La mostra su Cicely Saunders

Banco Farmaceutico. Cicely e le domande di tutti

Sabato 9 febbraio, la Giornata Nazionale di Raccolta del farmaco. Alcuni amici, che vivono questo gesto di gratuità ogni mese, hanno allestito in due hospice della Brianza la mostra sulla "madre" delle cure palliative. Ecco cos'è accaduto

Tutto è iniziato da una sfida che, al ritorno delle vacanze, ci ha lanciato un amico: portare in Brianza la mostra proposta dal Banco Farmaceutico all’ultimo Meeting di Rimini, “Veglieremo con te, cuore e scienza in Cicely Saunders, madre della medicina palliativa”. Non avremmo mai immaginato quel “di più” che, da lì, in questi mesi, si è verificato.

Siamo un gruppo di amici che da anni vivono la realtà del Banco Farmaceutico come “dono di sé commosso” e, come ci ha ricordato Julián Carrón, provocati da tutto ciò che incontriamo. Ogni mese ritiriamo farmaci validi nelle farmacie e li consegniamo alla Caritas di Sesto San Giovanni, e sempre affidiamo questo gesto a Maria con la preghiera iniziale dell’Angelus.

Abbiamo passato settimane a preparare la mostra, organizzando anche una serata di presentazione e coinvolgendo amici medici che lavorano in alcuni Hospice della nostra zona. In particolare, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare i direttori di quelli di Giussano e di Carate, che si sono resi disponibili per una testimonianza personale. La stessa cosa è accaduta con i volontari delle associazioni “Arca” e “Lilt” che operano all’interno degli ospedali.

La presentazione della mostra

Fissata la data, c’è stata una mobilitazione generale per coinvolgere più persone con un gesto pubblico, patrocinato dai Comuni e sostenuto dalle comunità pastorali dei paesi coinvolti. Una banca si è resa disponibile a un finanziamento che ci ha permesso di affrontare le spese, e ci ha messo a disposizione la sala conferenze per la serata di presentazione. La mostra, invece, è stata allestita, su richiesta dei responsabili delle due strutture, una settimana nell’Hospice di Carate e una in quello di Giussano. Ben oltre ogni aspettativa che potessimo avere…

Abbiamo organizzato una cena con i relatori prima dell’incontro in un clima di cordialità che ci ha mostrato come fosse possibile entrare in sintonia quando hai un unico obiettivo in comune. Infatti, la serata è stata un successo: salone pieno, gente in piedi, in rigoroso silenzio, le testimonianze toccanti e ricche di esperienza di vita e, per finire lei, Cicely, nel video di una sua intervista proiettato, a parlare di sé, della vita, della morte… Ma soprattutto abbiamo visto tutti quale sguardo positivo e appassionato avesse sul fine vita: «Quello che continuiamo a vedere più e più volte come momento terminale di un’esistenza può essere un’occasione per tutti per capire il valore inestimabile della vita umana, può diventare accrescimento di coscienza e dignità».



Quelli che sono seguiti sono stati quindici giorni intensi tra i pannelli della mostra. Sono passate tante persone, tante sono rimaste colpite da qualcosa, da qualche particolare, impressioni che abbiamo voluto fermare e fissare chiedendo di scriverle su dei post-it alla fine del percorso. In tutti i messaggi era evidente la gratitudine per l’incontro con questa donna eccezionale che ha rivoluzionato il trattamento del fine vita, una per cui «anche quando sentiamo di non poter fare assolutamente nulla, dobbiamo essere pronti a rimanere; veglia con me significa, soprattutto e semplicemente, esserci». Una donna che, come diceva un messaggio, «mostra quanto chiunque e in qualunque momento sia importante e meriti di godere del tempo che gli resta». Su un altro post-it si leggeva: «Grazie per l’invito di ieri sera, temevo che l’argomento mi turbasse, al contrario mi ha fatto conoscere una realtà che non conoscevo. Il mio terrore è la paura della malattia in generale, ma in particolare della fine. La parola Hospice ora ha assunto un significato diverso, più di speranza in un aiuto». Un altro ancora recitava: «Grande donna. E grande ogni uomo in ogni istante prezioso della sua vita. La fase terminale è essa stessa VITA, per alcuni passaggio, per altri conclusione, ma VITA».

Durante le visite guidate sono emerse molte domande sul senso del vivere la quotidianità tra dolore e malattia, una cosa che ci ha permesso di accendere dialoghi con tanti sul significato ultimo della vita. Questa mostra, insomma, è stata un’occasione privilegiata per poter incontrare “l’altro” per quel bisogno di significato che è in tutti noi… Quante storie, quanti racconti e quante esperienze umane si sono semplicemente condivise. E quanto bisogno di bene c’è nelle persone, anche se a volte le apparenze sembrano mostrare il contrario. Con ancora negli occhi tutto quello che abbiamo vissuto, guardiamo ora alla Giornata Nazionale di Raccolta del farmaco del 9 febbraio, che ci vedrà impegnati - ognuno con la propria disponibilità - in un gesto gratuito di condivisione. Un piccolo segnale di bene per il mondo.

Lucrezia e gli amici del Banco Farmaceutico Brianza