G. Cesbron, Cani perduti senza collare

Cani perduti senza collare

Introduzione di Gianni Mereghetti
Gilbert CesbronBUR - Milano 2006
Pagine: 320
Prima edizione: 1995


Ambientato nel primo dopoguerra, il romanzo ha per protagonista una generazione di ragazzi allo sbando, senza riferimenti, lasciati soli davanti all'impatto con le difficoltà della vita, e chiamati a costruire da sé il proprio futuro attraverso gli inevitabili errori e le incertezze della loro età. Accanto a loro si muove la figura di Lamy, giudice del Tribunale dei Minorenni, chiamato ogni giorno al difficile compito di far emergere, in un contesto apparentemente senza speranza, fra lo scetticismo e la derisione di chi lo considera un ingenuo utopista, i semi di generosità, d'affetto, di purezza che solo un occhio carico di misericordia riesce a vedere. Molti spunti rendono estremamente attuale questo romanzo, scritto in un linguaggio scabro e nervoso, dai forti toni drammatici; basterebbe citare il tema della possibilità per l'uomo di una giustizia che vada oltre la fredda applicazione di leggi e norme, o quello del disagio giovanile e delle sue forme di manifestazione, spesso in violento contrasto con la "normalità" sociale. Ma si rischierebbe di darne una lettura riduttiva, accostando la figura di Lamy in termini di ingenuo, sentimentalistico impegno a salvare ragazzi ormai "perduti".
Il cuore del romanzo di Cesbron è invece la limpida coscienza religiosa di Lamy, che lo rende capace di uno sguardo amoroso sulle persone e sulle vicende del mondo, capace di portarvi un Amore che non è suo, ma gli è donato. Nella sua umanità diversa è la carica provocatoria che non cessa di interrogare il lettore di oggi, ponendogli incessantemente di fronte la possibilità reale, sperimentabile, di un modo diverso di guardare se stessi e il mondo.