Quest’anno siamo diventati amici di Fabrizio e Roberta, proprietari dello storico bar di via Zamboni. A dicembre gli avevamo portato il Volantone di Natale, raccontandogli, brevissimamente e in maniera forse un po’ goffa che siamo del movimento, una storia che continuamente ci genera. Ci avevano risposto in maniera un po’ imbarazzata. Non se l’aspettavano. Roberta ci aveva chiesto se volessimo una mancia.
L’anno continua con caffè e paste mattina, pranzo e pomeriggio, e così anche il rapporto, una costante nelle loro e nelle nostre giornate. Fino ad arrivare a pochi giorni fa, quando Teo, gli ha portato anche il Volantone di Pasqua. Il giorno dopo, lo abbiamo trovato appeso in bella vista sotto la cassa. Per far capire l’importanza della cosa devo fare una piccola cornice: il bar è in piena zona universitaria, frequentato da studenti, docenti e tecnici dell’università. E questi due hanno appeso un manifesto con la scritta Comunione e Liberazione a caratteri cubitali. Ma perché? Fabrizio può sembrare un tipo un po’ burbero, ma ha un cuore tanto grande da ricordare tutti i nostri nomi e come prendiamo il caffè, chi macchiato, chi lungo, chi senza zucchero.

Leggi anche: Quando i piani saltano

Così dopo aver preso il caffè, Teo gli ha detto: «Che bello che hai appeso il Volantone!». E lui: «L’ho fatto perché sapevo che ti avrebbe fatto piacere». Per me questa cosa è straordinaria, un piccolo gesto che porta dentro già tutto. Quest’uomo ha appeso il volantone di Pasqua perché vuole bene a Teo e gli vuole fare piacere. Ogni tanto siamo spaventati nel dire apertamente ai compagni di corso o ai professori che siamo di CL e lui, con un gesto semplicissimo, per un rapporto di bene quotidiano ha appeso, il Volantone in via Zamboni.
Non li abbiamo convertiti, o dicono che CL è meravigliosa, o vengono a messa e alle Lodi con noi. Però in questo piccolo grande gesto io ci vedo già tutto.
Tommaso, Bologna