La gita verso il lago di Kaunas

«Più a casa che tra i nostri famigliari»

I tre giorni di convivenza della comunità di CL lituana. In un periodo di fatica per tutti, un'esperienza di unità, carità e letizia. E c'è chi si sorprende «amato ed amante davanti alla Presenza che ci ha rimessi insieme». Il racconto di Francesco

A metà luglio, sono stato in Lituania a trovare i nostri amici della comunità. Sono andato a Vilnius insieme a Giuseppe, Giorgio e Marco. Appena arrivati, ci siamo resi conto, attraverso i racconti di Darius, un amico della comunità, quanto le condizioni in Lituania siano rese drammatiche dalla pressione della guerra in Ucraina: la criticità della situazione economica, che le sanzioni stanno esasperando, e la tensione politica e sociale stanno incidendo sulla vita quotidiana. Fin dalle prime ore di convivenza, siamo rimasti sorpresi di ciò che è accaduto nella semplicità della forma. A partire dalla prima sera, si respirava tra noi - eravamo una cinquantina fra adulti, ragazzi e bambini - un clima di desiderio e gratitudine. Hanno introdotto la vacanza Lijana, responsabile della comunità, e Alma, la figlia diciassettenne di Daiva e del nostro carissimo amico Mindaugas, morto lo scorso anno. Alma frequenta Gioventù Studentesca e ha fatto una bellissima testimonianza del significato che ha avuto per lei in questi mesi il rapporto con una donna, profuga ucraina, che le ha mostrato una fede e una umanità che anche lei desidera. Allora è cominciata una serata di canti, al termine della quale ci siamo trovati ancora tutti intorno al pianoforte e abbiamo cantato canzoni italiane e lituane, con una letizia e una sorpresa che risplendevano nei volti.

Il giorno dopo, gita fino al lago di Kaunas: una bella occasione per raccontarsi di questi mesi, aggiornarci sulla vita di ciascuno. Poi i giochi e la Scuola di comunità, che è stata veramente ricca e intensa. Quel che stava accadendo ci faceva sentire «più a casa che tra i nostri famigliari», ha detto Rassa. L’intervento di Ramunas, professionista dell’esercito lituano, ne ha indicato la radice: «Qui ci sentiamo a casa perché fra noi c’è Cristo». In mezzo alle fatiche, la nostra compagnia riapre la partita con la vita e permette di nuovo il rapporto concreto e vivo con Cristo.
Dopo cena, c’è stata la presentazione della figura di don Giussani, accompagnata dai canti che hanno scandito la nostra storia. Domenica mattina, un incontro sull’educazione: una conversazione così intensa che è sconfinata anche nel dialogo a pranzo.

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Nell’assemblea finale, Andrius diceva che in quei giorni si è sorpreso «amato e amante» davanti a quella Presenza che ci ha rimessi insieme. Ma quello che ci ha più colpito è ciò che è accaduto dopo la vacanza. In tanti ci siamo trasferiti nella casa di Daiva, a Kaisiadoris, in aperta campagna. Un tè, due chiacchiere, un dialogo molto bello sul passo che la Chiesa sta chiedendo a tutti i movimenti. Alla fine, Paola ha fatto notare che erano appena arrivati diversi quintali di legna per l’inverno lì a casa di Daiva. Normalmente li avrebbero sistemati Daiva e suo marito, ma ora che Mindaugas è morto, era preoccupata per come fare. Ci siamo alzati, siamo andati nella legnaia e ci siamo messi al lavoro. Nell’arco di un paio d’ore, abbiamo ordinato la legna, cantando canzoni lituane e canti alpini: adulti, ragazzi e bambini, italiani e lituani. È stato il segno che nei tre giorni di vacanza, la comunità così messa alla prova, era stata ricostruita e resa capace di unità, carità e letizia, dall’Avvenimento accaduto fra noi, al quale abbiamo semplicemente detto sì. Per questo sono così grato, per questo lo sto raccontando a tutti i miei amici.
Francesco