Un momento dei funerali.

Don Giancarlo, un padre
che «non ci ha mai lasciato tranquilli»

A Rimini i funerali di don Giancarlo Ugolini, storico punto di riferimento di Cl nella città romagnola. Una vita trasformata dall'incontro, nel 1962, con un gruppetto di studenti milanesi in vacanza in Riviera. Ecco il ricordo di un amico
Valerio Lessi

Agli amici negli ultimi tempi amava mostrare una frase di Antoine de Saint-Exupéry: «Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini. Ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito». Per chi lo ha conosciuto non è difficile immaginare perché quella frase gli piacesse tanto: rappresentava il suo ritratto di uomo e di educatore. Don Giancarlo Ugolini, tornato alla casa del Padre il 4 ottobre all’età di 80 anni, era un sacerdote che diffidava di un cristianesimo ridotto a istruzioni per l’uso o ad organizzazione. Alle migliaia di giovani che ha incontrato nel corso della sua esistenza ha sempre suscitato «la nostalgia del mare vasto e infinito». Amava provocarli sulle domande ultime. Una ragazza ha scritto nel libro della camera ardente: «Grazie perché negli anni del liceo non ci hai mai lasciato tranquilli».
Don Giancarlo, come hanno scritto con stima i giornali locali, «era il padre di Cl a Rimini». La sua è stata in effetti una paternità energica e prudente, amante e rispettosa della libertà di quanti aveva coinvolto nella sua sequela al carisma di don Giussani.
Tutto comincia nell’estate del 1962, quando alcuni studenti riminesi di Azione Cattolica, dei quali don Giancarlo è assistente, incontrano un gruppo di giessini milanesi in vacanza a Rimini. Anche don Giancarlo rimane immediatamente attirato e coinvolto: quel modo di proporre e vivere l’avvenimento cristiano lo contagia con entusiasmo. Già il successivo 4 ottobre viene proposto il primo gesto pubblico di Gs a Rimini. Il disegno di Dio ha voluto che quella fosse anche la data della sua morte.
Il primo incontro a tu per tu con don Giussani avviene qualche mese dopo a Milano. A distanza di anni, don Giancarlo conservava nitida nella memoria l'impressione ricevuta nel vedere quel sacerdote scendere le scale del liceo Berchet attorniato da un nugolo di ragazzi. Dal 1962 in poi, la biografia di don Giancarlo Ugolini coincide totalmente con la storia di Gioventù Studentesca prima e di Comunione e Liberazione poi.
Il sacerdote è stato l’anima di quel gruppo di amici che nel 1980 ha dato vita al Meeting. L’incontro con il carisma di don Giussani aveva confermato e potenziato in lui la certezza che il cristianesimo è un avvenimento che interessa la vita in tutte le sue espressioni. Nello stesso tempo era persuaso che il fatto cristiano genera una posizione di apertura verso tutto ciò che è umano, verso ogni tentativo che l’uomo compie nella sua incessante ricerca della verità. Era un uomo attento e curioso di ogni aspetto della realtà, un uomo che aveva il gusto delle grandi sfide. E un amante della bellezza: del carisma di don Giussani aveva fatta propria la certezza che il cristianesimo è una bellezza che attrae.
L’altra passione che ha sempre segnato la sua vita è stata quella per l’educazione. Fin dagli esordi, nel lontano 1974, ha seguito l’esperienza delle scuole libere confluite nella Karis Foundation. Di quelle scuole (delle quali è stata a lungo rettore la sorella Gabriella, deceduta sei anni fa) ha seguito tutti i passi e, grazie al suo impulso, sono state compiute scelte che hanno portato ad una notevole crescita. Era convinto che nel “rischio educativo” di don Giussani ci sia, non tanto la formula, quanto il metodo per far crescere le persone nella libertà. Presidente onorario della Karis Foundation, fino all’età di 78 anni ha continuato ad insegnare ai ragazzi del Liceo.
«Qual è il vuoto che lascia?», hanno chiesto i giornalisti. Nessun vuoto. Lo si è visto nella veglia di preghiera domenica sera nel Duomo di Rimini. C’era tutto il numeroso popolo generato dalla sua paternità. Lo stesso popolo, quasi quattromila persone, che lo ha accompagnato nell’ultimo viaggio verso la casa del Padre.
Se il suo sacerdozio è stato così fecondo, è perché - ha sottolineato don Julián Carrón al termine della Messa - «la vera grandezza di don Giancarlo è stata quella di essere stato figlio, di aver accettato di essere generato dal carisma donato a don Giussani. Proprio perché la paternità non è un tenere per sé le persone, ma la passione affinché il figlio si incammini sulla strada che il padre per primo segue».
I funerali sono stati l’evidenza di tutto questo: gli allievi delle scuole Karis, i giovani che hanno portato la bara, gli ex ragazzi incontrati quasi cinquant’anni fa, i tanti riminesi che lo amavano, tutti erano accomunati dalla decisione di proseguire su quella strada che don Giancarlo con passione indicava. «La sua figliolanza - ha aggiunto Carrón - ha dato i suoi frutti migliori durante la lunga malattia che don Giancarlo ha dovuto soffrire e che non gli ha impedito di riconoscere che la sua vita nasceva ad ogni istante dal gesto creatore di Cristo presente, al punto da offrire il suo sacrificio per la santità del Movimento e per la vita della Chiesa».