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Madrid. Un passo importante della vita

L'università finita in piena pandemia, tante incertezze. E il desiderio di poter rivivere il fascino dell'incontro di qualche anno prima. Così Ana racconta perché ha deciso di iscriversi alla Fraternità di CL

Iscrivermi alla Fraternità di CL è stato un punto fermo in mezzo a un mare di domande e incertezze. L’inizio della pandemia mi ha sorpreso in Erasmus a Parigi. Sono dovuta tornare a Madrid e da un giorno all’altro tutti i miei piani sono cambiati. All’inizio ho accolto queste nuove circostanze, che includevano anche la convivenza con la malattia (la mia e quella delle persone a cui voglio bene), tuttavia con il passare dei mesi sono cominciate a venire alla luce questioni che non volevo affrontare o che pensavo fossero state risolte. Tra esse, la domanda sul mio destino è emersa con molta insistenza: che ne sarà di me? Mi ero appena laureata e le opportunità professionali erano molte meno di quanto avessi immaginato. Intorno a me vedevo amici che si sposavano, compravano casa, iniziavano a lavorare, avevano figli; e io?

A poco a poco mi si è affacciata l’idea che negli ultimi anni non avevo preso le decisioni giuste e per questo non stavo ponendo le pietre miliari di una vita completa. A peggiorare le cose, la pandemia mi ha impedito di cercare una soluzione a questi problemi. In mezzo a queste domande c’era un fatto, che era fuori da questi calcoli: dopo gli anni del Clu, volevo iscrivermi alla Fraternità. In fondo, mi sono iscritta mendicando. Ho bisogno di implorare ciò che mi ha affascinato. Quattro anni fa, quando avevo una ferita enorme, ho ascoltato Carrón che proponeva a noi universitari di fare un cammino con lui. Io volevo imparare a vivere come viveva lui, per cui i problemi, il dolore, le domande non erano un impedimento, ma davano un nuovo slancio. Lì ho capito che forse le domande che non oso confessare neanche a me stessa sono proprio quelle attraverso le quali posso crescere.

Quest’anno con la pandemia la questione si è riaperta, con una differenza: so dove tornare a supplicare. Io ho bisogno di una carne e di una forma che mi permettano di guardare il mio cuore senza paura. Da sola sono terrorizzata. Mentre mi stavo iscrivendo, mi sono resa conto che questo era il mio primo atto da adulta. Nel mio interrogarmi sul futuro, stavo facendo un passo verso il mio destino, stavo riconoscendo la verità che era già scritta nel mio cuore. Don Giussani, Carrón e tutti quelli che camminano lui sono amici, mi aiutano a realizzare la mia domanda.

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All’inizio non capivo perché Giussani trovasse così importante la domanda: «Qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà se stesso?» (Mt 16,26). Questa domanda descrive ciò che mi è successo con Carrón, e ciò che voglio che continui a succedermi per tutta la vita. Lui prende il mio bisogno più seriamente di me stessa e lo riapre, e così facendo mi mette davanti al Mistero. Sono stata nella Chiesa per tutta la vita e tuttavia non potevo immaginare che Cristo fosse una carne che esalta il mio desiderio e mi offre pienezza. In questo luogo ho conosciuto Cristo in ognuno dei volti che ho incontrato, nel modo in cui il mio desiderio e il mio bisogno sono guardati e nella promessa che è la loro vita; qui ho conosciuto Cristo, prima Lo conoscevo solo per sentito dire. Ecco perché quest’anno ho fatto uno dei passi più importanti della mia vita adulta; non si è trattato di ottenere un mutuo o di sposarsi: è stata l’iscrizione alla Fraternità. Non so quale sarà il mio futuro, ma so che il mio destino è unito al movimento e, attraverso il movimento, a Cristo.

Ana, Madrid