I giessini emiliani in riva al mare nelle Marche

Vacanza GS. Giornate con il cuore a mille

Il silenzio sul Colle di Leopardi, la confessione in Porziuncola, la festa pensata dai ragazzi come ogni sabato sera... Ma che non basta più. Alessandro racconta i suoi giorni con un centinaio di ragazzi da Modena, Parma, Reggio e Fidenza

Mi sono trovato a guidare la vacanza invernale di Gioventù Studentesca dell’Emilia Romagna perché l’amica che doveva farlo non ha potuto esserci. Ed è accaduto in un momento faticoso, in cui ero giù per vari problemi. Ma ho detto sì subito, perché è stata troppo grande l’esperienza di essere preso “così come sono”, anche quando mi trovo nervoso, preoccupato. Il gesto di chi mi ha affidato la vacanza è stato un aiuto più grande di ogni incoraggiamento, di qualsiasi pacca sulla spalla…

Alcuni giorni tra Marche ed Umbria: eravamo in 112, da Fidenza, Parma, Modena e Reggio. Quando siamo stati a Recanati, mi sono accorto di una cosa che mi ha fatto pensare. La guida ci ha portati sul colle dell’Infinito e ha detto: «Qui, siamo nel punto preciso in cui si trovava Giacomo Leopardi». Si è creato subito un silenzio tombale. C’era una tensione palpabilissima. Poi, dopo aver letto la poesia, ce ne siamo andati e camminando, a pochi metri distanza, siamo passati davanti alla targhetta che indica il colle dell’Infinito. Ma lì, non essendo il luogo “vero”, nessuno ne è stato attratto, i ragazzi facevano confusione. Una differenza netta, che mi ha parlato di quanto il loro cuore sia catturato solo da qualcosa di autentico, carico del significato che ha.

Per esempio, alla fine di quella giornata “leopardiana” siamo arrivati a sera stanchi morti perché era stata intensissima, e siccome era previsto un momento altrettanto intenso, con filmati e letture, abbiamo pensato di fare una cosa più “conviviale”. Ma i ragazzi si sono ribellati. Volevano approfondire quello che avevano visto durante il giorno, ad esempio capire di più perché Leopardi era così... Dicevano: «Non vogliamo perderlo». Ho visto il loro cuore esigente. Come ho visto tanti di loro, a Loreto o nella Porziuncola, desiderare di confessarsi e chiedere l’indulgenza.

La cosa più bella, dopo vent’anni che seguo GS, è scommettere tutto sulla loro libertà. Come è successo la sera di Capodanno, quando i ragazzi sono rimasti delusi della festa che loro stessi avevano pensato, esattamente così come la volevano, con “la musica a palla”. Dopo un po’ si sono stancati e mi venivano a dire: «Quando finiamo?». Io semplicemente dicevo: «Dimmelo tu, sei tu che stai facendo una proposta». Mi colpiva che le cose solite, il modo in cui loro passano i sabati sera, non gli bastavano più, perché il loro cuore in quei giorni si era dilatato. Avevano vissuto con il cuore a mille.

Al ritorno a casa ricevo la mail di Francesca, una ragazza venuta per la prima volta, benché non ci fosse la prof che l’aveva invitata. Mi racconta che per timidezza non era riuscita a dire nulla in assemblea, ma voleva comunicarmi che cos’hanno significato quei giorni per lei: «Sono partita pensando che sarei rimasta sola quasi tutto il tempo, perché immaginavo che una persona già inserita in un gruppo non si sarebbe accorta di me e non sarebbe stata interessata a conoscermi. D’altronde, ognuno in GS ha già i propri amici, persone con cui sta bene, quindi perché rischiare investendo il proprio tempo con me, con una persona sconosciuta, magari poco piacevole? Io sono la prima ad aver paura di rischiare. E invece non sono quasi mai rimasta sola, se non in pochi momenti in cui ero io a staccarmi, perché avevo necessità di riflettere su ciò che veniva detto. C’erano persone che mi sono venute incontro con un’apertura del tutto inusuale nei miei confronti, sembravano interessate a conoscermi veramente. Non una, non due, neanche tre... Di più. Mi ha sconvolta questa accoglienza, come anche l’interesse e l’impegno che le persone mettevano in ciò che facevano. Ancor più bello è stato accorgermi di volere la compagnia di queste persone nonostante i loro caratteri non rispecchiassero i miei “canoni di simpatia” spietatamente selettivi. Ti ringrazio per la vacanza, è stata una testimonianza preziosa. Soprattutto per i gesti, più che per le parole».

Alessandro, Modena