I giochi in spiaggia durante la vacanza

Una scommessa non al buio

La vacanza al mare di un gruppo di amici (e non) che per mesi si sono ritrovati su Zoom. Dall'Angelus al mattino ai giochi in spiaggia, fino alle visite culturali. Così Cristiano racconta la bellezza che ha visto

Qualcuno l’ha chiamata “la vacanza del Rosario”, perché tutto è partito più di un anno fa, con i primi, incerti collegamenti via Zoom per la novena a san Giuseppe e la recita dei Misteri. Una proposta che ha catturato, via via, amici e gente sconosciuta. «Era fine marzo dell’anno scorso», racconta Paola: «Avevo il Covid e sono rimasta chiusa in camera 45 giorni. Una sera mi arriva un messaggio da un collega: “Partecipa su Zoom al Rosario”». Paola si collega, le prime volte resta nascosta, telecamera e microfono spenti: «Poi timidamente mi sono presentata. E da lì, mi sono sempre fatta vedere. Non so dire cosa è stato, non so spiegarlo a parole, ma adesso sono qua e sono felice di esserci».

Calambrone, provincia di Pisa, albergo a trecento metri dalla spiaggia. Si arriva giovedì pomeriggio, chi da Crema o Cremona, chi da Varese o Milano, tanti da Stagno Lombardo. Ci sono amici da una vita, altri conosciuti in questa pandemia, altri ancora non si sono mai visti prima. Credenti e non, di CL e non. E nemmeno uno con la vita “a posto”. Tre giorni insieme con la voglia «di scoprire cosa sarebbe successo di ancora più sorprendente tra noi», dice Beppe. Non una scommessa al buio, perché «avevamo già visto, nei mesi scorsi, cosa aveva reso possibile un Altro con il nostro sì». La vacanza ha un filo conduttore: “Quando vedo te, vedo speranza”, frase contenuta nel messaggio di Julián Carrón per il Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Ma è proprio vero? Ci sono davvero volti, storie, sguardi che fanno dire così?

Le giornate iniziano con l’Angelus, poi in spiaggia, dove si propongono giochi in acqua per adulti e bambini. È uno spettacolo che fa tirar su la testa dalle sdraio a quelli lì attorno. Qualcuno si avvicina e resta incollato a guardare scene mai viste. Venerdì sera, l’incontro con Andrea Mondini, amico di Enzo Piccinini: «Oggi, per me, Enzo ha la vostra faccia, quella di mia moglie, di Carrón e del movimento». L’unica fatica che è chiesta, dice “Mondo”, come lo chiamano gli amici, «è di mollare la nostra vita comoda e andare a vedere dove accade quella bellezza a cui Enzo non rinunciava mai».

Sabato mattina è, appunto, all’insegna della bellezza. La visita alla basilica di San Piero a Grado lascia a tutti un segno nel cuore. Mariella Carlotti, preside del Conservatorio San Nicolò di Prato, spiega la grandezza di quel luogo: il ritrovamento, sotto il ciborio della chiesa, di antichissime absidi costruite attorno a una pietra conferma che l’apostolo Pietro celebrò messa proprio lì, nel 44, appena sbarcato in Italia. E poi il ciclo di affreschi dipinti sulla navata centrale, con alcuni episodi commoventi della storia di Pietro. Il dito di Mariella indica dove guardare e la sua voce svela vicende toccanti. È così anche nella vita: fidarsi e seguire qualcuno che sa dov’è il bello conviene sempre.

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Domenica mattina, prima del rientro a casa, si raccontano le impressioni sulla vacanza. «Sono venuta qua perché pensavo di scoprire chi sono», dice Morena, un’altra conosciuta via Zoom: «Ma la cosa che mi ha colpito di più è che mi interessa soprattutto scoprire chi siete voi. Con le vostre storie, le vostre presenze. Ognuno di voi è una calamita, per me. Voglio capire fino in fondo cosa c’è che mi attira in modo così incredibile». Marco coglie un fattore che accomuna tutti: «Pur con storie diverse, abbiamo lo stesso cuore e lo stesso desiderio di felicità». Elisa gli dà ragione: «C’è un bene per cui siamo fatti e che attendiamo sempre. Per quanto tu ti senta appagato, il cuore non smette mai di domandare». La familiarità con cui i suoi amici di Varese sono stati accolti l’ha colpita: «Come fossero amici da sempre». Renato dice che non sono state le parole a stupirlo, «ma gli sguardi. Un modo di vivere che ha coinvolto me e mia moglie e ci ha trascinati subito». Andrea la chiama «una corrispondenza sovrabbondante: qui si è vista ed è questo che riaccende il cuore». Emanuele cita il poeta Gibran: «“Quando l’amore ti chiama, devi seguirlo anche attraverso le sue vie faticose e ripide”. Questo è quello che mi succede. Questo amore che si vede in tutti voi, a volte per me faticoso, è la cosa più affascinante che riguarda la mia vita». Silvia è sorpresa da come «alcuni hanno guardato mio figlio Alessandro», colpiti dal modo in cui lei lo custodisce. Quindici anni, disabile dalla nascita, incapace di parlare e camminare: è per permettere a lui e ai suoi genitori di esserci che è stata scelta una vacanza al mare. «Chi ha il volto di Cristo per me oggi sono queste facce, ma in particolare quella di Alessandro», dice Beppe: «La persona che ha più bisogno di tutti, ma che è capace di smuovere le montagne».

Cristiano, Stagno Lombardo (Cremona)