In cammino verso Santiago

Quello sguardo sul Cammino per Santiago

«Dove andiamo quest'estate?». Si potrebbe andare al mare... Ma Antonella propone ai suoi giessini di andare in pellegrinaggio a Compostela. Ecco il suo racconto. E quello di una ragazza del gruppo

Dove andiamo quest’estate? Come sempre passo le mie vacanze con dei ragazzi di GS perché alcuni non hanno mai visto nulla di bello nella vita e io davanti al loro stupore mi riposo. Avevamo pensato di andare in Sicilia, ma qualcosa nel mio cuore chiedeva un senso più grande, il desiderio di vivere con loro una esperienza con cui fare i conti tutta la vita. E allora, come un fulmine a ciel sereno, mi è venuto in mente il cammino di Santiago de Compostela.

Tanti mi avevano detto che chi va torna cambiato e io ne avevo bisogno. Ok. Si organizza. E anche se è difficile, mi dà il coraggio il fatto che saremmo andati da un Apostolo e che durante il cammino del pellegrino Cristo ci avrebbe accompagnato. Per il resto, non riesco a prefigurarmi come potrebbe essere: «Ho già i dolori dell'età, vado con dei ragazzi, alcuni minorenni, sono l’unica adulta… Come farò?».
Chiedo una mano. Mi danno il contatto di un’organizzazione che aiuta per la prenotazione degli ostelli e, se ci fosse bisogno, durante le tappe. Presi i biglietti dell’aereo, tappe stabilite: da Muxia a Santiago, percorso al contrario, perché voglio far vedere ai ragazzi l’oceano. Si parte! All’aeroporto di Orio al Serio ci siamo tutti, con i nostri zaini e una certa timida attesa di quel che sarà.
Arriviamo a Madrid, ci vengono a prendere per portarci a Finisterre e da lì in poi iniziano i primi miracoli. Compagni di viaggio sul nostro pullman ci sono degli spagnoli che, chissà per quale motivo, guardano i ragazzi con diffidenza, ma alla fine dei giorni quello che prevarrà sarà una stima e una certa curiosità nei nostri confronti. Noi ci poniamo in maniera discreta. Leggiamo alcuni brani di don Giussani e recitiamo le Ore.

Prima tappa: trenta chilometri. Premetto che siamo un gruppo di non sportivi. Iniziamo con le Lodi, poi una decina del Rosario. Camminiamo e ce la facciamo. Trenta chilometri pieni di senso e di piccoli miracoli: una fontanella desiderata che si palesa davanti a noi, una brezza che ci accompagna nella salita, cortesie dei passanti. La sera ci raccontiamo come è andata.
Arriviamo a Santiago e ci commuoviamo perché ora il punto è capire ciò che vuole Cristo. Un ragazzo un che i primi due giorni non aveva pregato, da solo inizia a rispondere, a cercare le preghiere e ad affidare il papà morto quando era piccolo; una ragazza dice: «Non riesco ancora a dire Cristo, ma so che tutto l’eccezionale di questo cammino è Lui»; un altro porta il suo desiderio di capire l’importanza della musica nella sua vita… Alla “messa del pellegrino” tutti sono tesi al Santo e il patentino del pellegrino porta la dignità di un'esperienza fatta al di là di qualsivoglia discorso. Io mi porto a casa il fatto che offrire il proprio nulla a Cristo anche solo per un istante non solo fa camminare, ma fa sperimentare la santità.
Antonella, Como



La lettera di Marsela, una ragazza che ha partecipato al pellegrinaggio

Le mie vacanze sono partite con la domanda dell’ultimo raggio e della vacanzina di GS: cosa farò del mio tempo libero?
Ormai da qualche anno vado in vacanza con i miei amici e scegliamo sempre un posto diverso, ovviamente marittimo, dell’Italia. Quest’anno, all’improvviso, mi viene proposto di andare a fare il cammino di Santiago e sinceramente ho pensato: «Ma questi sono matti anche solo a chiedermelo». Chi mi conosce sa che preferisco il divano o il letto a qualsiasi altro movimento. Poi con grande timore ho pronunciato il mio piccolo sì e sono partita. Devo dire che Cristo mi ha messo alla prova già alla partenza in aeroporto, e non ho potuto fare altro che affidargli tutto il seguito della vacanza. Il cammino in tutte le sue difficoltà fisiche si è fatto sentire. La mattina però eravamo sempre puntuali perché sapevamo cosa dovevamo fare e vedere: ogni giorno mi svegliavo e mi dicevo che san Giacomo stava muovendo una compagnia di amici verso di lui. Poi, con vesciche e infradito, sono arrivata davanti alla Basilica. Quando sono entrata, non avendo ancora ricevuto i sacramenti, mi sono detta: «Affido a san Giacomo le mie domande, poi come lui le custodirà è affar suo in fondo». Così, ho consegnato il Battesimo che farò ad aprile, i miei amici che ho tanta paura di perdere, la mia famiglia… Insomma tante cose.
Sono stati giorni pieni di miracoli e fede e io sono molto più ricca che dopo una vacanza sulla spiaggia con lo spritz.
Ripenso a quella domanda sul mio tempo libero… Ne ho fatto ricchezza, seguendo quello Sguardo che a volte i miei amici hanno nei loro occhi, o che ritrovo nella cameriera che apre un salone per dodici ragazzi, o nelle famiglie che ti accolgono a Madrid senza neanche sapere chi sei, e persino negli spagnoli con il pregiudizio che fossimo un gruppo di ragazzi maleducati per poi stupirsi della nostra presenza tra le Lodi e i canti del mattino. Mille sfumature di un solo Sguardo che, anche se a volte se non ce ne accorgiamo, ma abbiamo davanti tutti i giorni. Voglio iniziare a settembre con questa ricchezza e sfidare la mia vita.
Marsela, Como