San Marino (Foto: Lorenzo Castagnone/Unsplash)

Portofranco. «Perché lo fai?»

A San Marino, quest'anno tanti ragazzi e adulti si sono coinvolti con l'aiuto allo studio. Pubblichiamo due lettere: il padre di un ragazzo e una professoressa volontaria

Giulio ha frequentato la prima Liceo Scientifico. L’anno per lui era iniziato male, in parte per le lacune didattiche create dalla pandemia, in parte per dei problemi interni alla nostra famiglia che dovevano trovare ancora soluzioni. A dicembre, al colloquio con gli insegnanti, ci è stato presentato un quadro non facile. Il consiglio è stato di cambiare indirizzo di studio. Con Giulio ci siamo interrogati sul da farsi. Lui ha deciso di difendere la sua scelta, e di provare a salvare l’anno. Gli piaceva la routine che si era costruito e voleva dimostrare a se stesso e agli altri di potercela fare.
Prima ci siamo organizzati per seguirlo in famiglia, poi abbiamo iniziato a cercare un aiuto esterno. Non sapevamo bene cosa cercare, ma intuivamo che serviva qualcosa che avesse a che fare anche con l’aspetto relazionale, affettivo, amicale. All’inizio abbiamo trovato delle realtà multidisciplinari incentrate sugli aspetti formativi ma non ci hanno convinto, poi la prof di latino e la mamma di un amico di Giulio ci hanno suggerito Portofranco. Abbiamo raccolto qualche informazione e abbiamo capito che si trattava di una realtà appartenente al mondo cattolico. Lì ci siamo posti un problema. Noi non siamo praticanti. Pensavamo che si trattasse di un ambiente “non per noi”, una realtà chiusa.
Abbiamo chiamato Ylenia, la responsabile, un po’ preoccupati. Ma lei non ci ha chiesto nessun certificato, nessun passaporto e allora abbiamo capito che era una realtà “noi per tutti”. Ci siamo sentiti accolti. Un’altra cosa che ci ha colpito è stato l’aspetto della gratuità. Al giorno d’oggi non la si vede, c’è più una diffidenza. Il valore della gratuità lo abbiamo capito parlando con Pietro, il ragazzo che segue Giulio. Gli abbiamo chiesto: «Perché lo fai? Perché dedichi due ore alla settimana a qualcuno che nemmeno conosci? Per giunta abiti a Chiesanuova e ti devi fare un sacco di strada…». La risposta è stata: «Ciò che mi ripaga è il valore dell’esperienza». La solidarietà umana, l’aiuto incondizionato è qualcosa che non si trova più da nessuna parte. Sopravvive solo nel mondo cattolico.
Poi c’è “Casa Terenzi”, il luogo che la Giunta di Castello, una sorta di Consiglio Comunale, ha messo gratuitamente a disposizione. Io sono nato lì vicino. e per molti anni è rimasta in stato di abbandono. Quando andavo a portare o a prendere Giulio c’era sempre un via e vai di ragazzi impegnati in cose buone. Portofranco ha riportato Casa Terenzi ad essere un luogo di rapporto. Una casa. Un’altra cosa che ci è piaciuta è il richiamo alla scuola di Barbiana di don Milani. L’aver rotto il rapporto asimmetrico fra studente e insegnante, il fatto che tutti siano studenti e insegnanti allo stesso tempo. Il modo diverso di trasmettere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri. Io per carattere tendo ad ingrigire le situazioni. Pietro invece è sempre stato positivo, ha rallegrato la prospettiva. Noi pensiamo che l’opera di Portofranco sia di grande valore sociale e riesca a portare sollievo nella vita dei ragazzi e delle famiglie. A noi ne ha portato tanto. La bella notizia è che Giulio ha salvato l’anno e ha deciso che non appena sarà più formato come studente si impegnerà a ricambiare quanto ha ricevuto.
Luca



Devo fare una premessa, da settembre scorso ho lasciato la scuola e mi sono ritrovata catapultata in una realtà dove non c’erano più i ragazzi che mi trasmettevano entusiasmo con il loro sorriso. Una cara amica mi ha parlato di Portofranco e io ho accettato la proposta di questa nuova esperienza. La mia vita da insegnante è ricominciata. Il mio primo studente, proveniente dall’Ucraina, voleva imparare alla perfezione la lingua italiana e il tedesco ed era pieno di entusiasmo. Erano anni che non mi succedeva di incontrare un ragazzo così motivato e desideroso di apprendere. Per me è stato davvero coinvolgente, poi ne sono arrivati altri che dovevo aiutare nella lingua che ho sempre insegnato: il tedesco. L’incontro con questi ragazzi è stato diverso rispetto a quello che avveniva a scuola, soprattutto perché c’ero io e un solo studente, di conseguenza era più semplice stabilire un rapporto basato sulla fiducia, la comprensione, la vicinanza emotiva. Oltre alle nozioni che impartite, è stato fondamentale per loro sentirsi rassicurati, incoraggiati.
Era importante l’aiuto che potevo dare, ma per me era mille volte tanto quello che loro davano a me. Quando tornavo a casa mi sentivo soddisfatta come un’insegnante alle prime armi e in un certo senso lo ero. Questa esperienza mi ha fatto crescere interiormente e spero sia stato lo stesso per i giovani che ho incontrato. L’aspetto fondamentale è che ho compreso che mai come in questo momento i giovani hanno
bisogno di sentirsi ascoltati, aiutati, capiti e non giudicati.
Maria Pia