Preparativi a Nervi

Genova. «Ma noi siamo sordi al sublime?»

Dalla provocazione di un ragazzo nasce la "piazza di Nervi". Una settimana dove, vicino a casa, trovano ciò per cui sono sempre andati a Rimini. «Il segreto del Meeting è così reale che accade in ogni condizione»

La provocazione del titolo del Meeting di Rimini ha attraversato la nostra estate a partire dalla domanda di un ragazzo: «Ma noi siamo sordi al sublime? Quando la meraviglia accade?». Intanto alcuni di noi, orfani della settimana da volontari, si sono iscritti come “Ambassador”, per gratitudine e, ancora confusamente, per aiutare. Poi un’intuizione: organizziamo qualche serata, proviamo a essere una delle piazze in cui si potrà vedere il Meeting. Così abbiamo chiesto al rettore dell’Istituto Emiliani di Nervi, luogo bellissimo con chiostro e terrazza a picco sul mare, dove siamo già un po’ di casa. E qui la prima sorpresa: lui dice che «qui abbiamo tutto, il palco, le sedie... Perché non mettere in comune e fare tutta la settimana?».

Sarebbero mille gli episodi da raccontare. Innanzitutto la disponibilità di tanti che hanno messo energie, tempo e soldi alla cura di ogni dettaglio in cerca di una bellezza e un’armonia di cui tutti sentiamo il bisogno. Un amico ha proposto di fare un banco libri e abbiamo scelto insieme i titoli. C’era una sala per le mostre. C’è stato chi ha cercato le soluzioni tecniche perché i video in streaming si vedessero al meglio. E poi il bar per cenare insieme, il banco dei gelati con i tavoli in terrazza e la pistola per la temperatura all’ingresso, il fundraising... Insomma, pian piano si è costruito un luogo di incontro per tanti che sono venuti.

Ma tante le domande nate: «Mi aspetto un miracolo venendo qui a lavorare? Punto sulla performance? Che cosa cerco, visto che raggiungere il risultato non mi basta?». E alla fine, uno dei giovani che più ho guardato in questi giorni ci ha confidato, stupito, che durante la settimana ha imparato a volersi bene. Ha cambiato lo sguardo su di sé. Un’altra ragazza, ai cui i genitori non avevano mai permesso di venire a Rimini a fare la volontaria, ci ha detto che, venendo, non si aspettava niente, ma ha trovato tutto. Ha scoperto che lei vale, che è capace di far bene quello che deve fare e questo la aiuterà nella vita universitaria che deve iniziare. I più giovani, che avevano il compito di vendere i gelati, ci raccontavano di essere venuti tutti i giorni per quello che erano sicuri sarebbe successo, come a Rimini.

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Ecco, come a Rimini. Accade quello che, in fondo, ci ha sempre spinto ad andare a Rimini: il cuore si desta, lo sguardo si allarga e la vita cambia. È accaduto nel piccolo, vicino a casa nostra, nel quotidiano, così come succede nella grande kermesse. Il segreto del Meeting è così reale che accade in ogni condizione. Il risultato è molto di più che non la somma delle energie che ci mettiamo a farlo.
Alla fine ci siamo trovati a smontare e riordinare. Con un po’ di nostalgia, sì, ma più ricchi, lieti, più certi. Con negli occhi e nel cuore le parole di Julián Carrón, quelle di Mikel Azurmendi, quelle di Michele Cucchi sulla cima del K2. Insieme ai mille incontri, ai mille dialoghi, agli sguardi commossi di questa settimana imprevista e imprevedibile, ma vera.

Marina, Genova