«Per il desiderio di vivere»
Da Firenze e Treviso, due lettere inviate come contributi per l'assemblea dei nuovi iscritti alla Fraternità di Comunione e Liberazione, lo scorso 12 ottobreLa mia famiglia è del movimento e mi ha sempre stupito come i miei genitori ci avessero lasciato liberi di scegliere cosa volevamo per la nostra vita. Non c’è stata mai una pretesa da parte loro. E io ho scelto di seguire l’esperienza della Banda alle medie, poi GS e poi il Clu. Ma non sono stati anni che ricordo con felicità, ho sempre fatto un po’ fatica, invidiando chi incontrava per la prima volta il movimento, perché erano stupiti di ogni cosa e tutti stupiti da loro e nessuno che si stupiva di me, anzi la maggior parte delle volte sbagliavo tutto. Ero un po’ polemica, ma perché veramente non capivo. Volevo che arrivasse anche a me quella felicità che vedevo negli altri. Certo accadevano cose belle, ma nulla reggeva.
Mi laureo in infermieristica e finisce l’esperienza del Clu, dove ero riuscita a litigare con un sacco di persone. Però pensavo: «E ora? Almeno in università, anche se mi ci scontravo nove volte su dieci, c’erano sempre i miei amici. Ora che vado a lavorare, chi c’è con me?».
A ottobre dell’anno scorso inizio a lavorare in una Rsa. Ma è un’esperienza che stava facendomi perdere la fede. Fino al 28 febbraio 2023, quando muore Silvia, sorella di Caterina una delle mie più care amiche. Una botta non da poco. Quel giorno Cate mi scrive: «Vieni a dormire da me questi giorni?». Prendo ferie fino al funerale e mi ritrovo a casa di Silvia e Matteo, suo marito, in mezzo agli amici e ai familiari.
Ho sempre avuto paura di morire. Pensavo: la vita finisce e basta, fine. Invece in quei giorni ho desiderato di vivere come Silvia e di morire come lei. Ho conosciuto bene Matteo e finalmente mi sono ritrovata felice come tutti gli amici e i familiari che invidiavo. Perché lui ha sempre preso in considerazione ogni mia domanda. Mi diceva, ed è una cosa che ho imparato a fare: «Chiediti che cosa dice della verità di te». Ho imparato a chiedere tutto a Cristo come chiedo a Matteo, a un amico.
Ho fatto un incontro che determina la mia vita, il mio presente e il giudizio sulla mia vita. Guardando a questo anno, ma anche ai precedenti, penso che se sono così è per il movimento, è per l’incontro con Cristo. E per prendere coscienza di chi sono, sempre in dialogo con i miei amici, mi sono iscritta alla Fraternità, perché mi sembrava la cosa più adeguata dopo quello che mi era stato dato.
Bianca, Firenze
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Ho incontrato il movimento circa due anni fa, quando all’inizio della specialità ho conosciuto un collega, che sarebbe diventato poco dopo il mio moroso. Appena abbiamo iniziato ad uscire lui aveva fretta di presentarmi i suoi amici, invece io volevo aspettare, per essere più sicura del rapporto che stava nascendo. Lui però insisteva: «Te li voglio far incontrare perché conoscendo loro conosci di più anche me». E così tra cene, gite fuori porta, viaggi dal Veneto alla Lombardia, vacanze insieme, piano piano mi stupivo di queste persone con cui mi sentivo sorprendentemente libera, libera di raccontarmi fino in fondo, senza tralasciare niente delle mie debolezza e fragilità.
Dopo aver conosciuto questi amici, ho iniziato a partecipare alla Messa della comunità di Padova, ho iniziato a conoscere la Chiesa. Non avevo mai visto una chiesa così piena in una messa feriale. Poco dopo, un po’ per curiosità, un po’ perché quegli amici diventati anche miei mi invitavano, ho iniziato ad andare a Scuola di comunità. «Ma dove sono finita? Perché non riesco a capire quello che dicono?», sono stati i primi pensieri, eppure quei discorsi mi attiravano, non volevo saltare un incontro, pensavo che mi sarei persa qualcosa di bello rimanendo a casa. Mi sono accorta che di quei mercoledì sera avevo estremo bisogno, che anche io desideravo avere le domande che gli altri si ponevano, sul lavoro, sulle amicizie, sui rapporti, desideravo vivere una vita puntando verso una bellezza che intravedevo in quei volti, in quelle parole a me poco chiare, ma che sapevano di cose grandi. Questa compagnia mi è diventata sempre più vicina, quella libertà che avevo assaporato fin da subito cresceva, mi sentivo voluta bene in un modo immeritato.
Prima dell’estate, è arrivata la proposta di far parte del gruppetto di Fraternità del mio moroso. Non ho avuto nessuna esitazione nel mettere insieme tutti i “pezzi”. La presenza di una compagnia, di un luogo in cui vedere con i miei occhi il Signore presente erano diventati elementi indispensabili per me, mi accorgevo di come la mia vita era cambiata. Non potevo fare a meno di tutto questo, non potevo che accogliere pienamente quella proposta iscrivendomi alla Fraternità.
Chiara, Treviso