Centuripe (Enna)

Cavalieri Sicilia. Una vita "wow" o una vita "boh"?

Duecentoquaranta ragazzi delle medie a Centuripe da tutta l'isola, per una giornata tra dialoghi, lasagne e caccia al tesoro. Ma soprattutto per mettere a tema una domanda: «Come si fa a vivere?»

Fine maggio. Un piccolo popolo di 240 ragazzi delle medie, provenienti dalle più svariate località della Sicilia, arriva a Centuripe, in provincia di Enna, per la Giornata di fine anno dei Cavalieri. Ad attenderci c’è Gaetano Scornavacche, professore dell’unica scuola media, che, a dispetto delle sessantuno primavere al suo attivo e di un’inclinazione speciale all’agitazione in caso di “imprevisti”, non demorde dal farci accogliere con tanto di striscione e banda per darci il benvenuto, anche sotto la pioggia scrosciante.

Tema della giornata: «Ricorda sempre che la vita è "wow", oppure è "mah, boh"... Decidi tu!». Mai titolo fu più profetico. Sotto la pioggia, che ancora non molla, i ragazzi invadono il paese per dirigersi verso la chiesa. È una folata di gioia rumorosa, tanto che persino le vecchiette si affacciano al balcone per capire che cosa succede. Una di loro risponde alla curiosità di tutte: «Ah, ma sono i ragazzi del professor Scornavacche!».

In chiesa, chi guida i canti si sistema sui gradini dell’altare e intona Mattone su mattone e Il blues del giovane ricco. E uno dei ragazzi che è lì per la prima volta e a cui l’invito è arrivato come gita del Pon (Programma Operativo Nazionale del Miur, ndr) di Cittadinanza attiva, esclama: «Se stare in chiesa è così, io ci voglio stare tutto il giorno».

L'accoglienza dei Cavalieri centuripini

Dopo quattro ore di viaggio anche Alcamo e Castellammare sono arrivati e si dà avvio alla caccia al tesoro. Dodici squadre di ragazzi lasciano la piazza del paese alla ricerca del tesoro. Percorrono salite e discese a loro sconosciute, arrivando negli angoli più sperduti, sotto gli occhi degli abitanti che si fanno in quattro per dare indicazioni, guidare, consigliare.

Al momento del pranzo, tutta la compagnia si sposta in una struttura comunale, dove i genitori dei Cavalieri centuripini hanno allestito lunghi tavoli. L’aria non profuma più di umido, ma di lasagne e cotolette. L'accoglienza viva e semplice lascia tutti senza parole per poi far spazio alla commozione per una sovrabbondanza di vita che li ha toccati attraverso l’esperienza vissuta dai loro figli.

Dopo il pranzo, arrivano i ragazzi di Gioventù Studentesca per raccontare la loro esperienza. Dovevamo essere all’aperto, davanti ad un panorama mozzafiato. E invece siamo stipati in un salone dove l’aria è quasi irrespirabile, ma non per i ragazzi che si aprono ad un dialogo serio e composto. Le domande dei più piccoli ci sorprendono. È l’accadere di un luogo in cui può essere posta la grande domanda: «Come si fa a vivere?».

Nei giorni successivi, il gruppo Whatsapp degli adulti, la maggior parte non insegnanti, è un pullulare di messaggi. Ci si racconta di noi e dei ragazzi, senza censurare nulla. È uno strappo quando Giacoma scrive dell’amarezza per i suoi studenti di prima media che non hanno aderito alla giornata, fino al punto da farle pensare che questo dipendesse dalla sua capacità di guardarli. Si riparte da qui, da questo sentimento, che è un’occasione per tutti e che non è in contraddizione con la Bellezza che abbiamo visto accadere. Perché l’amarezza di Giacoma, se guardata fino in fondo, non si esaurisce nella domanda: «Chi sono io per te (ragazzo, alunno e, se siamo leali fino in fondo, marito, figlio, collega...)?». La domanda che al cuore urge, piuttosto, è: «Chi sei tu per me?». Ed è fatta a Dio.

Maria Concetta, Termini Imerese (Palermo)