La presentazione del 2 maggio al Teatro Dal Verme di Milano (Pino Franchino/Fraternità CL)

Un'esperienza per tutti

La presentazione de "Il senso religioso" del 2 maggio scorso è stata seguita in tutto il mondo. Ecco alcune lettere e contributi che raccontano cosa ha generato

«La possibilità di svegliarmi»
Nei mesi scorsi ho partecipato a “Vivere i cambiamenti”, un corso per gestire lo stress fornendo degli strumenti appropriati (tipo meditazioni e affini). Non avevo mai fatto una esperienza di questo tipo e mi sono lasciata interrogare dalle cose e soprattutto dalle persone. All’ultima lezione, tutti i partecipanti erano dispiaciuti perché non avrebbero avuto più un luogo in cui essere accolti, ascoltati e compresi nelle loro “questioni”. A me è venuta una gran tristezza percependo la solitudine di queste persone.
Proprio quella sera, c’era la presentazione con Javier Prades del Il senso religioso. Io ci sono andata e mi sono sentita veramente preferita e molto fortunata ad avere ricevuto questo dono: il movimento, cioè concretamente delle persone amiche che mi accompagnano nella vita.
Ho iniziato a pensare a come potevo fare conoscere questo dono anche ai miei amici del corso. Sulla chat del gruppo, ho inviato la locandina della presentazione aggiungendo che, anche se era già passato, io ero andata a quell’incontro e avevo deciso di leggere il libro perché mi aveva colpito e gli ho spiegato i motivi: «Il senso religioso non è un libro solo per gente di Chiesa e neppure solo per i cristiani. È per tutti gli uomini che prendono sul serio la loro umanità. L’esigenza di vero, di bello, di felicità sono le energie di fondo con cui si affronta la realtà. Questa esperienza elementare è uguale in tutti, anche se poi tradotta in modi diversi, a volte opposti. E ci permette di partire tutti dallo stesso punto: l’abbiamo vissuto, quando siamo rimasti colpiti da una poesia, una canzone…». E alla fine li ho invitati a leggere insieme il libro.
Non so se quello che ho fatto gli sarà d’aiuto o se porterà dei frutti, a questo penserà il Signore. So che per me è stata la possibilità di svegliarmi, di lasciarmi colpire di nuovo da quello che ho incontrato.
Manuela, Ravenna


Un metodo da condividere
L’occasione della presentazione de Il senso religioso in “mondo visione” ci è subito apparsa ideale per far conoscere meglio ai due sacerdoti e agli amici della parrocchia l’esperienza del movimento e don Giussani, di cui tanto gli abbiamo parlato. Così abbiamo organizzato una cena a casa nostra seguita dal collegamento. Da parte mia e di mia moglie Susanna c’era una grande attesa: quel libro l’avevamo scoperto al liceo, ai tempi di Gioventù Studentesca. Durante il collegamento ho pensato che il contenuto fosse troppo difficile per i miei ospiti. In più la traduzione mi pareva perdesse dei pezzi del discorso. Finito l’incontro, chiedo al mio amico Daniel se avesse bisogno di un cognac per riprendersi e, invece, con mia grande sorpresa è iniziata una bellissima chiacchierata sulle domande e sul senso della vita, per poi parlare della fede e della ragione. Susanna a questo punto ha lanciato l’idea di leggere insieme il libro. Vediamo cosa accadrà. In tutti i casi un gesto così era da vivere con un impeto missionario, nel senso di proporre agli amici un metodo da condividere per affrontare le grandi domande della vita.
Giampaolo, Chalon sur Saône, Francia


Lo stupore di una Presenza
Alla presentazione de Il senso religioso, Davide Prosperi e Javier Prades mi hanno entusiasmato perché mi hanno fatto cogliere quello che don Giussani e don Carrón hanno cercato di farci capire in questi anni: l’incontro, l’avvenimento non è una cosa innanzitutto da capire, ma da vivere, che ci travolge.
Ero così entusiasta che a una mia amica che diceva che Prades era stato «bello, ma un po’ difficile» ho risposto che lo potevo riassumere con la frase del retore Vittorino: «Da quando sono diventato cristiano, mi sono scoperto più uomo».
È quello che è successo a Giussani e anche a noi: attraverso il movimento abbiamo scoperto la nostra umanità, abbiamo scoperto le nostre esigenze fondamentali e perciò abbiamo capito che andando a fondo di esse la nostra fede è ragionevole, corrisponde al nostro cuore. Mi ha sempre appassionato che la fede è la risposta al senso religioso come domanda. Più si scopre Cristo e più si cresce in umanità e così si vive meglio la fede. E questo accade sempre fino ai momenti più duri, come ha testimoniato la fisioterapista Jone Echarri su don Giussani malato.
Non ho capito tutto, ma ero pieno di stupore di fronte a Prades che teneva aperta la domanda. La risposta è Cristo, cioè lo stupore di una Presenza che ti accompagna sempre, anche attraverso la nostra compagnia.
Vittorino


«Sono qui per un fatto»
La sera dell’incontro tutto sembrava cospirare contro: la stanchezza della giornata, il peso delle mie contraddizioni, un’amica arrabbiata con me per come avevo organizzato il banchetto libri, il dispiacere che le persone che avevo invitato alla fine non fossero venute… Poi è iniziato l’incontro. Il sonno, il chiacchiericcio di alcune amiche, le tensioni non mi hanno fatto capire tutto, eppure qualcuno stava parlando di me e a me, ero io quel ragazzo apparentemente indifferente alla lezione di cui ha raccontato Prades, ero io lo s-criteriato.
E improvvisamente ho guardato tutto alla luce di quei criteri (giustizia, verità, felicità): la mia tensione c’era perché così vivo le mie esigenze, l’amica era arrabbiata perché anche in lei vibravano i criteri del cuore, i miei amici invitati anch’essi avevano usato quei criteri forse per preferire altro… E mi è venuto il pensiero che un uomo è risorto, e per quel fatto io sono qui, insieme ad altri ai quali ancora arde il cuore. E l’unico modo mio di donarlo a Ciro, il tecnico in sala, è parlargli di Giussani commosso dalla Favorita di Donizetti, di un libro in cui inizi a capire cosa vuol dire «vivere intensamente il reale», della Scuola di comunità in cui si parla della vita-vita.
Giovanni, Napoli