In gita sul Gran Sasso

Vacanze Cavalieri. E la maglietta di Sergio finì nel cestino...

Da Frascati al Gran Sasso, con varie fermate per raccogliere amici da tutto il Lazio. Centocinquanta ragazzi delle medie. Ognuno ha le sue difficoltà, le sue domande, il suo "fardello". Ma «potete scoprire di desiderare molto di più»

Il pullman parte da Frascati, una domenica di fine giugno, per andare a Prati di Tivo, sul Gran Sasso, per la vacanza dei Cavalieri del Lazio. Prima di arrivare dobbiamo fare un po' di tappe. A Frosinone sale Sergio, prima media. Sulla maglietta la scritta: “Odio tutti”. Si siede in pullman, da solo, e inizia a giocare con il cellulare.

Frodo e la Compagnia dell’Anello ci accompagnano in questi giorni. Tanti ragazzi portano un “pesante fardello”, spesso hanno famiglie lacerate, segnate dall’assenza di padri o da madri troppo presenti. Don Dino ogni giorno ricorda: «Noi qui vi chiediamo tanto perché siamo certi che potete dare tanto e che possiate scoprire di desiderare ancora di più!». In effetti, chiediamo tanto: cellulari solo mezz’ora al giorno, orari precisi, giochi per tutti, gite, incontri, “setacci” per trattenere le esperienze più significative, messa quotidiana, la recita delle Lodi... Ma tutti rispondono con serietà, vivendo ogni momento fino in fondo.

La cosa più bella è stare con questi ragazzi, poter chiacchierare con loro al tavolo durante i pasti o mentre si cammina in gita, scoprendo in ciascuno la grandezza e la tenerezza di uomini e donne che cercano di essere qualcuno, ma ancora non sanno che la cosa più importante e più difficile è imparare ad essere se stessi.

Martedì vengono a raccontarci la loro vita Silvio Cattarina e alcuni suoi ragazzi dell’Imprevisto, comunità di recupero per tossicodipendenti. In salone, tutti sono con gli occhi spalancati: tutti ascoltano in silenzio le storie di dolore e di resurrezione di Pierpaolo, Ernesto e Carlo.

Silvio incalza: «La vita non ti chiede di essere bravo in mille cose, ma ti chiede di essere bravo in una sola: avere un cuore grande! Il resto viene da sé!». Pierpaolo racconta la sua esperienza con la droga: «Ho potuto perdonare la mia storia, perché una cosa brutta come la droga è stata la condizione per poter incontrare Silvio e gli amici dell’Imprevisto. Senza questo “imprevisto” sarei stato di sicuro umanamente più povero». Nel “setaccio” Niccolò dirà: «Niente è stato inutile nella vita di quei ragazzi». Don Lorenzo, nell’omelia, riprende questa l’intuizione: «Quei ragazzi, anche se magari non lo sanno, hanno incontrato Dio attraverso Silvio che è stato semplicemente un Suo strumento. Anche voi avete incontrato Dio attraverso questa compagnia. Questo è possibile solo nella compagnia di Gesù, che non è un grande maestro da imitare, ma è uno con cui vivere la vita. Si tratta di un “vivere con” Gesù». Intanto, in fondo al salone, la fila per confessarsi da don Paolino si allunga.

L’assemblea finale ricalca la febbre di vita di questi giorni. Cecilia dice che desidera vivere a pieno tutti i giorni della sua vita come ha fatto in questi giorni; Francesco racconta che è contento di aver lasciato il cellulare per qualche giorno perché è molto più bello giocare con gli altri e conoscere nuove persone; Michele ha scoperto, attraverso la fatica della gita che lo ha portato davanti al Gran Sasso, che chi non fa sacrifici non può scoprire la bellezza e la verità della vita; Luca parla di questa amicizia come di una seconda famiglia, perché è un luogo dover poter parlare di tutto, anche di Dio.

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Al momento dei saluti finali Sergio tira fuori dalla valigia la maglietta “Odio tutti”, prende la rincorsa e la butta nel cestino davanti all’hotel. Scatta l’applauso. E lui: «Non è vero che odio tutti!».

Francesco e Giacomo, Roma