Un edificio dopo l'alluvione.

MESSINA Dal dolore alla speranza

Un’alluvione che ha travolto interi paesi. Ma anche la vita di tante persone. Un gruppo di amici di Messina ha scritto questo volantino, perché nella tragedia «nulla vada perso»

Dolore e sconforto: questi sono i sentimenti comuni in questi giorni di fronte alla tragedia dell’alluvione che ha spazzato via case, macchine, la vita e la storia di tanti messinesi.
Un dolore forte che riapre la ferita, sempre viva ma troppo spesso anestetizzata, che ognuno di noi ha nel cuore: la domanda di significato, di senso di tutte le cose, della nostra vita.
Quando tutto sembra dover andare come deve andare, come noi pensiamo che debba andare e per cui spendiamo ogni giorno la nostra intelligenza e le nostre energie, accade sempre che la realtà si mostri improvvisamente e inesorabilmente per quello che è: altro da noi.
La realtà è evidentemente altro da noi, talmente tanto altro da noi che di fronte a queste tragedie riusciamo solo a censurarla, respingerla, mistificarla.
L’esperienza ridotta a questa reazione immediata porta all’uomo solo confusione, sconforto e ne impedisce lo sviluppo umano.
«Non voglio che si perdano questi giorni, dobbiamo accettarli per quello che sono: giorni pieni di una grazia sconosciuta» (Emmanuel Mounier, Lettere sul dolore, per sua figlia gravemente malata).
Non c’è vera esperienza che non implichi il Mistero e senza riconoscimento del Mistero non c’è esperienza, qualunque cosa si faccia o accada.
Senza il Mistero rintracciato dentro la realtà, questa potrebbe apparire insostenibile. Eppure ci sono uomini, i quali a partire dalla certezza di Colui che fa tutto, sono testimoni di una possibilità reale di speranza vissuta, dentro tutte le circostanze della vita, anche le più dolorose.
Ci sono questi testimoni: basta leggere il blog di Antonio Socci in questi giorni di grande dolore di fronte alla figlia a rischio di vita, per rintracciarne un esempio pubblico in questo momento.
Cosa permette di vivere così? Cos’è che rende possibile questo? Prendere sul serio questa domanda è l’unica possibilità per noi di passare dal dolore disperato alla certezza della speranza.
Associazione Culturale Don Giuseppe Riggi, 3 ottobre 2009