Ancona

Ancona. Dalla bolla all'assemblea

Due occasioni che rimettono in "moto" un'insegnante: la possibilità di portare a scuola la raccolta fondi di Avsi e l'invito di un ragazzo ad aiutarlo nella preparazione di una riunione degli studenti. Ecco come è andata...

A dicembre, in un momento particolarmente pesante in cui non capivo quale fosse il mio posto a scuola, mi arrivano due richieste che incrinano in qualche modo la bolla in cui mi trovavo. La prima è di una cara amica, che mi propone di invitare, durante le mie ore di lezione, un testimonial di Avsi (ong che opera in tutto il mondo, ndr) presente in città per la raccolta fondi della consueta Campagna Tende; la seconda arriva da Pietro, un mio alunno di quarta e rappresentante d’istituto, che mi chiede di aiutarlo a rendere il momento dell'assemblea della scuola più significativo.

Soprattutto questa ultima richiesta mi bruciava dentro. Così, propongo ai quattro rappresentanti di istituto di invitare la Fondazione Avsi per l’assemblea di gennaio. Il loro sì è immediato e, al rientro dalle vacanze, mi riempiono di domande. Mi chiedono di aiutarli a preparare le domande da fare agli ospiti. In questi nove anni di permanenza in questo liceo non mi sono mai esposta così pubblicamente.

Ne parlo con gli amici di Avsi che, fin da subito, non mi lasciano sola e mi sostengono. Condivido questa idea anche con i miei colleghi Emanuele, Laura e Genziana. Organizzo un pranzo a casa mia con i ragazzi di Gioventù Studentesca e Laura, responsabile Avsi. Il pranzo è la seconda e bella sorpresa: il mio racconto di come è nata l’iniziativa e di quello che rappresenta per me si intreccia con quello di Laura, che descrive l’emozione dei suoi alunni delle elementari quando si erano collegati via Skype con il bimbo africano sostenuto grazie all’adozione a distanza.

Finalmente arriva il fatidico giovedì dell’assemblea. Tutto sembra remare contro, dalla location, un palazzetto dello sport dove l’acustica è pessima, allo schermo per i video, così piccolo da non permettere la visione ai più lontani.

Pietro introduce: «Le mie parole sono piccola cosa rispetto a tutto ciò che racconterete. La mia prof, tre anni fa, mi aveva già dato la possibilità di ascoltare la vostra esperienza e mi ricordo la bellezza di quel racconto.Ora vi possono ascoltare tutti». Da qui è un crescendo. Il silenzio con cui 800 ragazzi seguono la proiezione dei filmati, la profondità con cui i rappresentanti richiamano i compagni nei pochi momenti di confusione... Mi avevano chiesto di preparare delle domande, ma non ce ne è bisogno: arrivano da sole. Nessuno ha paura di mettersi a nudo. Come Agnese che, pur avendo fatto esperienza di volontariato in una associazione pro Africa, confessa di non essere riuscita a partire per paura e chiede: «Ma voi, come avete fatto?». E la risposta: «Bisogna non essere soli, è necessario stare in una compagnia, con qualcuno che c’è e che ti vuole bene».

Man mano che si va avanti, vedo lo sguardo sempre più attento dei ragazzi. Scorrono le immagini. Una mia alunna piange a dirotto e alla fine si precipita a parlare con gli amici di Avsi.

Vedere i ragazzi impegnarsi e partecipare così è stata una bellissima sorpresa. Inizialmente l’impegno era organizzativo, perché il gesto venisse bene. Poi, l’attenzione ai racconti ha preso sempre più spazio. Erano attenti ai particolari perché totalmente presi da dei fatti che avevano davanti agli occhi.
Magda, Ancona