della comunità di Prato in gita alla Badia di Vaiano.

Prato. Aria nuova alla Badia

Un gita domenicale per la comunità toscana, dopo la Giornata di inizio anno. Un gesto semplice, per rimettere a fuoco il proprio stare insieme. «E approfondire la vocazione di ciascuno»

Tutto è nato dal desiderio di alcuni di passare una giornata tutti insieme. Punto di partenza, il fatto che che ognuno di noi incontra tanta gente durante l’anno: sul lavoro, nelle scuole, nelle parrocchie... Solo che, nel tran tran delle giornate piene di impegni, a volte si rischia di ridurre la proposta del movimento ad una serie di cose da fare e di frasi fatte a cui riferirsi per cercare di avere la meglio in qualche discussione. E, piano piano, ciò che dovrebbe essere “esperienza e memoria” diventa “ricordo e routine”.

In questo contesto è nata la proposta a tutta la comunità, e non solo, di una gita domenicale alla Badia di Vaiano, a nord di Prato. Un gesto molto semplice. Siamo partiti dalle persone che si rendevano disponibili, senza avere la preoccupazione che tutto fosse organizzato perfettamente. E nonostante le tante difficoltà, in molti abbiamo avuto l'impressione che anche quello che normalmente avremmo definito “ostacolo”, lì era un’“occasione di incontro”.



Dopo la visita alla Badia e al suo museo, la giornata è proseguita con la messa della domenica tutti insieme. Si respirava l'aria delle vacanze estive. Tutti insieme, le famiglie con figli. Al termine della celebrazione abbiamo lanciato una provocazione riprendendo le parole di don Giussani durante la Giornata di inizio anno di CL: «Come hanno fatto, i primi, a incominciare a credere? In che cosa è consistito quell’avvenimento che ha destato un tale interesse, ha determinato una tale impressione che la gente per la prima volta ha rischiato con ciò che le stava davanti, che la gente per la prima volta ha avuto la fede accesa dentro, che il cristiano è incominciato ad essere nel mondo? Quale è stato quell’avvenimento, di che tipo fu quell’avvenimento?».

Con questa sfida tra le mani, la giornata è trascorsa in piena letizia: pranzo al sacco con tanto di gara di torte, giochi, canti e balli. Poteva chiudersi così, alla sera, come una semplice “bella giornata”. Invece, proprio tornando a casa sono cominciati ad arrivare tanti messaggi da parte di chi aveva partecipato. Tanto da non poter fare a meno di chiedersi: «Cosa sta succedendo?».



Quello di Martina, per esempio: «Oggi è stato bello, con un modo di stare insieme unico. Ci sono dei tratti inconfondibili che sono qualcosa di nuovo, sono segni di Gesù. Genitori che sono spesi per far giocare i bambini come hanno fatto, il modo in cui mio figlio è stato accolto, l’aria nuova che ha respirato… Questo è una novità, una proposta, un annuncio». Oppure le parole di Carlo: «Mi stupisce come non sia scontato che degli adulti passino del loro tempo per organizzare una giornata insieme ad altri e approfondire la propria vocazione».

Sono passati giorni da quella domenica, ma non smettono di riecheggiare tra noi le parole di don Giussani ascoltate alla Giornata di inizio: «È una speranza in me e in te, in te e in me, è una speranza nella nostra persona o in qualcosa che è dentro la nostra persona. Non è una speranza in qualcosa di fuori, non è una speranza in una voce, in circostanze, in una situazione, in una occasione: non è speranza in quello, è una speranza in qualcosa che sta dentro di noi. […] Una cosa che non ci poteva essere ed è qui»

Andrea (Prato)