Perugia (foto Unsplash/Mauro Grazzi)

Perugia. Un'altra manata di colla

Un incontro casuale a un Battesimo si trasforma in una serata di testimonianza. E in un'amicizia con altre realtà della Chiesa: «Abbiamo vissuto quello che voi siete: Comunione e Liberazione»

Un mese fa, i nostri amici Chiara e Raffaele hanno battezzato il loro primogenito Bernardo nella frazione dove risiedono alle porte di Perugia. Alla messa parrocchiale era presente anche Sonia del Circolo Laudato si’ di Perugia, che al termine della messa ha chiesto a Chiara il numero del responsabile della Fraternità di Cl. Così, il giorno dopo, mi ha contattato per raccontarmi il suo stupore nell’aver visto tante famiglie giovani e con tanti figli ad una messa della sua parrocchia e alla fine mi ha proposto di partecipare ad un loro incontro, un’adorazione eucaristica, portando la nostra testimonianza. Abbiamo chiesto proprio a Chiara e Raffaele e a Beniamino del Banco di Solidarietà di raccontare di sé sul tema: “Carità in famiglia e nel mondo”. Insieme a loro, giovedì 30 marzo si è aggiunta una signora peruviana assistita dal Banco.

Sono stato spettatore di un momento incredibile. La cosa che mi ha colpito è stata constatare come quello che noi siamo e che portiamo deborda totalmente dalla nostra persona. Molto spesso, credo sia normale, non ce ne rendiamo conto, ma quando qualcun’altro te lo fa notare, è davvero un’ulteriore “manata di colla” di Lui che si fa carne e accade sempre.

Chiara ha raccontato dell’esigenza di compimento che l’ha spinta a sposarsi con Raffaele, in piena pandemia, organizzando il matrimonio a distanza (lei a Bologna, lui a Perugia) tra restrizioni, zone rosse eccetera: «Quel bisogno di compimento era irrimandabile. Perché ci si sposa? Perché l’amore tra due persone trova compimento in Cristo. Cosa significa per me? Quando due persone si amano davvero, emerge il desiderio del compimento dell’altro, del destino dell’altro, perciò il suo rapporto con Cristo». E oggi? «Nostro figlio ha bisogno solo di una mamma e di un papà felici». «Carità come sacrificio di sé, non inteso come privazione o perdita», ha detto Raffaele, architetto: «Sacrificarmi è donare me stesso per il destino dell’altro. Per esempio come fare il “babbo-sitter” durante un convegno a cui Chiara ha partecipato a Padova. Prima in camera con Bernardo, poi a passeggio per la città ed in macchina con lui che non ha mai smesso di piangere. Sono stati due giorni faticosissimi. Tuttavia non avrei mai pensato di tornare a Perugia molto più lieto di quando ero partito. Pensavo di sbrigare una “pratica” per poi riprendere la routine, invece permettere a Chiara di vivere quel momento che lei sentiva utile mi ha reso lieto, dentro la fatica, lieto. E la settimana è partita con un altro entusiasmo».

Beniamino ha raccontato della sua esperienza al Banco di Solidarietà: «Per natura io non lo farei mai. Ma quando torno a casa sono felice e grato. Cosa succede in quel momento? Il mio cuore viene strappato al borghesismo che spesso lo incatena. Occorre rimanere attaccati al luogo dove Cristo è presente».

Per ultima Beatriz, la signora peruviana del “pacco”, vedova con due figli, ha detto semplicemente: «Nel momento del bisogno, quando uno gira la testa e non vede via d’uscita… È stata un’insegnante di mio figlio più piccolo ad essere il mezzo con cui Dio mi ha risposto: con il gruppo del Banco di Solidarietà. Dal primo momento che vi ho conosciuto fino ad ora, quando mi chiamate o mi scrivete “Bea, ti portiamo il pacco”, non vi rendete conto quale di più portate. Quando apro la porta di casa e vedo le persone con quello scatolone che ci aiuta ad arrivare a fine mese, io mi sento felice. Perché con voi arrivano salvezza, speranza, ascolto, incoraggiamento, solidarietà e per ultimo, ma non meno importante, amicizia. Sono sicura che è Dio che opera. Dio fa le sue scelte e non si sbaglia mai».

Al termine della serata, Sonia ci ha ringraziato dell’amicizia e delle testimonianze dicendo ancora di come era rimasta sbalordita il giorno del Battesimo e di come aveva atteso di rivederci, e che nel frattempo era andata a cercare su internet i nostri strumenti di comunicazione per approfondire le nostre radici. «Perché quel giorno ho visto davvero fraternità e unità», ha concluso.

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Il giorno dopo, mi ha inviato questo messaggio: «Buongiorno Michelangelo. Grazie a voi tutti, siete stati una grande grazia! Bellissime testimonianze che hanno toccato il cuore, tra simpatia e commozione! Abbiamo vissuto quello che voi siete, Comunione e Liberazione, spero possa nascere e ri-nascere in tante parrocchie, in tante realtà. Speriamo che ci possano essere altre opportunità per incontrarci magari anche con altre testimonianze. Grazie ancora, Dio benedica tutta la Fraternità». Una novità per la Chiesa e per il mondo.
Michelangelo, Perugia