Il santuario di Sant'Anna di Vinadio (Cuneo)

Vacanze. Per vivere «col sole in fronte»

Una giornata a duemila metri, al santuario più alto d'Europa, per la comunità di Cuneo. Un gesto essenziale, quasi povero, per incrociare lo sguardo degli amici dopo un anno "a distanza"

Un invito semplice quello risuonato nella comunità di CL di Cuneo durante questa estate: domenica 8 agosto ore 10 appuntamento alla chiesa di Sant’Anna di Vinadio. Costruito su una antica chiesetta del 1300 a pochi passi dal confine francese, è oggi un bel santuario alpino, il più alto d’Europa, a 2.035 metri.

Un centinaio le persone del movimento tra giovani, famiglie, piccoli e adulti, che hanno accolto la proposta di don Erik Turco, assistente diocesano di CL di Cuneo e Fossano e vicerettore del Santuario. Ciascuno è arrivato, a piedi dal fondovalle o in auto, con il suo carico di fatiche, di preoccupazioni, di difficoltà che la vita non risparmia, ma con l’attesa di vederle trasformate attraverso un gesto di consegna di sé e di preghiera comunitaria. Ognuno ha potuto incrociare lo sguardo degli amici, uniti nel gesto di devozione, pellegrini a sant’Anna e alla Vergine Maria.
«Mi hanno detto però di venire qui, in pellegrinaggio, per chiedere la pace nelle disavventure. Ma dal momento che non so pregare, sono venuto semplicemente a mostrare il mio sguardo», recita Romaria, il canto caro alla nostra tradizione.

La messa con il coro della comunità, il pranzo al sacco su un prato alle spalle del Santuario e i canti popolari nel pomeriggio, nel piazzale della chiesa, con fisarmonica e chitarre, sono stati i momenti di un gesto essenziale, quasi povero. Ma quanta disponibilità, intensità e ricchezza abbiamo sperimentato, le stesse che ci siamo offerti durante quest’anno “a distanza”, attraverso telefonate, video-collegamenti, Scuola di comunità e occasioni di mutuo aiuto. E i numerosi pellegrini lì presenti hanno a loro volta potuto gustare questa esperienza di amicizia, stupiti di una inaspettata e lieta compagnia incontrata.

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Riecheggiava, quella domenica, la sfida di Julián Carrón alla Scuola di comunità di maggio: «Chi ha fatto esperienza della “radice profonda” della compagnia, del “fruscio del Suo respiro”, se ne è accorto dalla grande libertà che essa ha generato e genera; e anche dalla creatività che ha suscitato». Un piccolo pezzo di popolo, protagonista e spettatore insieme dell’Avvenimento di una Presenza che, mentre convoca, fa sussultare i cuori, attrae la libertà e, svelandosi, realizza il compimento atteso.
Davanti allo spettacolo delle montagne, abbiamo cantato Se chanto, un intenso canto in lingua provenzale, inno popolare di questi monti: «Baissatz-vos montanhas, planas levatz-vos, perquè pòsque veire mes amors ont son»: abbassatevi montagne, alzatevi pianure, perché io possa vedere dove sono i miei amori. Ed è di questi amori - persone o momenti di persone - che abbiamo necessità per essere introdotti alla vita piena. Il tema, dunque, non è “fare” o “non fare” le vacanze insieme, ma continuamente riscoprire di quale vera compagnia abbiamo bisogno, «quella che deriva dal riconoscimento di una Presenza che si chiama “fede”. Solo questo riconoscimento crea vera comunità».

Al santuario di Sant’Anna e nei nostri cuori ancora risuona, oggi, l’eco delle parole di un altro canto che abbiamo modulato a pieni polmoni quel giorno, al suono della fisarmonica: «Voglio vivere così col sole in fronte e felice canto beatamente. Voglio vivere e goder l’aria del monte perché questo incanto non costa niente». È proprio vero: si può veramente vivere così.

Ezio, Cuneo