Le donne del Meeting Point International di Kampala durante un ballo

Uganda. Travolta da un'esperienza che dà gusto a tutto

Una figlia in arrivo, con una gravidanza da tenere sotto controllo. E altre fatiche «che rendono tutto grigio». Poi un invito: «Vieni con me dalle donne del Meeting Point». Così Francesca racconta «la più grande novità che accade in me guardandole»

Vivo in Uganda, io e mio marito aspettiamo una bambina e, per questioni di salute, non sappiamo se la gravidanza stia procedendo al meglio. Inoltre, in questo periodo si sono sommate altre fatiche, non gravi, ma che appesantiscono la giornata e rendono tutto grigio. Per la gravidanza, ho iniziato a lavorare da casa e un giorno mi arriva da Rose questo messaggio: «Vieni con me dalle donne». Io resisto e dico: «Ho un meeting di lavoro». Lei insiste: «Il meeting lo segui da casa mia, ma esci da lì». Cedo. Attraverso la città, salgo la collina di Kireka e arrivo al Meeting Point. Le donne sono sedute con i bambini, per mezz’ora cantiamo e balliamo. La loro vita mi travolge come sempre... Non solo perché la cultura ugandese è vivace, ma perché non puoi stare con queste donne senza vedere che Cristo ha preso le loro vite, e loro dicono di sì alla Sua presenza in ogni istante. Dopo i giochi e le danze ci sediamo; io raccolgo i soldi dei Volantoni di Pasqua, alcune lasciano il resto come offerta. Loro che vivono nello slum, con le case che si allagano quando piove, non riescono ad essere indifferenti a chi ha più bisogno. Io semplicemente guardo, non faccio nulla, eppure sta già accadendo in me la più grande delle novità: lasciare entrare la Presenza che dà senso e gusto a tutto.

Nel gruppo riconosco la donna di cui mi aveva parlato Rose: avendo saputo della guerra in Ucraina si era presentata da lei con il guadagno di una intera giornata dicendo: «Dono questi soldi perché anche i figli di quelle donne possano sapere che sono voluti. Quei figli sono anche miei».

Rose racconta di un ragazzo, 18 anni, figlio di una delle donne, gravemente malato per la pressione alta. Prende spunto da questo per spiegare come riconoscere i sintomi, prevenire e dà qualche consiglio sulla salute. Due donne traducono nel dialetto ugandese e in quello Acholi, parlato a Kireka. Mi stupisce come tutto diventi giudizio e cura su di sé e dell’altro quando la vita è «dono commosso di sé».

Da anni Rose ripete questo e da anni io mi commuovo, ancora non l’ho capito, ma quando vengo travolta da questa esperienza, dalla vita delle donne, si fa carne un po’ di più.
Francesca, Uganda