EncuentroMadrid, serata di canti insieme.

DIARIO DA MADRID
All'Encuentro gli italiani portano la "Birra"

Dal 26 al 29 marzo. 420 italiani che da circa 2 anni, con don Eugenio Nembrini, partecipano alla "Birra" sono volati nella capitale iberica. L'esplodere di un'amicizia, segno di un abbraccio più grande che diventa sempre più affascinante...
Gianni Mereghetti

Venerdì 27 marzo
Sono le 21 quando arrivo al Recinto Ferial de Casa de Campo, il luogo dove si svolge l’Encuentro; gli amici della “Birra” sono a Madrid già dalla mattina e incontrarli dopo un lungo girovagare in metrò è una liberazione: sono a destinazione, finalmente! Alcuni mi raccontano subito dell’incontro con Etsuro Sotoo, dell’intensità dello sguardo del “giapponese”, certo che costruisce solo chi fa esperienza di una unità che interessa tutta la vita; altri mi abbracciano con in mano una scopa o un sacco per l’immondizia, lieti di aver potuto contribuire in qualche modo a quello che stava accadendo. È un contraccolpo, avverto già lì in quelle prime battute che vale la pena essere venuti a Madrid. Quando don Eugenio Nembrini lo aveva proposto, non avevo detto subito di sì. L’insistenza degli amici poi mi aveva convinto. Sì, la loro insistenza così fortemente legata all’esperienza che caratterizza questa cosa così affascinante che si chiama “La Birra”, caratterizzata dal muoversi mio, dall’andare là dove il Mistero opera per attaccarvisi. La proposta dell’Encuentro aveva dentro la stessa dinamica dell’avventura di questo ultimo anno, una sfida perché mi muovessi io. Negli sguardi degli amici, nei loro volti lieti ho subito avvertito che lì stava accadendo qualcosa di bello per la vita. La conferma? Non ho nemmeno fatto in tempo a mangiare che il ritrovarsi tutti insieme a cantare con il gusto e la passione di chi esprime la sua domanda, il suo grido, la sua urgenza di vita mi ha riempito il cuore. Così sono entrato nell’Encuentro, portato dentro da chi me lo aveva proposto, dalla sua certezza di essere venuto a Madrid per il Mistero che costruisce negli amici spagnoli la stessa bellezza che costruisce dentro la nostra vita.

Sabato 28 marzo
Mattinata dedicata alla visita a Madrid. David ci guida a scoprire il fascino della capitale spagnola, la sua grandezza, le sue contraddizioni. Non è la guida di un ufficio turistico, lo avverto nel modo con cui spiega ciò che ci fa vedere. La sua è una sollecitazione affinché io guardi, scopra il filo rosso che la Madrid di oggi tende a nascondere, ma di cui è intessuta pur nelle diversità delle costruzioni e degli stili. È evidente che ciò che rimane è quello che indica il titolo dell’Encuentro, cioè l’opera di chi ha costruito rispondendo al desiderio di infinito del suo cuore. Quanta intensità, allora, quando a Plaza de Espana, di fronte alle statue di Don Chisciotte e Sancho Panza, David ci ha parlato della loro avventura umana, perciò profondamente cristiana. Alle due si torna all’Encuentro; ciò che accade è eccezionale: tutti noi nel prato davanti al tendone, con le orecchie tese a non perdere una parola di Marcos e Cleuza, che ci raccontano della loro vicenda umana, del loro movimento dei Senza terra, del miracolo dell’ufficiale di polizia che andato da loro per sfrattarli e ora torna ogni giorno per godere della bellezza del Mistero, della commozione di essere andati con Julián Carrón da Benedetto XVI. C’è un freddo che non c’entra nulla con Madrid, nuvoloni che premono sempre più dal cielo, ma è così vero quello che sta accadendo che nessuno bada alla pioggia che incombe. Alle 18 l’incontro di don Eugenio Nembrini con gli studenti spagnoli. Il freddo ha preso ormai il sopravvento, ed è un vero e proprio diluvio quello che si abbatte sull’Encuentro. Ma nel tendone scosso dal vento la tensione e gli applausi sono più forti, molto più decisivi. Don Eugenio con il suo timbro umano ci porta dentro la sua storia, ce la fa gustare, ci fa vedere quanto sia bello vivere, cercando tutto, ma proprio tutto. Così, più impressionante che mai, si afferma l’unica cosa che può dire un educatore: sii fedele al tuo desiderio, vivilo in tutta la sua profondità, perché Dio è fedele a chi desidera, e compie il desiderio. Nel tendone si respira una libertà che mi commuove, i miei amici spagnoli, sono affascinati. Io ancor di più, ridestato in quello sguardo su di me che troppo spesso soffoco per preoccupazioni che non hanno a che fare con l’umano. Più passano le ore più è evidente che quell’Encuentro è un incontro! Sono i volti noti e quelli sconosciuti a rendermene certo, perché in loro esplode un’unità, un’intensità di amicizia che è generata da un Altro. Tant’è che mi sfida a ogni passo a decidere se guardare o non guardare a questo Altro così come mi si para davanti. La serata di canti è stata l’espressione più vibrante di questa certezza: spagnoli e italiani a cantare insieme la domanda che caratterizza il desiderio dell’umano; Alfredo traduce in spagnolo il suo “Jamm’a ved’è”, segno che di fronte a quello che stava accadendo non c’è altro da fare se non andargli dietro.

Domenica 29 marzo
La domenica si apre con la messa dei volontari. Noi della “Birra” ci partecipiamo, e in quel gesto si fa più decisa la gratitudine al Mistero che ci ha portati a Madrid per farci vedere che cosa sta operando dentro la nostra vita. La giornata è segnata prima dall’incontro con Javier Prades e poi dalla partecipazione al momento conclusivo dell’Encuentro, dove interviene Rose. Con Prades in mezzo al salone, tra i mille rumori dell’Encuentro, si apre un dialogo di una verità commovente: sono colpito, affascinato, portato a immergermi nel presente, perché, come lui ripete e ripete, il carisma di don Giussani non è qualcosa del passato da tenere in vita, ma è l’impossibile corrispondenza che il Mistero opera nel presente. Di nuovo sfidato a riconoscere la domanda che mi segna alla radice, che muove ogni passo, nella testimonianza di Prades diventa ancor più chiara la ragione per cui ci siamo mossi per venire a Madrid; è per la domanda di Lui, la domanda che Lui, accadendo in questi giorni, ha fatto crescere ancor di più. È questo il fascino dell’avventura cristiana, che il Mistero, venendoti fisicamente incontro, non chiuda il desiderio di Lui, ma lo faccia crescere.
È con Rose che si chiude l’Encuentro, con il suo sguardo in cui ogni uomo prende valore, perché è lo sguardo segnato da un’appartenenza, è lo sguardo la cui direzione è impressa dal Mistero. Le sue parole sono tutte intrise della tenerezza di Cristo, della certezza che questo è ciò di cui ha bisogno l’Africa, come ha testimoniato durante il suo viaggio Benedetto XVI.
Finito l’ultimo incontro è ora di tornare, e lo facciamo salutando amici vecchi e nuovi, tanto che uscire dai saloni del Recinto Ferial de Casa de Campo è una cosa lunga. Ma senza nostalgia, anzi! Perché ciò che riempie il mio cuore è la certezza che il Mistero c’è, e aspetta che lo scovi e mi ci affezioni in quei volti commossi che, come gli amici dell’Encuentro, sono la quotidiana possibilità perché io decida di attaccarmi a Lui.