Storie di campagna... elettorale / 2
Il barista e il filosofo su quella panchina ai giardini

Il voto è passato. Ma per chi si è impegnato davvero la campagna ha aperto una sfida: la possibilità di verificare in ogni circostanza una corrispondenza. Come raccontano questi episodi
Alessandra Stoppa

Due sessantenni su una panchina, nei giardini di Porta Venezia a Milano. Jacopo è lì a volantinare per le elezioni europee. Non ne ha nessuna voglia, punta solo a un bel giro nel verde sotto il sole. Ma è con alcuni amici, Enrico, Paolo e altri, e stancamente li segue. In gruppo si avvicinano ai due tizi sulla panchina, gli propongono il volantino di Mario Mauro e iniziano a parlare. Loro sono due pensionati. Uno faceva il barista, l’altro il prof di filosofia. Parlano di Berlusconi, l’Europa, la crisi, la Compagnia delle Opere... la discussione si allarga. Il filosofo ce l’ha a morte con la CdO e con «questo mondo, dove se riesci a stare a galla è perché hai fatto qualcosa di losco». Qualcuno cerca di rispondere, ma lui non ammette repliche. Anche l’amico barista si scalda, però se la prende con lui, lo rimbrotta: «Ma non senti che cose belle che ti dicono questi giovani?». Enrico è colpito dalla sua reazione e glielo dice: «Mi sorprende, perché alla sua età si è lasciato stupire». «Se non fossi così, sarei come lui», dice indicando il compagno di panchina, «sa tutto, ma è sempre incavolato...».
Anche Paolo si coinvolge nella discussione e prova a parlare con l’insegnante: gli dice di suo padre, che è imprenditore e associato alla CdO, di come sia possibile affrontare il lavoro e la crisi. Gli racconta dei fatti. Ma il prof taglia corto: «È così e basta. Se le cose ti vanno bene nella vita è perché hai fatto qualcosa di losco». Jacopo si sente punto sul vivo e non può più stare zitto. Lo guarda e gli domanda a brucia pelo: «Ma se ci fosse un modo diverso di vivere a te interesserebbe?». Lui borbotta qualcosa, poi risponde che «sì, mi interesserebbe. Ma non c’è. È impossibile». Jacopo ne è sicuro, «io dico che c’è, ti interessa?». «Sì». «Allora ti chiedo di lasciarmi il tuo numero di telefono, vorrei presentarti dei miei amici». Si scambiano i numeri. Jacopo è stupito. «Prima ancora che dalla risposta di quel signore, dal mio cambiamento», dice: «Sorpreso dalla mia tiepidezza iniziale che è diventata una proposta così personale». Passano pochi giorni e chiama il filosofo, si danno appuntamento e si incontrano con altri amici, in quello stesso parco. Per continuare un dialogo lasciato in sospeso.