Barbara e Alberto (a destra) con gli amici, in posa sotto la crepa del terremoto del 2012

Modena. Quella crepa sul muro, tra lambrusco e gorgonzola

Un incontro tra amici (vecchi e nuovi) a casa di Alberto, produttore di vino a Sorbara. Da Ashik, benzinaio indiano, a Ivan, che ha sposato in chiesa Francesca dopo anni di convivenza. Fino a Gianni: «Vedere Gesù in azione fa impressione»

Il vigneto nel cuore nella storica zona del "Cristo di Sorbara", una sottile lingua di terra fra i fiumi Secchia e Panaro, a due passi da Modena, è da tre generazioni e da quasi cento anni il cuore dell'azienda agricola di famiglia che Alberto, "Paltro" per gli amici, porta avanti oggi con la moglie Barbara. Per lui il 2018 è stato un anno di grandi successi. Il suo Lambrusco di Sorbara "in purezza" ha raccolto diversi riconoscimenti internazionali e così lui ha pensato di organizzare una festa nel suo vigneto per celebrare tutto questo. Io non ero potuto andare in quell'occasione, ma quando ci siamo sentiti al telefono e mi ha raccontato di quel giorno, sono rimasto molto colpito dal fatto che il suo entusiasmo non fosse dovuto alla semplice soddisfazione per il risultato o all'autocelebrazione, ma al fatto che, attraverso quelle circostanze, aveva avuto l'ennesima occasione per riconoscere «Chi stava all'origine di tutto». Di sé, della sua famiglia e anche dei suoi vini. Per questo ho avuto subito voglia di incontrarlo e di portare con me degli amici, alcuni incontrati da poco. Per vedere uno che, all'apice del suo successo personale, freme per la necessità di affermare ciò che lo costituisce e ciò a cui appartiene.

Così, in una fredda domenica di dicembre, siamo partiti da Abbiategrasso per andare a Sorbara. Eravamo una dozzina e ci aspettavano altrettanti amici di Alberto. Mentre a tavola, in un singolare connubio fra Emilia e Lombardia, si incontravano lambrusco, gnocco fritto e gorgonzola di Abbiategrasso, si percepiva immediatamente una famigliarità e una vicinanza che solo la certezza di appartenere alla stessa cosa, sebbene vissuta a chilometri di distanza e nei contesti più disparati, poteva dare. Molti dei presenti non si conoscevano neppure, ma ciò che è emerso nei dialoghi è stata una incredibile testimonianza di "Lui che opera". C'era Ashik, un ragazzo indiano da poco in Italia che fa il benzinaio a Gaggiano, sulla Vigevanese, che ha conosciuto alcuni nostri amici facendogli il pieno. Lui ai clienti, abituali e non, che gli chiedono se conosce qualcuno in Italia, risponde: «Molta gente, sono di CL Abbiategrasso». Beccandosi spesso risposte non proprio gentili. E poi c'era Ivan, che era stato da Alberto ad un pranzo simile qualche anno fa, quando aveva appena incontrato il movimento. E che, nel frattempo, ha deciso con Francesca di sposarsi in chiesa dopo anni di convivenza, dopo aver incontrato Cristo nella malattia, oggi risolta, del suo primo figlio.



Dopo il pranzo, Alberto ci ha portato nel suo vigneto ed è stato una altro momento incredibile. Ci ha raccontato la sua storia, il rapporto con suo padre, la passione - che l'educazione cristiana ha reso creativa e geniale - per il suo vino e cosa sia per lui il lavoro. Quando siamo andati nella sua cantina, fra le botti dove riposa il suo Lambrusco e le "batterie" in cui produce l'aceto "extravecchio", ci ha mostrato una lunga crepa che solcava una parete. Era uno dei "segni" che aveva lasciato il terremoto che aveva sconvolto la zona di Modena nel 2012, provocando gravi danni. Ci ha raccontato che lui e Barbara avevano deciso di lasciarla aperta per fare memoria di Colui sul quale la vita poggia, la roccia che, anche nelle difficoltà, ancora il cuore. Per questo, all'ingresso dello show-room dove accolgono i clienti, hanno messo un grande cartello con il messaggio che Julián Carrón aveva scritto in occasione del terremoto. Una scelta non molto popolare da queste parti.

Fra gli amici di Alberto che hanno partecipato al pranzo c'era anche Gianni. Non conosceva nessuno di noi "lombardi". Lunedì mattina seguente è partito per un viaggio di lavoro. E, mentre andava all'aeroporto, non ha potuto fare a meno di mandare un messaggio ai suoi amici: «Ieri è stata una giornata molto, molto interessante. Vedere la "Compagnia di Gesù" che opera fa veramente commuovere e muovere. Veramente un'attrattiva pazzesca. C'era lì un benzinaio indiano cristiano che gli amici di Abbiategrasso hanno conosciuto facendo benzina... Un altro che aveva dei problemi con il figlio e che dopo averli conosciuti si è sposato in chiesa dopo dieci anni. Assolutamente non polli di allevamento. Vedere in azione Gesù fa impressione. A quello che si è sposato in chiesa ho chiesto: "Ma cosa è cambiato dopo?". E lui: "Prima io ero suo e lei era mia. Dopo, invece lei mi era donata e io le ero donato". Una roba incredibile che a me non sarebbe mai venuta in mente. Vado in Germania, buon lunedì. Ma ci vediamo mercoledì, a Scuola di comunità".

Andrea, Abbiategrasso