I Colloqui Fiorentini 2023

Il tifo per Calvino e i miei alunni

Dal 16 al 18 marzo a Firenze si è svolta la XXII edizione dei Colloqui Fiorentini. Quest’anno gli studenti delle scuole superiori si sono cimentati in percorsi di scrittura e arte su «È verso la verità che corriamo, la penna e io…». Una prof racconta

Ho partecipato per la prima volta ai Colloqui Fiorentini con 31 miei alunni, di un liceo dell’hinterland milanese.
Ho partecipato cedendo all’insistenza di due colleghe e amiche di un’altra scuola, ma con qualche timore. Quell’antico velo di scetticismo che non mi abbandona mai: chissà cosa penseranno i miei alunni? E la mia collega che ho invitato in fretta e furia per avere il secondo accompagnatore? Avrà capito dove stiamo andando?
Al convegno, ho ascoltato i primi interventi, guardando di sottecchi i miei ragazzi, per carpirne le reazioni. Restava in me il timore che si sentissero pesci fuor d’acqua e che quel modo di leggere Calvino, così teso a far emergere la sua umanità più intima, quella insistenza sugli aspetti esistenziali, potesse non essere per loro, potesse in qualche modo infastidirli.

E invece le cose sono andate altrimenti: quello che è successo in quei giorni è stato per me ancora una volta l’occasione per riscoprire la verità e la bellezza della storia a cui appartengo. Ho riguardato tutto con gli occhi stupiti dei miei ragazzi. È proprio vero che gli ultimi arrivati tra noi, ci precedono nel cammino.
Durante i tre giorni di lavoro, li ho visti contenti, certo a volte distratti, ma contenti e grati di essere lì. Ma la conferma è arrivata sabato mattina, il giorno delle premiazioni: i ragazzi sono entrati nel Palazzo Vanni, frizzanti e desiderosi di ottenere qualche premio. Io li guardavo, senza osare sperare. Quando dal palco, Pietro Baroni, presidente dei Colloqui, ha detto il nome di una mia alunna e poi quello della nostra scuola attribuendo il terzo premio per la sezione Arte, la gioia è esplosa incontenibile. Sembrava di essere allo stadio: cori e applausi infiniti. I ragazzi mi hanno assalito con domande: «Prof, scriviamo a scuola, pubblichiamolo sul sito, ritiriamo l’opera e appendiamola nell’atrio». «Prof, le tesine vincitrici le pubblicano su un libro!». E ancora: «Prof, quella scuola di Chiavari ha vinto tutto… Come avranno fatto? Dobbiamo scoprirlo, andiamo a conoscerli». «Prof, hanno iniziato a studiare dall’estate. Adesso andiamo a casa e iniziamo a leggere Pascoli, così l’hanno prossimo vinciamo!». «Prof, veniamo anche l’anno prossimo, vero?».
Che cosa li ha entusiasmati tanto? Mi sono chiesta. Un tifo da stadio per Pascoli e Calvino… Per chi come me frequenta aule scolastiche di istituti statali, da più di vent’anni, è cosa incredibile. Che cosa ha risvegliato in loro tutta questa motivazione? È la voglia di esserci, di essere chiamati per nome e di sentire di appartenere a qualcosa di bello; è il bisogno di sentirsi parte di una storia. I Colloqui sono un modo nuovo di fare scuola, dove quello che tu sei, quello che tu scrivi e pensi, quello che dipingi, interessa davvero a qualcuno.

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Tornare in classe e leggere Dante o Parini, in questi giorni, non è più la stessa cosa: la lezione è un luogo dove si incontra qualcuno che ha qualcosa da dirci, ma soprattutto dove noi ci siamo, e ciò che pensiamo conta.
Questa mattina leggevo il Purgatorio di Dante, dell’Angelo Nocchiero che trasporta le anime, luminoso e bello da far male. Un ragazzo sbotta: «Prof, come sarebbe bello, se tutto questo fosse vero!». E il suo compagno di banco, immediatamente dopo: «Come sarebbe bello se Dio esistesse davvero!».
È iniziato per noi un modo nuovo di fare scuola, che fa i conti con la vita.
Chiara, Milano