UNA CAMPAGNA SUI GENERIS / E Mauro finisce in mostra (assieme ai Benedettini...)

Le elezioni in vista. Una cena tra amici. E dalla provocazione sulla Libertas Ecclesiae sboccia un'idea. Che, racconta Claudio Bottini, diventa «il modo più bello di rendere concreto ciò che ci ha colpito»
Linda Stroppa

In macchina, nel viaggio di ritorno da Rimini a Milano, si ripensa a ciò che di eccezionale si è ascoltato. A quelle parole dette sulla Libertas ecclesiae come fondamento per la libertà della persona stessa. A quell'idea, forte e ripetuta più volte, che solo all’interno dell’avvenimento di Cristo si possono comunicare i "valori". Continuano a tornare alla mente quelle parole: «Per questo ci interessano tanto le elezioni europee: per difendere la libertà della Chiesa, non perché pensiamo che una legge più giusta possa, da sola, difendere il problema umano. In Europa abbiamo bisogno di testimoni». Una sera a cena gli amici, Claudio Bottini, bancario milanese e tra i responsabili locali di Cl, azzarda una proposta: partire da lì per promuovere la candidatura di Mauro alle elezioni europee. «Per meno di questo non ne vale la pena», racconta Bottini, «e il modo più bello per rendere concreto ciò che ci ha colpito è stato quello di raccontare semplicemente chi è l’uomo e quale desiderio lo muove». La ventina di famiglie a cena quella sera inizia a lavorare da subito.
Il frutto che ne nasce è una mostra che descrive la storia dell’Europa fin dalle origini, con l’iniziativa dei Benedettini. Sette pannelli che sono diventati strumento per far capire l’importanza del libero agire della Chiesa. L’esempio più antico è quello di monaci. L’esordio è proprio una frase della Regola: “Chi è l'uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?”.
«Questa domanda ha catalizzato l’attenzione di tutti», racconta Elisabetta ai giardini di porta Venezia, dove la mostra è stata allestita. «Mentre spiegavo, mi accorgevo che i volti annuivano a quello che dicevo. Raccontavo di episodi in Cina, o in India in cui il potere ha avuto la pretesa di definire cos’è l’uomo e il suo desiderio. Gli esiti sono stati disastrosi. Il desiderio di felicità è comune a ogni uomo e, con questa premessa, si è ribaltata ogni scettica prospettiva scettica riguardo alle elezioni».
Gli ultimi pannelli riportano la storia di Mauro e il suo operato al Parlamento Europeo in questi anni. È l’incontro con un uomo, non con un’ideologia a interessare le persone. «Che un uomo che vive la fede possa giocare questa esperienza a livello delle istituzioni è un’opportunità per tutti», riporta in carattere rosso l’ultima tavola. Oggi l’intento è lo stesso: difendere in Europa la libertà della Chiesa per poter vivere umanamente, senza che alcuna istituzione soffochi l’esperienza che facciamo.
Una mamma con il suo bambino si ferma a guardare (sullo sfondo di un pannello c’è la meravigliosa fotografia dell’abbazia di Cluny). È incuriosita, ma premette: ha solo pochi minuti. Durante il percorso della mostra però, ascolta attenta Elisabetta, mentre il figlio le strattona la gonna per andare. Alla fine ringrazia tutti: «Quello che mi dite è vero, al di là di ogni schieramento politico. Vi sono grata per avermelo ricordato». Elisabetta sorride: «Per me è una possibilità di dire semplicemente chi sono io e perché m’interessa, attraverso le elezioni, difendere la libertà della Chiesa».
Intanto, ai tavolini apparecchiati lì accanto si fa merenda insieme. Una cinquantina di persone in t-shirt gialla e scritta "Mauro" si ferma a parlare con i passanti, porgendo il volantino. E si riporta a tema la questione fondamentale.
«Sono rimasto stupito da come ci siamo mossi e di quanta gente abbiamo incontrato», dice Bottini, «così abbiamo pensato di coinvolgere altre zone di Milano, partendo dai nostri amici di Lambrate. Stiamo preparando una festa al parco Lambro e una giornata insieme nell’oratorio di Feltre. Ma il bello è che questa iniziativa non si ferma qui». Claudio non può fare a meno di raccontare cosa è successo in questi giorni al lavoro.
Mercoledì incontra un cliente della banca in cui lavora. Parlano di un mutuo, poi Claudio lo invita a prendere un caffè. «Ho pensato di dargli il volantino della Cdo, di dirgli cosa facciamo, come ci siamo mossi per le imprese, ma soprattutto cosa ci interessa». Il suo cliente lo guarda stupito: «Come si fa a guardare il proprio lavoro in questo modo?». Bottini si ferma e spiega. «Si può davvero vivere così, anche in politica». E gli racconta di Mauro. L’altro è tanto incredulo, quanto affascinato. Continua a domandare. «Non potevo fare a meno di dirgli chi sono io, cosa ho a cuore, così l’ho invitato alle vacanze del movimento». La pausa caffè deve terminare. È ora di tornare al lavoro. Il cliente ringrazia: «Ora capisco che cos’è davvero la speranza».
Sabato sera il gruppetto di famiglie a cena si è allargato. Nell’oratorio di Redecesio ci si racconta com’è andata la giornata. Le elezioni, la mostra, l’incontro inaspettato sul lavoro hanno avuto lo stesso risultato. E hanno la stessa origine. Il bisogno di dire chi siamo noi. Questo è il primo modo di essere liberi.