Oltre 500 persone hanno partecipato all'incontro ad Ancona.

Ancona. La nota della vita

L'incontro su "Giussani, la musica, Beethoven". L'ascolto dal vivo di alcuni brani musicali cari a CL. Una serata voluta da Fabio Tiberi, direttore dell'Orchestra Regionale delle Marche, colpito dall'approccio originale del sacerdote brianzolo

Il 15 febbraio, alla Mole Vanvitelliana di Ancona, si è svolto l’incontro dal titolo: “La nota della vita. Giussani, la musica, Beethoven”, organizzato dalla Fondazione Orchestra Regionale delle Marche (Form) e il Centro culturale Miguel Mañara con il patrocinio del Comune di Ancona.

L’incontro è stato fortemente voluto dal direttore della Form, Fabio Tiberi, che, come ha raccontato, avendo avuto tra le mani il disco di Haydn: Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce con il commento di Giussani, ne era rimasto molto colpito. Contraccolpo alimentato dalla lettura del libro Spirto Gentil.

Oltre a Tiberi, all’incontro moderato da Ermanno Calzolaio, hanno partecipato il maestro Bruno Bizzarri, che ha eseguito alcuni brani cari a don Giussani, quali La Goccia di Chopin e il terzo movimento della sonata La Tempesta di Beethoven, ed Alberto Savorana, autore della biografia di don Giussani. Introducendo, Laura ha detto: «Don Giussani ci ha testimoniato in tutta la sua vita la tenerezza del Mistero per l’uomo, un mistero padre, amante della sua creatura. Questa tenerezza ce l’ha testimoniata anche attraverso il suo modo di ascoltare e vivere la musica».

Tiberi ha raccontato del suo stupore nel conoscere Giussani come educatore attraverso la musica. Pur avendo da sempre sentito parlare del sacerdote, non aveva mai pensato che i brani musicali potessero essere presentati in modo tale da poter far emergere fino a tal punto l’umano, tanto del musicista quanto di noi che ascoltiamo. La nota che si ripete in Chopin, ad esempio, come la vera essenza della nostra vita: il desiderio della felicità.
Savorana ha raccontato che il padre di Giussani non aveva mai fatto mancare, malgrado le difficili condizioni economiche, la possibilità di godere della bellezza, facendo assistere i figli a diversi concerti. Era più importante questa apertura dell’animo che neppure assicurare loro il pane quotidiano.
In seminario, poi, il giovane Giussani - quando la sera, dopo aver compiuto i suoi doveri di aiutante-parroco, tornava a casa stanchissimo - trovava il suo insegnante, monsignor Gaetano Corti, che al pianoforte lo consolava suonandogli Beethoven, come gesto supremo di amicizia.

Da insegnante, Giussani portava in classe il suo giradischi per far ascoltare ai ragazzi i pezzi che più lo colpivano. «Quando ho fatto sentire questo concerto di Beethoven (Concerto per violino e orchestra in Re maggiore) una ragazza che era al primo banco improvvisamente è scoppiata in un pianto dirotto, che non riusciva più a frenare...», ricorderà negli anni Novanta. Fu colpito da quello struggimento, che il brano aveva generato nella ragazza, quello struggimento che dimostra l’attesa di Dio che ha l’uomo.

Bruno Bizzarri ha poi segnalato che c’è quasi un parallelismo nel rapporto tra Giussani e Beethoven (e anche Mozart o Chopin) e il “dialogo” tra Giussani e Leopardi. Un sacerdote avrebbe potuto sentire con forza l’amicizia con il Mistero, indicando Bach o pezzi di musica sacra. Invece, come accade anche con il poeta di Recanati, Giussani sente questo bisogno di infinito, questa “nota” di solitudine e apertura al tutto, proprio dove maggiore è l’inquietudine e la ferita del cuore. In questo modo egli parla della tenerezza del Mistero verso le vite di noi, uomini moderni, confusi e in ricerca.

La seconda parte del dialogo si è incentrata sulla “figura dell’orchestra”. Per Tiberi, che organizza e pianifica l’attività dell’orchestra delle Marche, la musica trova la sua compiutezza quando diventa un avvenimento. In un incontro vivente, attuale, tra un’orchestra che esegue e l’attenzione e partecipazione del pubblico. Nell’orchestra avviene questa grande unione fra il singolo e l’insieme, la comunità. Ed ognuno - sia il musicista più dotato e tendente all’individualismo, come anche l’elemento che può apparire meno virtuoso - nella comunità trova la sua responsabilità, il suo posto e la sua strada.

Al termine, Savorana ha proposto di riascoltare, dopo il tratto di strada compiuto insieme, La goccia di Chopin con cui Bizzarri aveva aperto l’incontro. «Non sarà lo stesso. L’abbiamo ascoltato all’inizio magari con distrazione e pieni dei nostri pensieri. Ora, dopo che si è introdotta in noi la novità di quello che ci è successo stasera, il brano sarà nuovo, noi saremo diversi».

Laura e Nicola, Ancona