(Foto: Molly Belle/Unplash)

Ci vuol coraggio per cercare la felicità

Bice è stata al Triduo di Pasqua di Gioventù Studentesca. L'attrattiva per quello che ha ascoltato e le domande e i desideri che sorgono. «E se mi ritroverò in balia della paura e del dolore, ripenserò a come sono rinata in questi giorni»

Si parla di apatia tra noi giovani, ma c’è un motivo se per il Triduo di Gioventù Studentesca ci siamo collegati, nonostante ci trovavamo nuovamente davanti a uno schermo senza i nostri amici. C’è qualcosa che ci spinge a farlo, un desiderio che agisce inconsciamente, che ci porta a cercare il “bene”. Non ci siamo collegati perché qualcuno ci ha obbligati. Siamo tutti nella stessa barca, remando in cerca della felicità, anche se ci sembra di star perdendo fiducia e forza. Giovedì sera mi sono sentita compresa, ascoltando le testimonianze.

Sto però cercando di capire se è vero che questa circostanza difficile della pandemia sia un’opportunità per riscoprirmi umana, perché a me sembra solo di star affondando. Ripensando a don Carrón che parlava della ricerca di qualcosa pieno di vita che riempie a sua volta noi di vita, comprendo che devo prestare più attenzione a ciò che merita, ridimensionando ciò a cui do un peso sproporzionato.

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Sto capendo definitivamente che la vita piena di gioia è intorno a me, è dentro di me, deve solo venir fuori. Forse anche la ricerca della felicità è una questione di coraggio. Giovedì sera sono andata a dormire, ricordando Giovanni Paolo II «non abbiate paura!». E se in futuro mi ritroverò nuovamente in balia della paura e del dolore, ripenserò a come sono rinata durante il Triduo, e che se è stato possibile allora lo sarà sempre.

Bice