Il carcere di Opera (Foto: ANSA)

Il senso della caritativa, a tavola con i detenuti

Ad Opera, un gruppo di volontari di Incontro e Presenza organizza un pranzo con alcuni carcerati. Si parla anche delle parole di don Giussani: «Quando c'è qualcosa di bello in noi, noi ci sentiamo spinti a comunicarlo agli altri». Qui il racconto

«Quando c'è qualcosa di bello in noi, noi ci sentiamo spinti a comunicarlo agli altri. Quando si vedono altri che stanno peggio di noi, ci sentiamo spinti ad aiutarli in qualcosa di nostro. Quanto più noi viviamo questa esigenza e questo dovere, tanto più realizziamo noi stessi». Alex reagisce di botto: «C’è tanta roba in queste parole. Chi le ha scritte?». Le ha scritte tanti anni fa don Giussani nel libretto Il senso della caritativa, e per noi che le leggiamo ogni sabato quando entriamo in carcere a incontrare i detenuti, possono risultare parole già sapute e omologate. Ma per Alex che le ascolta per la prima volta, sono qualcosa di potente. Tanta roba, appunto.

Lui è uno dei 19 detenuti che hanno raccolto la proposta dei volontari di Incontro e Presenza per un pranzetto nell’area verde del carcere di Opera, periferia di Milano. Una novità assoluta, una piccola rivoluzione per quel luogo, realizzata grazie alla disponibilità del direttore De Gregorio e del comandante Fusco. Menù semplice (ma comunque molto al di sopra degli standard dei pranzi in cella, con gelato finale), clima familiare e un grande desiderio di raccontarsi e di ascoltarsi. Peppino ringrazia per la fedeltà con cui i volontari l’hanno accompagnato nei lunghi anni di detenzione: «È proprio vero, è una legge di natura questo desiderio di aiutare l’altro, voi ne siete la testimonianza ma anche noi ce la portiamo dentro». Alla sua si unisce la gratitudine degli altri detenuti: Claudio, Giuseppe, Maurizio, Monrad, Gianluca, Anton...

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Alessandro, che da anni non mangiava un gelato così buono, annuisce e parla di un’amicizia speciale che aiuta a portare il peso degli anni (molti) che gli restano da scontare: «Voi non venite qui per svolgere delle attività, pur benemerite. Voi venite a trovarci perché avete a cuore le nostre persone, non potete neppure immaginare quanto è prezioso un colloquio di mezz’ora con qualcuno che ti vuole bene». Il suo omonimo, che però è un volontario, rilancia: «Non c’è nessun luogo, neppure il carcere, che possa mettere a tacere il desiderio che abita nel cuore di ogni persona, per questo non c’è differenza tra “noi” e “voi”, tutti cerchiamo il compimento della vita». Nel dialogo tornano altre parole di Giussani: come ai tempi di Gesù anche oggi - in ufficio, in famiglia, in galera - la questione non è chi ha torto e chi ha ragione, ma come si fa a vivere. Di questo, di un significato capace di farci affrontare ogni circostanza, tutti abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo. Di questo ci siamo nutriti mentre eravamo seduti a quella tavolata, mescolati senza distinzione tra liberi e detenuti, grati per quello che stava accadendo tra noi in quel momento.

I volontari di Incontro e Presenza, Opera (Milano)