Il monastero di Subiaco

Vacanza Gs. Sulle tracce di san Benedetto

Orvieto, Subiaco, Montecassino: una vacanza per "scoprire" il sì del Santo di Norcia. L'incontro con padre Giuseppe, da 58 anni monaco, e la sera il film "Uomini di Dio", sui martiri di Tibhirine. Una radicalità di vita possibile anche oggi

Il 2 gennaio noi ragazzi del Sacro Cuore insieme alle comunità di Milano Est e Salesiani siamo partiti per trascorrere insieme alcuni giorni nel Lazio sulle tracce di san Benedetto. In noi è nato subito il desiderio che questi giorni fossero occasione per approfondire quanto don Carrón ci aveva detto alla Giornata di inizio anno, il cui titolo era “Un luogo dove dire io con verità”. È stato immediato il rimando alla figura di san Benedetto, la cui Regola inizia proprio con la domanda: «Chi è l’uomo che vuole la vita e che arde dal desiderio di vedere giorni felici?». «Io!». Quindi, accompagnati giorno per giorno da passi tratti dal testo della Giornata di inizio, la sfida a cui ognuno di noi era chiamato è stata dire il proprio «sì». Per questo motivo abbiamo scelto di visitare quei luoghi che hanno simboleggiato le tappe fondamentali del cammino di Benedetto, affinché seguendolo ci fosse compagno ed esempio in questo.

L’incontro con il santo di Norcia era in realtà già iniziato nei giorni precedenti. Infatti, io insieme ad alcuni amici abbiamo letto la sua vita riportata da Papa Gregorio Magno e la Regola. Inaspettatamente ci siamo sorpresi ad avere tante domande su Benedetto, paragonandoci con la nostra alla esperienza. Perciò abbiamo pensato di incontrare un nostro amico monaco benedettino della Cascinazza. È stato un pomeriggio pazzesco: dialogando con lui traspariva la sua intensità nel vivere e quindi il suo grande “sì” a tutto, proprio come Benedetto. Pieni di questo incontro, siamo partiti!

«Come si fa a vivere?»: è iniziato con questa provocazione il nostro viaggio. Abbiamo fatto tappa al duomo di Orvieto, che conserva un ciclo di affreschi del Beato Angelico: la lunetta dei Dannati raffigura una scena caotica che è simbolo della situazione che Benedetto visse a Roma e da cui scappò. Egli è stato una fonte di luce per la società distrutta del tempo, affermandosi come modello di un nuovo metodo di vita che diede origine ad un’unità.

«Il criterio di giudizio è in noi, il criterio di giudizio è oggettivo: il cuore»: ecco il succo della questione. Siamo andati a Subiaco per visitare due monasteri, quello di santa Scolastica e il santuario del Sacro Speco: qui dai 17 ai 20 anni, Benedetto si era ritirato in solitudine meditando e partendo da sé, per andare a fondo del suo desiderio. È stato un richiamo fortissimo al chiedermi: io cosa desidero dalla mia vita?

«Aspettatevi un cammino, non un miracolo». ll terzo giorno siamo andati a Montecassino, dove abbiamo visitato l’abbazia dove Benedetto scrisse la Regola e iniziato un cammino di vita comunitaria con altri monaci. Lì abbiamo incontrato padre Giuseppe, monaco da 58 anni e che era presente l’11 luglio 1980 durante il riconoscimento della Fraternità di Comunione e Liberazione, avvenuta proprio lì nel monastero.

Dopo pranzo, pomeriggio di grandi giochi. Divisi in quattro squadre - Fra-intendimento, Fra-dicio, Fra-ntoio e Fra-stuono -, siamo stati sfidati attraverso alcune prove a mettere in pratica la vera unità. La sera, alcuni di noi, ci hanno proposto un lavoro fatto sul film Uomini di Dio, che racconta la storia dei sette monaci trappisti del monastero di Tibhirine, in Algeria, uccisi nel 1996. Dal film traspare, nonostante la fatica e la paura quotidiana, un’amore grande nella loro vita, cioè l’amore di Dio, che ha donato loro il coraggio e la certezza di star di fronte ad ogni circostanza e di dire il loro “sì” a tutto, fino ad arrivare alla morte. Ci è stata lanciata una nuova provocazione: «Ma questa radicalità di vita è possibile anche per noi?».

Questi giorni sono stati per me occasione di una risposta più consapevole: sì, è possibile! Mi sono scoperta piena di domande, innanzitutto legate a quelle che sempre più si fanno insistenti nella mia vita, cioè: «Per che cosa sono fatta? Chi sono io?» e quindi il grande desiderio di dire di “sì”, come Benedetto. Tutto ciò che ho visto e incontrato mi interrogava e la realtà mi parlava attraverso dei volti precisi. Io non ero sola nel seguire Benedetto, ma mi sentivo parte di una compagnia, di un’amicizia grande. Ho capito quello che molte volte ci ripetiamo, cioè che siamo «una compagnia guidata al destino. Questa la scoperta della vacanza: la rinnovata certezza del valore immenso che la comunità ha nella mia vita.

«Tu sei prezioso ai miei occhi»: si è conclusa così la vacanza, anche se il cammino continua! Abbiamo finito in bellezza, visitando la basilica di San Pietro a Roma. Era una giornata stupenda, c’era il sole, e appena siamo arrivati Cirnigliaro, un nostro professore, ha esclamato: «Io ora sono davanti a San Pietro e sono contento!».

Questo è stato il punto di questi giorni: nonostante le fatiche, è stato per me impossibile rinchiudermi nei miei sentimenti e non lasciarmi riempire dalla bellezza di tutto ciò che avevo davanti e la sorpresa di riscoprire che io non mi faccio da me e che c’è un luogo per me in cui posso dire io con verità.
Alessandra, Milano