Il pianista Antonio Chen Guang

In montagna, con il pianoforte di Antonio e le scarpe di Luna...

Da Legnano e dintorni in trecento per una settimana insieme. Tanto piena e ricca che è difficile contenere tutti quelli che vogliono intervenire all'assemblea finale. «Non per scambiarsi parole, ma per raccontare il proprio cammino»

Il tempo a disposizione è terminato. Ancora un paio di interventi e poi si deve chiudere l’assemblea e prepararsi alla messa. Alcuni già in fila tornano al loro posto, altri che avevano intenzione di intervenire restano seduti. Un’ora e mezza è “volata”, senza un solo istante di silenzio. Tutti hanno qualcosa da raccontare, un episodio, una parola o una riflessione che “portano a casa”, al termine della settimana di vacanza di trecento persone di Legnano, Cerro Maggiore, Parabiago e dintorni. Negli interventi prevale la gratitudine: per le gite e i giochi, per l’animazione delle serate, per la cura ai più piccoli, ma soprattutto per il clima che si è creato e per gli incontri che hanno scandito la settimana.

Aveva iniziato Claudio Bottini con il racconto della sua storia e degli incontri che hanno segnato il suo cammino. Sulla stessa linea ha proseguito Tiziana Bernardi, una manager bancaria che, dopo l’incontro con una comunità di monaci benedettini in Tanzania, ha “lasciato tutto” ed ora mette la sua professionalità al servizio di un progetto di solidarietà e di formazione in Africa. Tiziana non è del movimento, ma qualcuno della comunità l’ha incontrata nel corso dell’anno e con lei è iniziato un rapporto… Fino alla vacanza. È quanto è accaduto anche con Antonio Chen Guang, un giovane pianista cinese, concertista di fama nel suo Paese e fuori. È stato proprio un suo concerto l’occasione di incontro e, pur lontano da noi per cultura e religione, ha accettato l’invito in vacanza e l’ha vissuta con disponibilità. E per la prima volta ha assistito a una messa, suonando al pianoforte la canzone di Claudio Chieffo La notte che ho visto le stelle, prima del vero e proprio concerto che ci ha regalato. A questi nuovi amici - dopo pochi giorni di convivenza Antonio ci ha proprio definito così, “amici” - lui può confessare le proprie fatiche, ma anche la certezza di avere trovato una compagnia in cui si «sente sicuro» e in cui non ha più paura.

Una testimonianza anche quella di Marco Archetti, giornalista e scrittore laico, incontrato durante la campagna elettorale per le Europee. Appassionato cultore di Vaclav Havel, era stato invitato in vacanza per presentare con uno dei curatori, Francesco Magni, la mostra del Meeting di Rimini sull’autore del Potere dei senza potere. Insieme alla compagna, in attesa della prima figlia, per tre giorni ha vissuto tutto quel che la vacanza prevedeva: la gita e i giochi, i momenti di preghiera e il video di Enzo Piccinini. Da quest’ultimo è stato talmente colpito da fargli cambiare l’intervento preparato per raccontare il suo “incontro” con Havel.

E dopo che Giulio Cova, dirigente dell’Istituto Manfredini di Varese, ha presentato alla luce della sua esperienza personale e familiare, il libro di Daniele Mencarelli La casa degli sguardi, a chiudere la settimana è stata Luna El Maataoui, ragazza marocchina di ventidue anni, musulmana. Ha incontrato il movimento grazie alla sua preside e ad alcuni universitari bolognesi che l’hanno invitata a preparare la mostra del Meeting sulle “nuove generazioni”. Ora frequenta l’università a Milano e partecipa alla vita del Clu, per «andare al fondo della tradizione religiosa in cui sono nata», ha detto nella sua testimonianza, perché «se stai con chi non ha paura di essere se stesso, irrimediabilmente diventi più vero». È grazie al movimento che oggi può "togliersi le scarpe" con tutti (espressione della sua terra), perché «ogni persona diventa una chance di incontro con Dio». CL, ha detto, «non è un Eden», ma «il luogo che ci educa a essere più uomini».

Un finale “in crescendo” di una settimana in cui è stato evidente che il «movimento è per tutti» e che chi lo ha incontrato, oggi o cinquant'anni fa, è solo chiamato a vivere ogni momento, anche una vacanza, per “fare vedere” l’umanità cambiata che questa esperienza rende possibile, anche tra persone diverse per storia, cultura e religione. Unica condizione: non scambiarsi parole, ma testimoniarsi vicendevolmente l’esperienza, il personale cammino al vero.
Luciano, Legnano