I giessini milanesi in Piazza del Campo a Siena

Vacanze GS. «Presi da qualcosa di grande»

I giorni trascorsi insieme durante le festività natalizie per i ragazzi di tante comunità italiane. Qui, i racconti di alcuni di loro, partiti pieni domande e tornati pieni di scoperte

«Vince il bello, vince la vita»
Sono venuta in vacanzina con alle spalle una settimana molto dura. Non ho passato le vacanze di Natale tranquille e riposanti che attendevo a causa di un fatto doloroso che è capitato in famiglia: un lutto inaspettato, la mattina del 26 dicembre. A partire da quel momento è stato un susseguirsi di tante fatiche, tante domande, volti sconvolti intorno a me, notti in cui era difficile prendere sonno.
Mi sono trovata improvvisamente catapultata in un dolore che non riuscivo a spiegarmi, e tuttora faccio fatica. Un’incessante ricerca di perché che non trovavano risposta. Non vedevo l’ora di partire, ma è stato in dubbio fino all’ultimo momento: sia perché era tutto talmente assurdo e precario che nemmeno i miei genitori riuscivano a capire quale fosse la cosa migliore da fare, sia perché io stessa mi sentivo quasi in colpa ad andare a divertirmi, a stare bene insieme ai miei amici. Grazie a un’amica, che mi è stata molto vicino, ho capito che forse venire e starci seriamente poteva aiutare anche la mia famiglia.
La prima cosa che mi ha colpito è stato vedere che qualcuno mi aspettava. Ho sperimentato che tutto era per me, tutto mi dava qualcosa e tutto prendeva la mia attenzione. Ci sono stati tanti momenti in cui ho sentito che stavo vivendo davvero e l’ho visto anche nelle persone attorno a me. Per esempio, durante i canti. Quando ci siamo trovati con i ragazzi del liceo Alexis, sono rimasta colpita da come, nonostante le differenze (di età, di scuola, di provenienza, di storie) e non ci conoscessimo tutti fra di noi, fossimo lì a cantare in coro con lo stesso desiderio e la stessa voglia di stare insieme. O ancora, una sera fuori dall’hotel, mi ha stupito moltissimo vedere come man mano si unissero le persone al coro ed è stato bello vedere i sorrisi e la stessa luce negli occhi di tutti, come se ci avesse “preso” qualcosa di grande e di incredibilmente bello.
Però cosa c’entra il dolore che c’è nella mia vita, la fatica, con quello che ho vissuto nei giorni di vacanza? È un po’ la stessa domanda di Mariarita, la ragazza di Bologna che ci ha parlato della sua esperienza con GS quando si chiedeva che cosa c’entrasse il dolore che c’è nel mondo, la guerra, la fame, con tutto il bene che lei viveva. Io ho intuito che un legame c’è, perché questa vacanza non è stata un sogno, slegato da tutto il resto, ma fa parte della mia esperienza di vita e mi ha dato cose in più che mi porto nel cuore. Allo stesso tempo, non mi sono dimenticata di quel dolore e di quella fatica, ma la vera differenza è che ho visto che vince il bello, il desiderio di felicità. Vince la vita e io, anche nella fatica che dovrò fare, so che posso appoggiarmi a questo bene che ho vissuto.
Conservo il ricordo di questi giorni sorprendenti e mi auguro di riuscire a trasmettere la pienezza che ho scoperto alla mia famiglia, bisognosa di certezze e serenità, e di far capire ai miei cari che il bene e il bello possono prendere il sopravvento anche in mezzo alla tempesta.
Sara, (IV liceo) Milano

I ragazzi veneti a Santa Margherita Ligure

«Sentirsi scelti»
Durante i primi giorni di gennaio, è stata organizzata dai responsabili di GS del Veneto una vacanza in Liguria, nei luoghi dove don Giussani portava i ragazzi come noi. Personalmente posso dire di essere partita con basse aspettative, forse scoraggiata dal periodo di sconforto che stavo vivendo nel non sentire per me ciò che si diceva al “raggio”. La sera prima della partenza, non facevo altro che ripetermi: «Apri il tuo cuore a chi come te spera di poter ardere di vita!». Dopo i numerosi momenti di condivisione, come le testimonianze appassionate, l’assemblea e i dialoghi fra noi ragazzi, sono tornata a casa rianimata da ciò che avevo vissuto. Nonostante ciò, temevo l’inizio della routine. «Non voglio che sia stata solo una boccata d’aria, che svanisce e mi lascia soffocare dalle difficoltà e dai dubbi»: era il pensiero che mi risuonava in testa. E sentivo vive le domande emerse in quei giorni.
Ora sinceramente non so se, fra una settimana, sentirò ciò che ho vissuto lontanissimo, ma ho deciso di scrivere per non dimenticare che qualcosa è successo. Mi sono sentita scelta quando Anna ha affidato a noi il ricordo commosso di don Giussani come la cosa più importante e preziosa della sua vita; mi sono destata dal mio torpore quando don Federico ci ha raccontato la sua vita con un’onestà travolgente. Per la prima volta mi è stato detto che non devo essere perfetta, come invece la società ci spinge a credere. E ancora: cos’è la fede? Non è forse qualcuno che crede in me, che crede nella compagnia di chi si vuole bene? Avere fede, quindi, forse significa avere fiducia nella mia vita che ha già in sé l’inizio di ogni risposta, senza preoccuparmi di non riconoscere subito le cose che accadono, perché l’importante è essere capaci di guardare e con verità impegnarmi in quel che è e sarà.
Sara, (IV liceo) Treviso

La vacanza di GS Brianza

«Si tratta di un fatto»
La vacanza di GS è stata una grande risposta alla mia preghiera. Ultimamente la sera, prima di andare a letto, pensavo principalmente a due volti: quello di Tommaso - un ragazzo che si è suicidato - e un altro ragazzo della mia età con un cancro alle ossa. E pensando a loro mi chiedevo: cosa vuol dire vivere, ma vivere davvero? Come hanno sottolineato nelle loro testimonianze, Giancarlo Cesana, uno dei responsabili del movimento, e Tommaso, matricola in università, quando si viene sbaragliati dalla realtà - come la malattia, o l’amore - cosa regge? Cosa ti strappa dal nulla?
“Vivere con la V maiuscola”, il tema della vacanza, è stato riconoscere quello che accadeva: affidandomi e seguendo questa compagnia ho scoperto di essere amata. Questi giorni sono stati una ulteriore conferma del cammino fatto con GS, ma sono stati soprattutto la promessa che quell’amore che mi è stato dato è per sempre.
A testimoniarlo erano gli occhi luccicanti e pieni di passione di Cesana, che ha più di 70 anni eppure è più vivo di me; e Tommy, insieme agli altri universitari, che mi hanno fatto desiderare una vita densa come la loro. Per cui mi basta sapere che questo amore concreto, che ci lega e si fa vivo in questa compagnia, con il nome di Cristo, è fino alla fine. L’esperienza di GS per me finirà presto, perché sono all’ultimo anno, ma ho la certezza che invece la compagnia e questo essere amata non finirà.
Non si tratta di un sentimentalismo, ma di un fatto, perché, come ha detto don Marcello a Messa: non c’è niente di più concreto del gesto della Comunione, di Dio che si è fatto carne. Con questa promessa non ho paura di tornare a scuola, perché so che mi aspetta anche lì questo amore. Non so perché c’è, ma lo desidero per tutta la vita. E sapere che entrambi i ragazzi a cui penso la sera sono stati amati così, anche se forse non ne erano consapevoli, mi dà speranza. Nella vita io desidero seguire questa compagnia, ma soprattutto scoprire sempre di più questa presenza, «la sua figura», come nel canto di Giuni Russo.
Maria, (V liceo) Desio