Il Donacibo a Lanciano

Lanciano. Una carità non generica

Tutto inizia con uno scooter a terra e un'auto senza assicurazione. Elio conosce per caso un giovane del Ghana: si risentono al telefono e diventano amici. Emergono le sue difficoltà e l'amicizia si mette in moto

In un pomeriggio di fine maggio, mentre mi trovavo nel parco giochi con il mio nipotino sento un “crash” un po’ familiare. Esco di corsa un po’ preoccupato e vedo un’auto in retromarcia mentre il mio scooter è a terra. Primo pensiero: foto alla targa dell’auto. Poi corro a raddrizzare il mio scooter. Vado verso l’auto e trovo un giovane di colore alla guida. Mi dice il suo nome scusandosi, un po’ intristito dell’accaduto. Parla bene l’italiano. Viene dal Ghana ed è in Italia da quindici anni; muratore, è a Lanciano per lavoro, ma vive molto lontano da qui. Mi dà la carta di identità, ma scopro che non ha la polizza di assicurazione. Chiacchieriamo per qualche minuto. Ha moglie e un bambino poco più di un anno e mezzo. Mi diventa subito simpatico nonostante sia abbastanza discreto e di poche parole.
Ci accordiamo che farò riparare i graffi alla carrozzeria che lui rimborserà. Non si sa come, ma la sua vecchia auto non ha frenato. Vengo a sapere il giorno dopo che si è rotto un tubicino del liquido dei freni. Io avevo parcheggiato come altre volte davanti l’ingresso della Villa Comunale. A quell’ora c’è sempre un via vai di bambini e genitori. Per fortuna ha travolto solo il mio scooter. Gli suggerisco vivamente di fare l’assicurazione.

La sera a casa mi telefona chiedendomi solo scusa più volte. Capisco che è preoccupato per eventuali mie denunce, ma io non ho mai pensato di farne.
Il giorno dopo scopro che il danno è maggiore di quello che pensavo. Contatto il mio rivenditore che comprende la situazione e si impegna nella riparazione spendendo il meno possibile. La settimana successiva ci rivediamo. È tornato dalla sua città dopo il fine settimana. Ci incontriamo alla sua pausa pranzo. Voglio conoscerlo meglio e gli chiedo come è arrivato in Italia, parliamo del suo lavoro, della sua famiglia. La moglie non lavora ed esce pochissimo, per paura, solo per andare in chiesa, ma non ha rapporti. Pochi minuti, ma ormai mi è diventato amico.
Per qualche giorno ci sentiamo al telefono oppure, quando è qui, passo al cantiere per salutarlo. Intanto una buona notizia: ha assicurato l’auto facendosi prestare i soldi da un amico.

Ritiro lo scooter riparato con pezzi di seconda mano: il conto è di 100 euro, e lui me li consegna appena riusciamo ad incontrarci. Mi chiede degli altri lavori di carrozzeria che ammontano a circa 300 euro, ma in cuor mio ho già deciso che mi terrò lo scooter così com’è.
Dal momento che non sempre viene a Lanciano, mi viene in mente che anche dove vive deve esserci un Banco di solidarietà. Recupero un contatto e chiamo subito il referente: mi garantisce che prenderanno accordi per incontrarsi e per trovare modo di aiutarlo con il pacco di alimenti. E così accade. Il mio amico ghanese è tutto contento della «tanta roba e delle buone cose» ricevute. Immagino quale sia la “tanta roba”.

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A luglio il lavoro inizia non funzionare bene. Lo fanno girare tra vari cantieri in Sud Italia. Intuisco che è un po’ vessato dal suo datore di lavoro. Comincio a chiedere a qualcuno, per vedere se ci sono opportunità di lavoro qui dove vivo io. Il periodo non è dei migliori, anche per l’approssimarsi delle ferie. Ma non mollo.
Ai primi di agosto lui mi chiama per dirmi che si è licenziato. È ottimista sul futuro, io un po’ meno. Così scrivo anche all’amico del Banco di solidarietà che segue lui e la sua famiglia, chiedendogli di tener conto di questa nuova situazione.

Penso a quel ragazzo molto spesso, mi interessa la sua vita. Anche mia moglie mi chiede di lui pur non avendolo ancora conosciuto. Ho fatto nuovamente esperienza di ciò che don Giussani scrive in Il senso della caritativa: l’andare verso gli altri è un’esigenza propria della nostra natura; se non vado mi manca qualcosa; e non mi basta essere riuscito in qualche aiuto materiale. È su altro che urge la condivisione. L’amore, la carità non è generica, a pioggia: è alla singola persona, al “tu” che incontri. La vita così diventa interessante, piena di speranza per me e, spero, per lui e la sua famiglia. Ma anche per il mondo, grazie a questa compagnia che vive un legame profondo perfino con chi non conosciamo, come un amico del Banco di solidarietà di un’altra città che neppure ho mai visto. Un legame forte e misterioso, ma che ha un nome: Gesù.
Elio, Lanciano