Salvatore Digilio

Salvatore e il profumo della felicità

È morto settimana scorsa dopo una lunga malattia. Ecco cosa scriveva poco tempo fa agli amici "quadratini", un gruppo di persone malate che si ritrova quotidianamente online per seguire la messa. E per raccontarsi la vita

Carissimi amici, c’è stato un momento in questi mesi, costretto a stare in casa per i forti dolori alla schiena dovuti alla metastasi, dove mi chiedevo l’utilità di questo. E così mi è tornato alla memoria quando mesi fa don Eugenio ci ha parlato della vocazione. Ho pensato ai miracoli che accadevano nella nostra Fraternità dei Quadratini: la vita non è uno scorrere invano verso il niente, il mio nome è scritto nei Cieli, Cristo mi vuole abbracciare perché sono fatto per essere felice. Desidero Gesù perché voglio essere felice.

Questo raccontavo a chi veniva a trovarmi dicendogli quello che vedevo nella nostra Fraternità. E che non occorre essere ammalati per desiderare di essere felice e volere Cristo. E così succede una cosa strana. Sempre più gente, amici che non vedevo da anni, colleghi, amici della Fraternità chiedono di venire a trovarmi: uno, due, tre persone al giorno… Questa cosa mi fa sorridere un po’. E io mi chiedevo: «Perché succede? Per andare a visitare un malato? Non credo, prima non era così, tranne che con gli amici più stretti». Questa era la mia domanda al Signore: perché? Fino a quando ieri è venuta a trovarmi un’amica a cui ho raccontato questa cosa e lei mi ha detto: «Salva, vengono a trovarti perché tutti siamo fatti per essere felici e qui da te sentono l’odore, il profumo della felicità e ne seguono la scia. Ed è così anche per me, sono tua amica perché anch’io ne seguo la scia».

Niente può togliermi il bisogno di essere felice, neanche la malattia; niente può togliermi il desiderio di cercare e conoscere Cristo fino all’ultimo istante della mia vita e se io lo facessi dovrei essere sordo a me stesso. È proprio vero che ci vuole un Altro per dirti chi sei, perché da soli non ce la facciamo, spesso vediamo solo i nostri limiti come ostacoli e non come una ferita aperta. Questa per me è la nostra Fraternità dei Quadratini. Un bacio a tutti.
Salvatore Digilio, Cassano Magnago (Varese)