A lezione durante la settimana maturandi a Genova

Genova. Se la vita non va in vacanza

La convivenza maturandi con settanta ragazzi. La festa per la Comunione e la Cresima di una di quarta. Gli studenti che passano per un un gelato: «Prof, non penserà di liberarsi di noi?». Così comincia un'estate piena di sorprese. E di gratitudine

La scuola non va in vacanza, o meglio, non ci vanno i rapporti veri nati e cresciuti, regalati, in questo anno scolastico. Gli ultimi giorni dell’anno, in una mia quinta, si sono conclusi con l’invito alla convivenza maturandi, che si è svolta a Genova, al seminario del Righi, con 70 ragazzi, di cui 65 del mio liceo. Un evento inaspettato, incredibile per tanti motivi, in primis per il numero di ragazzi: tre quinte quasi al completo, più gruppetti di altre classi, tre colleghi, un giovane insegnante di un’altra scuola, alcuni ragazzi del Clu. Tutti “nuovi”, a parte quattro giessini.

All’inizio la domanda di un mio alunno: «Prof, ma veramente vengono altri prof ad aiutarci? Ma li paghiamo?». «Ovviamente no», rispondo. E lui: «Ma sono pazzi?». Ecco da qui è partito tutto, con questa domanda che si è trasformata nello stupore di ogni momento. Un amico, di fronte alla mia trepidazione, mi ha suggerito di affidare ogni momento a don Giussani. E così è stato.

Quattro giorni incredibili, ragazzi bravissimi, tanti amici passati per aiutare o solo per venirci a trovare, universitari sono venuti a preparare merende o a farci semplicemente compagnia. Tre serate bellissime, una sull’Europa con tre giovani dottorandi, una sulla ricerca scientifica con due docenti universitari, una sulla scelta universitaria, con tanti amici di diverse facoltà. E i ripassi trasversali, con i collegamenti, in vista del nuovo esame, con tanti prof, venuti apposta anche da lontano. Abbiamo vissuto un’amicizia da cui non ti puoi staccare, tutti erano lì contenti di esserci, si gioiva ognuno del bene dell’altro. I ragazzi hanno incontrato un cristianesimo non proclamato, ma la sua attrattiva vissuta, come se tante cose dette e viste negli anni si fossero materializzate.

Tutti andando ci hanno ringraziato per “l’esperienza” fatta, uno dei miei alunni, molto autonomo per tante questioni gravi della sua vita, mi ha salutato dicendo che aveva sempre pensato di fare scelte personali, di impostare il suo futuro in vista di una riuscita, ma che in quei giorni aveva intuito che la vita va spesa per un ideale, per qualcosa di più grande del proprio tornaconto.

Ma le sorprese non finiscono. Il giorno dopo la vacanzina, una mia alunna di quarta, che sta con noi dallo scorso anno, ha ricevuto Comunione e Cresima, una scelta ben maturata ma che i suoi non condividono. Mi aveva chiesto di farle da madrina, perché «niente sarebbe successo di quanto accaduto senza quell’incontro a scuola». La messa è stata commovente, lei, che è sempre triste, era radiosa. Ha celebrato un Vescovo nostro grande amico, e a messa, a sorpresa, sono arrivati sei suoi compagni e molti suoi prof (e anche questo è incredibile, a scuola finita). Poi ci siamo spostati alla festa: piccola, semplice, con poche persone, fra focacce e canti. Lei ha ringraziato tutti soprattutto perché mai avrebbe immaginato che ci fosse un posto dove sarebbero stati bene insieme i suoi compagni, noi e sua nonna. Ecco, ho pensato, questi fatti sono per me, questi sono i poveri, che ci fanno toccare Gesù, perché ci insegnano a guardare come Lui, perché aprono i miei occhi e mi fanno ristupire di quanto per abitudine non vedo più.

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Anche ora che l’esame sta volgendo al termine, i “poveri” bussano alla mia porta, tanti alunni e loro amici son passati a ripassare o a mangiare un gelato: «Prof, non penserà di liberarsi di noi?». E mi chiedono di vedersi per cenare insieme una delle prossime sere, per salutarci prima delle vacanze. E la gratitudine si allarga, domina sulla sofferenza del distacco, in un’apertura del cuore nata dalla preferenza di cui ancora una volta sono e siamo stati oggetto. La Sua fedeltà, che riaccade nella fine di un anno che non finisce, regge l’urto del tempo, anche del tempo che passa.

Marina, Genova