In Piazza San Pietro il 15 ottobre (Foto Massimo Quattrucci/Fraternità CL)

«Non a mani vuote, ma con un vuoto da riempire»

L'Udienza con gli occhi di un gruppetto di ragazzi di GS dell'Emilia Romagna. Gli inviti, l'attesa, il viaggio in pullman, Piazza San Pietro, il ritorno... Ecco i loro racconti

Un po’ in fondo temevamo, noi adulti in viaggio sul pullman verso Roma con i ragazzi di Gioventù Studentesca di Modena e Lugo, di avere osato troppo, chiedendo il silenzio e facendo vedere un video sulla vita di don Giussani. E invece, come spesso accade, la realtà e il cuore ci hanno superato oltre ogni misura, e proprio i ragazzi ci hanno testimoniato che quella vita di cui abbiamo bisogno è arrivata fino a loro, li ha presi e li ha resi spettacolo per chiunque abbia la gioia di incontrarli. Ognuno a suo modo, con i suoi tempi, ci ha raccontato chi è don Giussani per sé, e con stupore rinnovato ci siamo resi conto che l’incontro con Gesù attraverso il carisma di Giussani accade e continua a riaccadere, riaccade oggi - per loro e per noi attraverso di loro. Ecco alcuni racconti.
(Valentina Bedin, insegnante)


Fino al 15 ottobre ero iscritto a Gioventù Comunista. Fino a quel giorno ero abbastanza fedele al partito, andavo regolarmente alle convention e agli incontri, ma ciò che ho provato sabato non lo avevo mai provato: quando ho sentito la pietà e il coraggio di Rose, quando ho sentito sessantamila persone cantare all’unisono, quel castello di carte, che mi ero costruito, di colpo è crollato. Prima andavo a Gioventù Studentesca solo per vedere come “questi cretini” vedessero Dio, e per questo chiedo a loro perdono. Ora non riesco più a pensare ad altro e per questo ho deciso di cancellare l’iscrizione al partito.
Lettera firmata

La prima volta che mi hanno detto che il Papa ci aveva invitato a un’Udienza per il centenario di Giussani sono rimasto stupito non dalla notizia in sé, ma dalla reazione degli adulti della comunità e di alcuni miei amici, felici a mille all’idea di questo incontro. Questa “euforia” nei loro occhi la riscontravo ogni volta che usciva fuori l’argomento e non riuscivo a comprendere questa loro impazienza di andare a vedere il Papa, che per me era sempre stato una figura priva di significato e lontana dalla mia vita, il capo dello Stato della Chiesa. Io ero impaziente di andare a Roma per seguire il cammino proposto dalla compagnia che mi rende felice, e non per incontrare la figura “astratta” del Papa. Quando poi, in Piazza San Pietro, ho visto le persone che esultavano al passaggio della papamobile, che si sbracciavano e urlavano il nome di Francesco, ho pensato che la loro reazione fosse esagerata. Però, appena il Papa ha finito di parlare sono rimasto esterrefatto: le sue parole, ma soprattutto la sua umanità mi avevano toccato perché aveva detto di me, non di cose astratte, aveva parlato della mia esperienza in Gioventù Studentesca, dei miei problemi e delle mie difficoltà, elogiando l’opera di don Giussani e esortandoci a fare ancora di più. Tornando a casa mi sono reso conto che l’ammirazione dei miei amici per il Papa non viene dalla posizione che ricopre, ma dalla sua umanità e semplicità nell’affrontare i problemi umani. Questo è il motivo che mi ha spinto a stimarlo.
Gabriele

Chi è per me don Giussani? È un nome che ho sempre sentito, ma non ho mai avuto la curiosità di andare a vedere chi è e cosa ha fatto. In questi mesi, mi sto chiedendo il perché di tante cose. Per esempio: noi viviamo da 0 a 70, 80 o 90 anni, e allora perché dobbiamo andare a scuola, trovarci un lavoro… Tanto, alla fine, il nostro destino è già segnato. Moriamo tutti, che senso ha? Perché dovremmo impegnarci a fare qualcosa in una vita limitata? Invece don Giussani non ha fatto questo ragionamento. Lui ha lasciato un segno, che io devo ancora conoscere, scoprire e capire. Quindi non siamo del tutto inutili. Possiamo far ricordare il nostro nome. Questo pensiero mi è venuto forse anche per le parole del Papa riguardo al tempo. Che è prezioso, non bisogna sprecarlo. Potrebbe sembrare una frase banale, ma è incredibilmente vera. Finora ho sempre dato per scontato il fatto di non sprecare il tempo, ma di fatto non sto rispettando questo proposito. Andare a Roma mi ha aiutata a capire questa cosa anche se in realtà la sapevo già, ma non la volevo ammettere. A un certo punto il Papa ha detto con un tono più serio di non sprecare tempo in chiacchiere. Sono stata colpita dall'urgenza e dal bisogno che la sua voce esprimeva.
Anna

Il viaggio a Roma e l’Udienza sono stati uno dei più grandi momenti di scoperta di me stesso e di don Giussani. Ho saputo di poter andare solo qualche giorno prima della partenza e ciò mi ha fatto vivere straordinariamente il viaggio in pullman. Ci era stato chiesto il silenzio per vivere il gesto come un pellegrinaggio e io ne ho approfittato per leggere alcune pagine della biografia di Giussani. E a tutti ho voluto leggere l’episodio del Capaneo dantesco. Sabato, sveglia alle sei dopo una notte passata in sacco a pelo sul pavimento della canonica di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, colazione al bar e alle sette già in fila, trascinati da Ciccio, responsabile di Gioventù Studentesca, che quel giorno pareva un bambino la mattina di Natale. Glielo si vedeva negli occhi. Poi arriva il Papa, dopo un’attesa curatissima, bello ritrovare amici lontani, vederli in lontananza o sapere anche solo che ci sono. Non so che cosa mi aspettassi, ma quell’uomo ci ha chiesto di fare di più, di vivere da fratelli e di amare la Chiesa. Ci ha rimandato a casa non a mani vuote, ma con un vuoto da riempire. Nei momenti successivi ero diverso, guardavo le persone diversamente, i giorni successivi erano diversi. Ho vissuto vedendo, in cose apparentemente da nulla, il Mistero: nelle poesie di Cavalcanti, durante un tema di italiano ho percepito la richiesta di questo Mistero… Mai avevo così desiderato la vita, mai così tanto il vivere, mai ero stato più vero.
Matteo

All’inizio non ero tanto sicuro di voler andare all’Udienza col Papa; dopo che mi sono iscritto non avevo chiarissimo il perché, anche per il fatto che non conoscevo bene don Giussani.
I giorni precedenti, però, ero felicissimo al solo pensiero di partire con tutti gli amici alla volta di Roma, dove ci aspettava nientemeno che il Papa, che ci aveva chiamato a festeggiare con lui la grazia grande di aver ricevuto dal Signore una persona come Giussani. Un uomo che, come ha detto anche Francesco nel suo discorso, era capace di radunare moltissime persone, farle cantare insieme e far loro ricordare di essere tutti fratelli in una fede e in un carisma forti. Anche per me è stato così, perché attraverso don Giussani il Signore è stato capace di radunare me e sei miei cugini, provenienti da tre parti d’Italia lontanissime fra loro, ed insieme farci cantare e gioire di questo incontro straordinario. Dopo i canti che accompagnavano il Papa mentre passava con la papamobile, e dopo averlo potuto salutare da così vicino, Francesco mi ha stupito perché ha fatto una cosa che spesso fanno gli adulti a Gioventù Studentesca: ci ha sfidato, dicendo: «Spero di più da voi, molto di più!». E io, di più, cosa posso fare, ogni giorno? È questa la domanda che il Papa ha piantato nel mio cuore, e io voglio farla crescere e fiorire. Dare di più a Cristo sulla croce che ti chiede di andare fino in fondo, di cercare il perché di ogni cosa, di poter arrivare, come don Giussani, a dire: «Credo in quello che dico». Anche il Papa era evidente che credeva in ciò che diceva. Alla fine, ha benedetto i sessantamila che eravamo in Piazza, ed è stato per me come una rampa di lancio, come se mi avesse detto: vai incontro alle cose belle che il Signore ha preparato per te, con la mia benedizione nel cuore.
Riccardo

Ogni volta che vado a Roma per un’Udienza con il Papa rimango stupita per la gente che vedo in piazza, ma questa volta era diverso... Mentre eravamo in pullman Ciccio, il responsabile, ci ha chiesto cosa fosse per noi Gioventù Studentesca e chi fosse don Giussani per noi. Io non sapevo come rispondere perché, per me, GS è stata sempre la mia comfort zone, ma non avevo mai pensato al valore che questa compagnia e don Giussani hanno nella mia vita. Guardando quella folla, la sua domanda mi è venuta in mente di nuovo e lì ho subito capito, perché quel giorno per la prima volta ho visto davvero chi era don Giussani: anche se non ho mai incontrato quest’uomo, era presente in ognuna di quelle persone che avevo davanti agli occhi e ho ricordato le parole che dice sempre mio padre: «Il vero vivere è quando siamo vivi nei cuori degli altri». Don Giussani è un uomo vivo. È vivo in ognuno di noi e nei cuori di tutte le persone che erano presenti in Piazza San Pietro.
Matilda

«Senza l’autorità si rischia di andare fuori strada, di andare in una direzione sbagliata. Ma senza carisma il cammino rischia di diventare noioso, non più attraente». Questa frase è una delle più significative e affascinanti del discorso di Papa Francesco: non solo è riuscito a descrivere la nostra compagnia, esprimendone la purezza e la semplicità che ci caratterizza, ma soprattutto è stato capace di rappresentare ciò che siamo davvero. Quasi tutti hanno avuto un compito: chi ha voluto promuovere il cammino cristiano, chi ha guidato il viaggio, chi si è messo in gioco… Ma ognuno è partito da un solo desiderio: «Rendere bella la strada».
Sophy e Lucia

Sono andata in Piazza San Pietro con la mia famiglia con una felicità immensa nel cuore. Aspettavo quel momento da settimane. La felicità è aumentata quando ho trovato i miei amici di Gioventù Studentesca. Non pensavo minimamente di incontrarli in mezzo a tutta quella gente, ed è stato un regalo bellissimo. È stato impressionante vedere tutte quelle persone che erano lì con lo stesso desiderio, cioè sentire che cosa il Papa aveva da dirci, e attendevano. Attendevano con gioia e cantavano canzoni. Rivivrei questa esperienza all’infinito proprio perché mi sono sentita completamente felice, e ringrazio le persone che hanno reso possibile vivere questo giorno.
Matilde

Non ho potuto andare all’Udienza, ma quando ho rivisto mia sorella e i miei amici dopo l’Udienza mi sono sembrati grati e pieni. Come se il Papa avesse regalato ad ognuno personalmente qualcosa, come se avesse voluto toccare proprio quelle domande per cui uno era là. Mi è sembrata la realizzazione concreta, viva, di quel «vieni e vedi» (e trova) che ci è tanto caro. Mi è dispiaciuto essermi persa questo momento e mi auguro che questa “allegrezza” che mia sorella Anna ha portato a casa cresca nell’esperienza di GS.
Laura