La piazza di Mirabella Eclano (Avellino) durante il Meeting

Come a Rimini, ma a Mirabella Eclano

Natalia, per tante edizioni volontaria alla kermesse romagnola, vive in un paese nel cuore dell'Irpinia. Quest'anno non si poteva partecipare. Ma quando ha saputo che si poteva fare «il Meeting dove sei tu»... Ecco cosa è successo

Che gioia quando ho saputo che si poteva fare “il Meeting dove sei tu”. Non mi sembrava vero. Davanti ai miei occhi scorreva la bellezza che vivo ogni anno, andando a Rimini come volontaria: mi sento immeritatamente partecipe di un’esperienza di pienezza, che non si può spiegare, è chiaro che è donata.

Anche quest’anno mi ero tenuta le ferie per “quella” settimana e mi sono iscritta come Ambassador: un giorno mi arriva la telefonata di Federica dal Meeting, per chiedermi cosa pensassi di fare e soprattutto per darmi la sua disponibilità. Io sono la sola del movimento nel mio paese. Le dico: «Vorrei organizzare una giornata, con due mostre, due o tre incontri, uno spettacolo la sera, in una piazza del paese che si presta molto… Ma non so se riesco. Forse è qualcosa di troppo grande». Per me era davvero qualcosa di troppo grande da realizzare, tanto che non lo avevo confidato a nessuno. E ci sarebbe voluto tantissimo tempo. Ma Federica aveva già preso a cuore il mio desiderio: «È bello quello che vuoi fare! Noi ti aiutiamo».



La sua risposta è stata una carezza, ha generato in me un atteggiamento di apertura, l’ho avvertita come un dono. Stava capitando a me! Mi sono sentita preferita in quel desiderio che avevo confidato solo a Dio, a cui dicevo: «Abbi pietà di me, sto desiderando una cosa troppo grande».

Era, di nuovo, lo stupore per qualcosa che non dipendeva da me, come l’esperienza appena fatta - in pieno lockdown - di fronte alla malattia e poi alla morte del mio papà, qualche settimana prima, il 5 luglio. Da quando era stato male, a febbraio, sono iniziati quattro mesi di grazie: non è passato giorno senza sperare che superasse una crisi, un peggioramento, ma ogni respiro, ogni carezza, lacrima, ogni abbraccio e sguardo, le telefonate degli amici, i messaggi, la preghiera incessante, la compagnia dei familiari, tutto il dolore, hanno per me un valore eterno… Che non sia questo vivere intensamente il reale? La malattia di papà mi faceva scoprire la realtà amica, senza che mi fossero tolti il dolore e le difficoltà. La fatica non era fatica: mi trovato dentro le cose come non ero mai stata, la fatica si trasformava in disponibilità. Come ha detto Julián Carrón nell’incontro al Meeting: «Non nonostante le difficoltà, ma grazie alle difficoltà, che ci costringono a una possibilità di esprimere le risorse nascoste che vengono fuori davanti a una provocazione».

Dopo che la realtà ti sfida così, è semplice riconoscere la meraviglia di poter fare il Meeting a “casa”. Avendo gli amici lontani o in vacanza, ho lanciato la proposta alle mie due nipoti, che ho sempre invitato al Meeting ma non sono mai venute. Mi hanno detto subito: «Sì! Perché conosciamo il Meeting dai tuoi racconti, zia. Facciamolo!». Così loro, Valentina e Serena, iniziano ad aiutarmi sulle cose da fare. Valentina mi accompagna dal sindaco... ed ecco, da lui, un altro “sì”. Ero incredula.

Una mostra Meeting allestita a Mirabella Eclano

Iniziano le videocall con “quelli” del Meeting e Federica, il bisogno di seguire tutte le indicazioni, perché non fosse una mia “invenzione”... e il tempo che stringe, la scelta del programma, le ore trascorse in tipografia... Ogni giorno una novità. Nel giro per portare i manifesti nei negozi, siamo entrate da un fiorista, lo abbiamo invitato e poi ci è venuto in mente di chiedergli se fosse disponibile a prestarci delle piante per abbellire gli spazi: lui si è messo a disposizione con una contentezza inaspettata. Ogni sera ci si incontrava a casa per fare il punto. Anche la mia nipotina più piccola, Melissa di 8 anni, voleva fare qualcosa... Accadeva il pre-Meeting davanti ai miei occhi.

Sempre si insinuava il dubbio: accadrà qualche impedimento e non se ne farà nulla... Ma ci abbiamo provato. Eppure si stava muovendo qualcosa che non dipendeva da me. Gli amici, sebbene lontani, si offrivano di aiutarmi. Altri, come quelli di Avellino, hanno desiderato farlo da loro e si sono lanciati. Poi la disponibilità di alcuni miei fratelli... E il Sindaco che, nella settimana antecedente il Meeting, era andato in vacanza, ma si era reso disponibile al telefono per qualunque necessità.

Al suo rientro, il 18 agosto, due giorni prima dell’evento, ci incontriamo per verificare se è tutto a posto e ci rendiamo conto che mancavano le autorizzazioni all’uso del suolo pubblico e degli spazi comunali, quindi il Piano di Sicurezza. «Ecco», mi sono detta, «non se ne fa più nulla». Era già partito il comunicato a tutte le testate e le emittenti locali... Ma le mie nipoti non hanno mai dubitato. Quando ormai pensavo di annullare, alle otto di sera del 19 agosto, il Sindaco mi chiama perché ha pronto il Piano di Sicurezza, che aveva fatto lui personalmente... Che cosa lo aveva mosso così? Poi mi dice anche di essersi liberato per essere presente alla manifestazione. E il giorno dopo, è accaduto il Meeting! Un dono di grazia.

L'accoglienza

Pensavo di far vedere finalmente alle mie nipoti che cos’è il Meeting. Invece mi sono ritrovata a guardare loro mentre lo facevano. “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”. Il titolo prendeva carne in piazza San Francesco a Mirabella Eclano, nei volti che ho visto mettersi in moto con entusiasmo, responsabilità, creatività: le mie nipoti, a cui se ne erano aggiunte altre, insieme ad amici, vecchi e nuovi, venuti da Napoli, Avellino, Benevento, Salerno, da paesi vicini e lontani, hanno lasciato per un giorno le vacanze, altri hanno rimandato la partenza... e la commozione che vedevo nei loro occhi era la mia. Ognuno aveva un compito, chi all’accoglienza, chi alle mostre, chi davanti alla sala del teatro, persino al banchetto del fundraising... Ciascuno a un posto assegnato da una “sapienza che non è la nostra”. Come quando, a mezz’ora dall’inizio, il tecnico del service corre a dirmi che qualcuno ha rubato il router e quindi tutti i collegamenti previsti non sono più possibili. Io vado in tilt, ma Valentina, sicura, mi dice: «Zia, niente panico. Ci colleghiamo con i cellulari, intanto tu chiama i carabinieri». Poco dopo, arrivano i carabinieri, insieme al router...

Ai miei amici Francesco e Angela, arrivati dal mare con i due figlioletti, ho detto subito: «Tutto ciò è possibile perché ho avuto qualcuno da guardare: io ho cominciato a fare la volontaria grazie a te, Francesco». Lui fa l’avvocato e ogni anno usa le ferie per lavorare gratis al Meeting. La sua letizia mi ha coinvolto. E ora lui ringraziava me. «Che reciprocità», ho detto, «senza di voi non sarebbe stato possibile. E mi riferisco anche a quelli non presenti, mi riferisco a tutta la mia storia fatta di incontri, di persone, di cose ascoltate, di cose dette... a tutta questa compagnia».

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La straordinarietà, imprevedibile, di quella giornata mi chiariva la portata dell’occasione che avevo colto per me. Ho avuto consapevolezza di un passo di maturità nella fede. E tutto aveva concorso a questo passo. Anche chi non c’era. Alcune persone del paese, i giorni dopo, mi hanno scritto per scusarsi di non essere venute. E io: «Non sapete cosa vi siete persi!». Poi, qualcuno, incuriosito, si è collegato al sito del Meeting per andare a vedere...

Natalia, Mirabella Eclano (Avellino)