Sabbioneta, Palazzo Ducale

Vacanze GS. Sulle orme dei Santi

I giessini di Torino alla scoperta di Modena, Parma e Sabbioneta per conoscere di più le figure di sant'Agostino, san Geminiano e del beato Rolando Rivi. E per prendere sul serio le «esigenze del cuore»

La vacanza di Gioventù Studentesca di Torino è “partita” prima dell’inizio del viaggio vero e proprio. Volevamo che i ragazzi fossero protagonisti da tutti i punti di vista anche quello artistico. Per questo ci siamo trovati per preparare le presentazioni di ciò che avremmo visto. Un nota bene: non ci interessava che diventassero in breve tempo delle guide d’arte, ma che comunicassero quello che li aveva colpiti.

Prima tappa: Pavia, per incontrare la figura di sant’Agostino laddove il re longobardo Liutprando ne fece trasportare e deporre le spoglie. Provocati dalla lettura della prima premessa de Il senso religioso di don Luigi Giussani, ci interessava capire cosa significa prendere sul serio le «esigenze del cuore». «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te», ci testimonia il Vescovo di Ippona con la sua vita. Abbiamo poi proseguito per Modena, dove ci siamo riuniti agli amici friulani, con cui abbiamo condiviso il resto della vacanza: visite, incontri, cantate e bellissimi giochi. Qui abbiamo messo a tema la nascita e lo sviluppo di una città, il suo fondamento ideale, il suo “volto”. A Modena nel punto dove fu sepolto san Geminiano fu eretto il Duomo, centro e cuore della città. L’uomo medioevale aveva come punto di riferimento la figura del Santo, «Ma anche oggi i modenesi sono legatissimi al patrono», ci ha spiegato l’amica Cristina, venuta a incontrarci. Il giorno dopo, visita a Sabbioneta, la città ideale secondo la concezione rinascimentale, voluta da Vespasiano I Gonzaga, vissuto alla corte imperiale di Spagna, condottiero e poi duca di questo minuscolo lembo di terra. A Sabbioneta tutto converge intorno alla sua figura, impressionante è il mausoleo che si fece costruire, che con l’imponenza dei suoi marmi sovrasta l’altar maggiore della chiesa dell’Incoronata. L’uomo è al centro: più precisamente il Divo, colui che riesce nella vita. E tutto è bellissimo, ma spesso è solo apparenza, come gli spazi, ingranditi grazie a sapienti artifici prospettici.

Nel pomeriggio trasferimento a Castellarano, nei luoghi del beato Rolando Rivi. È stato toccante ascoltare dall’amico Angelo la storia di questo ragazzo innamorato di Cristo, giovanissimo seminarista che d’estate aiutava i suoi coetanei nello studio e che è stato ucciso dai partigiani durante la Seconda guerra mondiale per non aver rinnegato la fede. Abbiamo fatto una piccola processione passando vicino ai resti del suo corpo, posto sotto l’altare della chiesa romanica. Il giorno successivo, abbiamo concluso il viaggio in un’altra città segnata dalla concezione medioevale cristiana: Parma, dove Letizia e Benedetta dovevano presentare il Battistero. Sapendo che sarebbe stata l’ultima tappa della vacanza, entrambe, che non avevano potuto partecipare al momento di preparazione, erano partite avendo dato un’occhiata di sfuggita al testo che era stato dato loro. Ma dopo aver ascoltato gli amici presentare la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia e il Duomo di Modena, desideravano spiegare la parte di loro competenza con la stessa passione. Volevano capire i rilievi sulle porte, che cosa rappresentavano gli affreschi, come si ergeva la cupola… avevano cercato di visualizzare l’edificio, ma non era così semplice. Arrivati a Parma, alla vista del Battistero tutta la preoccupazione che le opprimeva è sparita.
«Non dimenticherò mai gli occhi di Letizia quando ha visto in lontananza l’edificio», racconta Benedetta. «Prese dalla frenesia, siamo andate a cercare il portale della Vergine e del Redentore, le statue e le formelle, rimanendo a bocca aperta nel vedere ciò che prima cercavamo di studiare sulle foto, proprio lì davanti ai nostri occhi. Siamo rimaste ancora più stupite nel ritrovare elementi dove non ce li immaginavamo, oppure statue che non riconoscevamo e insieme ci siamo messe a cercare di capire ogni cosa, scoprendo ancora una volta la bellezza che ci era stato chiesto di illustrare. A partire da questo stupore, la presentazione – che tanto ci preoccupava - è stata una passeggiata e ha svelato il motivo della nostra contentezza: esserci impegnate insieme per offrire qualcosa di bello ai nostri amici».

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La settimana dopo a Scuola di comunità, Benedetto racconta: «Quello che ho vissuto in vacanza mi ha ridato un po’ di semplicità e di gusto per la quotidianità. Alla ripresa delle lezioni, sono arrivato a scuola con un po’ di anticipo ed ho visto i ragazzi disabili arrivare. Mi ha colpito una educatrice con un sorriso raggiante che si è mossa verso un ragazzo con gravi problemi. Questo mi ha commosso, come non mi era mai successo e mi ha spinto a salutare con calore una compagna con cui non parlo quasi mai. Francesco mi ha fatto notare che la mia commozione era dovuta al fatto che il mio cuore, il cuore di tutti desidera essere guardato con lo stesso sguardo con cui l’insegnante di sostegno guardava quel ragazzo. A me era accaduto durante la vacanza con gli amici di GS, per questo mi sono accorto di un particolare a cui non avevo mai fatto caso».
Roberto e Patrizia, Torino