Piazza San Pietro durante L'udienza di Francesco a CL (Foto: Roberto Masi/Fraternità di CL)

«Si ricomincia, dunque. Come il primo giorno»

Da Catania a Roma per l'Udienza del Papa. L'occasione per festeggiare 40 anni di matrimonio e ringraziare dell’incontro con il movimento tra i banchi del liceo. Il racconto di Giuseppe

Ricordare e generare. Sono questi i due compiti che mi risuonano nella mente e nel cuore dopo aver ascoltato papa Francesco in Piazza San Pietro, sabato 15 ottobre. E rivedo le immagini di un popolo, nato dal carisma di don Giussani, fatto di tanti volti, ciascuno con una storia unica e irripetibile.
Custodire il carisma, che ho incontrato per la prima volta quando avevo 15 anni, e grazie a cui ho trovato un senso per la mia vita. E, al tempo stesso, generare «guardando avanti con fiducia» e «ascoltando i gemiti che lo Spirito oggi nuovamente esprime». Perché l’incontro con Cristo mi è stato dato per comunicarLo con umiltà a quanti incontro e, soprattutto, è un avvenimento che non mi permette di andare in pensione.
Si ricomincia, dunque. Come il primo giorno. Ma ecco come questa consapevolezza è maturata.

Venerdì 14 ottobre. Di primo mattino, zaino in spalla e trolley al seguito si parte in aereo per Roma. Domani sarò a San Pietro per l’udienza con il Papa. L’ho tanto desiderato questo momento. Per la mia famiglia - mia moglie, le due figlie i nipotini, mio fratello, i miei cognati - è anche l’occasione di ritrovarci insieme da varie parti del mondo in cui viviamo a ringraziare il Signore per i doni ricevuti negli ultimi anni. Ma anche per chiedere luce sul passo da fare oggi: come persone, come famiglia, come movimento.

I sentimenti che si affollano nel cuore sono molteplici. Anzitutto la gratitudine perché l’incontro col carisma, avvenuto in liceo tramite il mio insegnante di religione, ha aperto alla mia vita prospettive inimmaginabili. Per la prima volta mi capitava di incontrare e di verificare l’esperienza cristiana come una risposta cento volte più grande rispetto al desiderio e alle attese che mi ritrovavo nel cuore.

Nel tempo, seguendo i volti che il Signore mi aveva messo accanto - don Ciccio, lo stesso don Giussani, don Carrón e tanti amici - questa certezza ha trovato conferme nelle pagine belle o dolorose della mia vita. La gratitudine di questi giorni è legata anche allo sviluppo di un evento accaduto nell’ottobre di quarant’anni fa. Fu allora, infatti, che mi sono unito in matrimonio con Graziella, in una cerimonia comunitaria assieme a un’altra coppia di amici. C’è di che rendere grazie al Signore dei grandi doni che ci ha fatto. Uno di questi - tra quelli più grandi - è la vocazione di una nostra figlia che da qualche anno è entrata nella Congregazione delle Suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta. Tutto è fiorito dal germe del carisma di don Giussani.
Il secondo sentimento è la mendicanza. Sono venuto ad ascoltare dal Papa una parola che mi aiuti a capire meglio il passo che oggi il Signore mi chiede di compiere, per non restare chiuso nella nostalgia del passato.

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Sabato 15 ottobre. Vedere Piazza San Pietro colma come nelle grandi occasioni, rivedere volti amici da tutto il mondo con uno sguardo carico di letizia, risentire i canti della nostra storia e la voce di don Giussani hanno aperto il cuore alla speranza. Poi arriva il Papa e risuonano le sue parole paterne, che invitano a guardare alle nuove sfide che ci attendono e ai passi da fare. Capisco che è un cammino da compiere sempre salvaguardando la comunione, che non vuol dire uniformità. E, infine, quella richiesta che il Papa ci fa di aiuto concreto ad accompagnarlo «nella profezia della pace». Si spalancano nuove prospettive che non sappiamo dove ci porteranno, ma ci fanno rinascere l’entusiasmo della sequela a Cristo.
Giuseppe, Catania