I giessini abruzzesi e molisani tra le vie di Napoli

Vacanze GS. La bellezza svelata

I giessini di Abruzzo e Molise a una due giorni insieme per i vicoli di Napoli. Alla scoperta della città, ma anche del loro cuore, tra incontri, testimonianze e nuove amicizie

Il 4 e il 5 gennaio con un centinaio di ragazzi di Gioventù Studentesca di Abruzzo e Molise siamo andati alla scoperta di Napoli, la città dai mille volti e dai mille colori. Forte il desiderio di divertirci, ma anche di non distrarci dalle domande grandi e drammatiche di questo periodo. «Come si fa a vivere un rapporto affettivo in questa situazione in cui tutto sembra avere un termine di scadenza? Anche guardando ai giorni di vacanza: siamo meno impegnati, ma emerge un bisogno», introduce Giorgio davanti all’abbazia benedettina di Sant’Angelo in Formis, prima tappa del nostro viaggio. «La stessa esigenza che Marracash ha scritto su un post di Instagram: “Il tour è finito e m’ha lasciato dentro un vuoto e un silenzio innaturali. È incredibile come aspettare così tanto qualcosa, progettarla, metterla in atto, portarla a compimento, abbia sempre un contraccolpo così pesante”. Anche quando ci poniamo un obiettivo e lo realizziamo, il nostro cuore ha bisogno di altro. Per questo cominciamo il nostro gesto cantando Povera voce: siamo fragili, ma la nostra fragilità è amata».

A Sant’Angelo in Formis ci attende il nostro amico Felice Iovinella, architetto ed educatore nel carcere minorile di Nisida, che quest’estate avevamo conosciuto durante la vacanza estiva. «Questo gioiello, esempio stupendo di architettura longobarda, vale la pena visitarlo non da turisti», esordisce Felice, «ma per richiamarci ad un “pieno” su cui poter poggiare tutta la nostra esistenza; infatti questa stupenda abbazia è segno di questo. Guardate gli archetti in cui ci sono le scene della vita dell’abate Antonio e di san Paolo di Tebe con i segni che accompagnano la vita di questi uomini così come la nostra, anzitutto la fedeltà ad una storia, simboleggiata dalla presenza di un cane».

Arriviamo a Napoli dove Massimo e le altre guide dell’associazione “Rione Sanità” ci aspettano per condurci alla scoperta del capoluogo campano la cui bellezza si spalanca prorompente davanti ai nostri occhi. Due giorni in cui con il loro entusiasmo e l’amore per la città ci fanno immergere nei profumi, nei colori, nei rumori e nelle contraddizioni di Napoli: piazza Plebiscito, il lungomare con vista sul Vesuvio e la penisola sorrentina, la galleria Umberto I, via Toledo e Spaccanapoli, la chiesa del Gesù Nuovo con la tomba di san Giuseppe Moscati, la chiesa di Santa Chiara, il Duomo e il racconto del sangue di san Gennaro; i luoghi dove sono nati e cresciuti Totò, Pino Daniele, Carlo Pedersoli (Bud Spencer), Luciano De Crescenzo; gli scorci e i palazzi dove sono stati girati film e fiction famosi, il quartiere Stella con il Rione Sanità, la sua rinascita e le sue contraddizioni. E poi ovunque colori, bandiere del Napoli e immagini di Maradona, ma anche una chiesa ad ogni angolo, segno della religiosità di questo popolo. La sera in hotel, un caro amico, Gianni Aversano, viene a cantare i canti struggenti della tradizione napoletana.

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Il 5 gennaio uno dei ragazzi di Nisida, Salvatore, ci apre totalmente il suo cuore dialogando con noi e con i ragazzi come se ci conoscesse da sempre. La sua infanzia e le cattive compagnie, il quartiere, il vero Mare fuori, il suo primo ingresso in carcere a 14 anni. E adesso la rinascita dopo sei anni di detenzione, la soddisfazione nel raccontarci che prima quasi non voleva uscire da Nisida e ora fa il pizzaiolo, vive da solo e ha cambiato vita e quartiere. Nel suo racconto un lungo elenco di fatti, nomi, volti: l’educatrice Valeria, il direttore che ha creduto in lui, il cuoco che gli cucinava i piatti preferiti. Questo ragazzo di 23 anni ci ha reso evidente che nessuno si salva da solo, ma che tutto accade assecondando l’iniziativa di un altro che si piega su di noi. Il silenzio e la commozione che hanno accompagnato la sua testimonianza lo hanno reso ancora più evidente. Come ha detto Luca durante il viaggio di ritorno: «La città racconta tante cose, ma è il modo in cui noi l’abbiamo vissuta che parla. Non tutti i turisti fanno esperienza di una convivenza così familiare e coinvolgente. Torno a casa col desiderio di vivere sempre così, e so che questo è possibile grazie alla compagnia di GS». Sempre Felice, citando sant’Agostino, ci aveva detto che il Nuovo Testamento è il Vecchio a cui è stato tolto il velo. Due giorni di Bellezza e di vera e propria Epifania.
Daniela, Guglionesi (Campobasso)