Foto: Maria Lin Kim /Unslash

Donacibo. «È per raccontare quel che ci è accaduto»

A Catania nessuno si aspettava una risposta del genere nelle scuole. Eppure, nonostante la Dad, sono stati raggiunti 5mila tra studenti e insegnanti. E in una prima elementare si sente dire: «Troppe persone hanno bisogno di aiuto e di non rimanere sole»

«In questa edizione speciale del Donacibo 2021, non c’è nessuna strategia da imporre. Dobbiamo andare a scoprire cosa Dio sta preparando per noi e per tutti quelli che riusciremo a incontrare nonostante le ristrettezze dovute all’emergenza sanitaria». Quando Andrea Franchi, presidente della federazione Banchi di solidarietà, ha pronunciato queste parole in una zoomata per capire se fare o no il gesto, credevo di avere capito. Ma certo, non pensavo che proprio quest’anno, senza poter entrare nelle scuole per fare una testimonianza del lavoro dei Banchi di solidarietà, senza neppure poter condividere il volantino con le provocazioni di Manzoni e di Carrón, potevo essere travolto dallo stesso avvenimento che ho incontrato quarantacinque anni fa e che non finisce mai di stupirmi.

Senza molta convinzione la settimana prima dell’inizio del Donacibo, ho contattato alcuni amici dirigenti scolastici e insegnanti. Pensavo, infatti, che la richiesta di fare la testimonianza attraverso la piattaforma scolastica, sarebbe stata bocciata. Con mio grande stupore hanno invece risposto di sì. Potevo inserirmi, insieme ai miei amici, sulla piattaforma per raccontare la vita del nostro Banco di solidarietà a partire dalla gratitudine per l’incontro cristiano ricevuto. Anzi ci hanno dato più tempo degli altri anni e la possibilità di interloquire con le classi e gli insegnanti collegati. Potevamo trasmettere il video preparato e rispondere alle domande degli studenti.
In alcuni istituti il collegamento era in contemporanea con studenti dalla prima elementare fino alla terza media, in sostanza in un colpo 600 studenti. Se penso che in certe scuole, nelle edizioni passate, abbiamo fatto il giro di tutte le classi, mi vengono i brividi. Quasi quasi, incredibilmente, questa edizione segnata dal Covid ha coinvolto, in tempi più ristretti, molti più studenti.

L’attenzione dei più piccoli mi ha sorpreso, nessuna distrazione durante il collegamento. Un bambino di prima ha detto alla fine dell’incontro: «Oggi ho capito che il cibo non bisogna buttarlo, bisogna donarlo. Troppe persone hanno bisogno di aiuto e di non rimanere sole». Ho dovuto riconoscere, infine, come Franco avesse ragione anche sulla mia obiezione circa la lunghezza delle frasi messe sul volantino. «Non bisogna leggere nulla», aveva detto, «dobbiamo limitarci a raccontare quello che ci è accaduto nella vita e su cosa poggia la nostra speranza. Il volantino è per noi, innanzitutto, per fare memoria di come siamo stati preferiti senza merito in una avventura traboccante di letizia».

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I ragazzi hanno percepito la nostra gratitudine anche attraverso le lavagne luminose e i monitor per chi era collegato da casa. Qualcosa di totalmente impensabile. Donacibo 2021 è stato la sorpresa di un coinvolgimento semplice all’iniziativa di Dio che attraverso le nostre persone ha raggiunto in pochi giorni, in alcune scuole di Catania e di Giarre 5mila studenti e molti insegnanti.
Nuccio, Catania