La Giornata di inizio dei Cavalieri della Lombardia

I Cavalieri e il grande disegno

Quasi mille ragazzi delle medie da tutta la Lombardia per iniziare l'anno insieme, tra giochi, gonfiabili e... qualche puntura di vespa. Una giornata speciale raccontata da un insegnante che era con loro

Domenica 23 ottobre la tranquilla routine dell’Idroscalo di Segrate, parco nella periferia di Milano, è rotta dall’arrivo di centinaia di ragazzi per la Giornata di inizio anno del Graal-Cavalieri, la proposta di amicizia cristiana per gli studenti delle medie. Titolo della giornata, una frase cara a don Giussani: “Com’è bello il mondo e com’è grande Dio”. Fin dal mattino, adulti e ragazzi di Gioventù Studentesca si danno un gran da fare per preparare i giochi e i canti che nel pomeriggio coinvolgeranno quasi mille “cavalieri” della Lombardia.

I Cavalieri all'idroscalo di Milano

Alcuni passanti, incuriositi dalla quantità di scatoloni, cappelli, manone gonfiabili e materiale di vario genere, interrompono le proprie attività per chiedere: «Chi siete? Cosa state preparando?». La risposta, in teoria, sarebbe semplice: «Una festa per i ragazzi delle medie», ma ci accorgiamo che quella frase sintetica data per “tagliare corto” è parziale. La sfida è molto di più. Possiamo anche noi dire: «Com’è bello il mondo e com’è grande Dio»? E allora ogni momento si carica di attenzione, la domanda è quella di lasciarsi sorprendere dalla bellezza che accade. Niente è scontato: i ragazzi che aiutano, il volto dei professori che si incontrano sotto nuove vesti, ma soprattutto i ragazzi, che si presentano con una immensa curiosità e voglia di scoprire.

I giochi insieme

Giovanni ha una un’intuizione: «Facciamo un grande dipinto su uno squarcio dell’universo, tutti insieme! Io e Nicola coordiniamo, ma saranno i ragazzi a riempire questo immenso telo nero». Ma come si possono far arrivare venti ragazzi alla volta al grande dipinto dello spazio? Si rivedono alcuni dettagli dei giochi affinché questa immagine diventi l’opera d’arte riassuntiva di tutta la giornata. A gruppi i ragazzi si dispongono ordinatamente sul prato, in riva al lago artificiale e si incomincia a cantare. Francesco introduce i giochi e si parte. Con più di quattrocento scatole, bisogna costruire delle piramidi e ogni “mattone” pervenuto a destinazione dà la possibilità di andare a segnare un puntino sul grande telo nero. Un solo puntino, sembra niente, ma a poco a poco si forma il disegno. Alla fine del gesto, la Messa. Don Marcello durante l’omelia fa il punto della giornata: «Nella vita c'è Uno che ha in mente tutto e ti dice: metti lì quei tre puntini. Oggi ognuno ha fatto un piccolo particolare, unico. Così tu nella tua vita sei destinato a fare qualcosa. Gesù ti chiede: “Fammi questo puntino”. Tu non capisci, ma poi vedi il grande disegno!».

Il grande disegno dell'universo

Durante la staffetta alcuni ragazzi erano stati punti dalle vespe. Uno di loro aveva esclamato: «Ma io ho la mia squadra da far vincere, non posso farmi fermare da una puntura». «Così siamo noi», continua don Marcello. «La fatica ti fa problema solo quando non sai il perché. Lui ha superato la fatica perché sapeva che doveva far vincere la sua squadra». E chiede: «Ma quelli invece che sono stati punti e non hanno più partecipato, sono stati protagonisti? Questi amici ci insegnano una cosa: quello che ti chiede Gesù non lo sai. Magari proprio di fermarti». Come l’amica che ha offerto la sua giornata da casa perché aveva il Covid. «Noi dobbiamo solo aprirci a quello che ci chiede Gesù», conclude: «Il nostro grande amico Giussani ci ha insegnato che il mondo è bello perché c'è uno che te lo dà, perché la tua vita ha un motivo. Noi siamo al mondo per capire quali sono i puntini che dobbiamo fare nel quadro. Quest’anno scopriremo la vita di quest'uomo. Non pensate mai di essere inutili. “Io sono con voi”, abbiamo letto nel Vangelo. Colui che ha fatto gli alberi, i tuoi amici e l'universo è tuo amico e viene per te».

Si torna a casa quando ormai è buio. È il mio compleanno, a casa i miei figli e mia moglie mi stanno aspettando. Sono in ritardo, ma vivere così mi rende più capace di amare la mia famiglia, è veramente un gusto di vita nuova.
Francesco, insegnante