(Foto: Leonora Giovanazzi)

Per riconoscere i segni dell'alba

Una lettera sul Pellegrinaggio Macerata-Loreto. Il cammino in un tempo «pieno zeppo di domande», la distrazione, la fatica. E la continua possibilità di ripartire da uno sguardo

Ricevo la chiamata di un grande amico che mi dice: «Vieni con me alla Macerata-Loreto?». Sì, ci sono, è l’unica cosa utile da fare in un tempo per me pieno zeppo di domande nate dalla guerra, dalla sofferenza di tanti amici malati, dalle tante famiglie in difficoltà, dalle dolorose vicende del movimento e dai gravi problemi legati al lavoro nel nostro Paese: portare l’offerta di una notte di cammino e di preghiera alla Madonna. Vorrei ricordare qualcosa che mi è rimasto impresso.

L’esperienza del pellegrinaggio educa e corregge. All’inizio del cammino ho recitato male le prime decine, distratto da varie cose: chi parlava o messaggiava, chi aveva fretta di farsi largo, e i miei pensieri. Stavo perdendomi il meglio, ma è bastato guardare alcuni amici e seguire loro, immedesimarsi nelle parole di chi guidava il gesto e tutto si è rimesso a posto accordandosi allo scopo del gesto. Nel quotidiano bisogna isolare i rumori di fondo che disturbano, perché poi è più facile trovare il vero scopo del vivere. La recita dei Rosari è stata un ricordare uno a uno gli amici, in particolare quelli malati, quelli in difficoltà in famiglia o nel lavoro. Io li sentivo veramente presenti lì con me, impressionante. Il dolore visibile nella testimonianza di Elena Mazzola ha rimesso al centro le sofferenze per la guerra e così più chiara e decisa è stata l’implorazione per la grazia della pace, come suggerita dalla telefonata del Papa. Quando nella notte fonda ero stanco e un po’ scoraggiato per la tanta strada ancora da fare, ho cercato forza negli sguardi degli amici. È proprio vero quanto detto dal cardinale Zuppi: «Perché camminare insieme? Perché siamo un popolo, e non delle isole, perché le distanze ci spingono a contemplare la bellezza di essere insieme».

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Monsignor Vecerrica, conoscendo questi momenti, non mi ha lasciato solo e mi ha soccorso con le sue battute e con l’invito a riconoscere i primi segni dell’alba: un’attenzione che non avevo mai avuto, così il suo arrivo è stato il crescere dell’attesa. Poi il regalo dei fuochi d’artificio ci ha dato la scossa per riconoscere il nuovo giorno che iniziava. Che bello consegnare tutto alla Madonna di Loreto nella Santa Casa. È stata una grazia poter essere tra i pochi fortunati di quest’anno ammessi al Pellegrinaggio, è una esperienza che non dimenticherò.
Francesco, Appiano Gentile (Como)