Il satellite Planck, in orbita.

IL LANCIO DI PLANCK Per fotografare l'universo di miliardi di anni fa

14 maggio. È stato lanciato alle 15.12 ora italiana il satellite Planck, per studiare la prima luce rilasciata nell'universo 14 miliardi di anni fa. Un progetto a cui ha collaborato l'astrofisico Marco Bersanelli
Linda Stroppa

Un count down durato 17 anni. Ma alla fine il razzo Ariane 5 dell’Agenzia Spaziale Europea si è staccato dalla base di Kourou (Guyana Francese), portandosi nella pancia il suo piccolo tesoro: il satellite Planck, il più potente telescopio a microonde mai costruito.
La sua missione sarà, per il prossimi mesi, quella di osservare e “fotografare” l’universo primordiale attraverso la misurazione della prima luce rilasciata nello spazio 14 miliardi di anni fa, a soli 400 milioni di anni dal Big Bang. Ossia quando si è accesa la prima stella.
Un lavoro lungo di studio e sviluppo quello che ha portato alla realizzazione di Planck, con una collaborazione internazionale che ha visto l’Italia e il dipartimento di Fisica dell’Università di Milano in prima linea. Soprattutto per quanto riguarda il Low Frequency Instrument (LFI), uno dei due strumenti a bordo, preparato dai cosmologi della facoltà milanese insieme all’Inaf, al Cnr e all’industria spaziale della provincia di Milano.
In più il progetto Planck è stato occasione di formazione scientifica per tantissimi giovani, con oltre 30 tesi di laurea magistrale o quadriennale, 15 di laurea triennale e 7 tesi di dottorato di ricerca. Ciascuna delle quali ha messo il suo piccolo tassello nella realizzazione del satellite.
Guida del gruppo Planck milanese, l’astrofisico Marco Bersanelli, che ha commentato in diretta da Kourou la partenza del frutto di tanti anni di lavoro: «È sì un punto di arrivo. Ma certamente un punto di partenza. Perché dopo diciassette anni finalmente si comincia. Si comincia quello per cui tanti anni fa, con tanta spesa di energia e di entusiasmo, siamo partiti: il desiderio di osservare misurare l’universo appena nato con precisione mai raggiunta, che promette oggi una risposta a tante delle domande che la cosmologia si pone».
Così, da poche ore, Planck è in orbita, in viaggio verso un punto lontano nell’universo chiamato “Lagrangiano Secondo”, a 1.500.000 chilometri dalla terra. Pronto a scattare le sue fotografie nel passato del nostro universo. O meglio, di quella radiazione fossile di miliardi di anni. Proprio come fosse una macchina del tempo.