Una scena dello spettacolo (Le foto in questa pagina sono di Valeria Umile, Sara Merlino e Ginevra Montanino)

Torino. «Un cammino che non si può fare da soli»

Un percorso tra i testi letterari amati da don Giussani, messo in scena da alcuni ragazzi di GS piemontesi (e non solo). In una lettera raccontano la loro avventura. E la loro amicizia

Ci troviamo a Torino, in uno dei teatri per giovani più noti della città, il Teatro dei Ragazzi, che, grazie al sostegno di molti amici, il Comune ha concesso gratuitamente a Gioventù Studentesca, promotrice della serata con l’Associazione People di Torino. In platea siede un pubblico di 250 persone tra compagni di scuola, familiari e amici. «Chissà che cosa ci vogliono comunicare questi studenti con lo spettacolo “Siate realisti, chiedete l’impossibile”», si sono chiesti in tanti, aderendo all’invito della Piccola Compagnia delle stelle.

La regista introduce lo spettacolo, spiegando da quale esperienza nasca e chi ne sia all’origine. Poi si inizia. Due ragazze si aggirano per un museo. La vista di alcuni dipinti riapre in loro le domande brucianti che sempre le accompagnano e che nel dialogo emergono a poco a poco: chi siamo? Perché desideriamo qualcosa che sembra impossibile? Qual è l’utilità di una vita? Ne nasce un percorso di approfondimento che si dipana, come se le domande prendessero vita, attraverso la messa in scena di grandi brani di letteratura, amati da don Giussani: dal Caligola di Camus al Canto notturno di Leopardi per esprimere la domanda umana di infinito, attraversando il tentativo della mentalità dominante di sopire questo grido, come si sente nella poesia di Evtušenko In stracarichi tranvai e nel monologo di Novecento di Baricco, fino alla ripresa indomabile dell’esigenza di senso, come si vede nel canto dell’Ulisse dantesco, nell’attesa di Rebora e nel dialogo struggente tra Gelsomina e il Matto tratto da La strada di Fellini: «Tutto quello che c’è al mondo ha un senso, perché se questo sassolino è inutile, allora è inutile tutto, anche le stelle».



Ma questo non basterebbe per rispondere a ciò che l’uomo è. Occorre un incontro, inaspettato ma segretamente atteso, come è accaduto allo schiavo nel Barabba di Pär Lagerkvist che, incatenato a colui che è stato liberato al posto del Maestro, si entusiasma fino alle lacrime per essere di fronte a un uomo che “ha visto Dio” con i suoi occhi. Questo vale la vita! Ed ecco che tutti i personaggi dei vari quadri, nell’apoteosi finale, tornano in scena, declamando il testo pasquale di Péguy: «Egli è qui. È qui come il primo giorno». Tutto si compie in Lui. Questo cammino non si può fare da soli: «Siamo insieme, ci aiutiamo», hanno ripetuto le due ragazze che, da un primo smarrimento di fronte all’emergere di queste domande fondamentali, sono giunte a intuire che una risposta doveva esserci. Una strada, una persona, una compagnia.

Come siamo arrivati a questo grande giorno lo racconta Benedetta, una delle protagoniste, con Gemma, di questa esperienza straordinaria. «Tutto parte da un desiderio. La prima a esprimere il bisogno di creare qualcosa di bello con GS anche sul palcoscenico fu Gemma che, con la sua passione, ha avuto l’energia e l’affetto per trasportare tutti gli altri: in primis me, poiché la passione ce l’avevo tutta pure io, ma la determinazione mi mancava. Avevo bisogno di un amico che mi accompagnasse. La prima amica venuta in soccorso, a me e a Gemma - poiché nonostante tutta la forza di volontà ci voleva una mano più concreta per realizzare ciò che avevamo nel cuore - è stata Cristina, un’insegnante di GS grazie alla quale si è allestito lo spettacolo con oggetti di scena, copione, musiche. Con lei alla fine abbiamo messo in piedi una compagnia teatrale a tutti gli effetti, poi ufficialmente denominata Piccola Compagnia delle stelle».



Le prime prove sono cominciate a giugno 2023 con Annalisa, Paolo, Matteo, Pietro, Caterina e Chiara. Prime difficoltà: mancavano attori. Poi l’idea: siccome la comunità di Torino avrebbe fatto la vacanza estiva con altre comunità di GS d’Italia, perché non coinvolgere anche loro? Così i provini hanno superato i confini regionali: alla Compagnia si sono aggiunti Benedetta della Liguria, i due Tommasi di Como e le gemelle di Napoli. Ci siamo messi a provare senza sosta con tanto entusiasmo, forse con un po’ di tremore ma, sicuramente, ignari della bellezza che ci attendeva. C’è pure chi, grazie allo spettacolo, ha scoperto in quest’amicizia una possibilità nuova e vera di gioia nella vita, come Mike che ci aveva appena conosciuti ed è stato subito coinvolto e “travolto” dal copione e dalla nostra presenza. Infine, sono arrivate le ultime prove a Pragelato: tutti insieme per la prima volta, uniti dalla passione e dalla certa amicizia della compagnia da cui traevamo tutta la nostra forza. Il grande giorno, durante la vacanza estiva, avevamo il cuore in gola, un cuore colmo di gioia e di “impossibile”. La fine dello spettacolo è stata la conferma dell’inizio. Gente che è venuta a stringerci la mano, che si è alzata per applaudire, che con le lacrime è venuta a ringraziarci. Ci siamo sentiti piccoli piccoli, ma così tanto valorizzati da amici che hanno visto, come Gemma per prima, come Cri in tutti noi, che la risposta alle nostre più profonde domande poteva svelarsi facendo insieme un semplice spettacolo. Tornati da Pragelato la Compagnia non ha smesso di vedersi: si sono aggiunte Andrea, Anna, Claudietta, Elisa, Margherita e Miriam e, prova dopo prova, grazie al sostegno di tanti amici, lo spettacolo è stato riproposto prima alla Piazza dei Mestieri, a settembre, e poi, alla fine dello scorso aprile, appunto al Teatro dei Ragazzi. I testi sono stati raccolti in un libretto che una delle attrici, due giorni dopo, ha donato all’Arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole, che si è dimostrato incuriosito e desideroso di comprendere di più l’iniziativa.

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Per i contenuti, per come attori e pubblico si sono coinvolti e per il clima creatosi in sala, questo spettacolo è stata un’occasione di proposta semplice e diretta: ha posto gli spettatori in modo serio davanti alle grandi domande della vita fino al loro compimento. Colpisce il modo con cui i giovani attori hanno ringraziato chi li ha accompagnati nella realizzazione dello spettacolo: «Per averli aiutati a scoprire molte passioni». Questa è la grande potenza della forma artistica del teatro: accade. Accade una scoperta sempre nuova di sé e di ciò che si sta comunicando.
Piccola Compagnia delle stelle, GS Torino