Un momento della visita alla Oliver Twist.

DALLA RUSSIA ALLA COMETA «Qui si tocca con mano una nuova civiltà»

A Como arrivano in visita alla Oliver Twist 13 tra docenti, religiosi e scrittori russi, ospiti del Convegno di Russia Cristiana. Tra incontri e domande a raffica, una giornata "dietro ai banchi" per guardare cosa può generare una fede viva
Monia Lippi

«Qui si tocca con mano che cosa vuol dire creare una nuova civiltà». A ridosso del convegno di Russia Cristiana, sul tema “Cercatori dell’eterno, creatori di civiltà” (Tracce.it ne ha parlato qualche giorno fa), gli ospiti russi in visita alla Cometa hanno potuto incontrare un esempio proprio di ciò di cui avevano discusso per due giorni. «Valeva la pena partecipare al convegno anche solo per vedere oggi tutto questo», ha detto uscendo uno di loro, lo storico Aleksej Judin.
Non poteva concludersi in modo migliore, il convegno. Perché, in mezzo ai tanti spunti emersi, il fil rouge è stato la scoperta del fatto che, in tempi e luoghi diversi, la fede vissuta spalanca al mondo e ai suoi bisogni. Per questo, abbiamo voluto mostrare ai nostri amici come questo può prendere una forma concreta che incide sulla vita dei singoli e della società. Da qui, l’idea di portare un gruppo di tredici studiosi, religiosi e scrittori russi - accompagnati da padre Romano Scalfi e Giovanna Parravicini - a Como, per incontrare la realtà della Cometa.
Alessandro, il direttore, ci ha accolti raccontando la storia dell’opera. Quindi abbiamo visitato gli spazi, gli uffici e il parco. Innanzitutto colpiti per la bellezza e l’ordine in ogni particolare. È un crescendo di domande, i russi vogliono sapere tutto fin nei minimi particolari: come vivono le famiglie? In cosa consiste l’affido? Qual è la parte dello Stato? E della Provincia? Come si svolgono i progetti educativi?
Quindi, pranzo in sala grande con Innocente e Erasmo Figini, Paolo, Lorenzo e le famiglie. Tocca agli ospiti presentarsi al microfono, uno a uno. Davanti a un caffè, nel salotto di Erasmo, continua la raffica di domande. Ma questa volta sono i russi a raccontare: della situazione in Russia, dei tanti bambini abbandonati che vagano per le strade, degli orfanotrofi spesso mal organizzati, della mancanza di operatori che possano offrire affetto e cure ai bambini... Certo, non mancano le eccezioni, demandate però alla buona volontà dei singoli: le famiglie che prendono in affido i bambini non hanno il sostegno adeguato da parte delle istituzioni. Erasmo è punto sul vivo: «Se si potesse fare qualcosa anche per loro...».
A sua volta prende la parola Aleksandr Kraveckij, arrivato - giusto per dare un’idea - dall’Accademia delle Scienze russa. Uno studioso che mastica come pane quotidiano volumi e volumi sulla storia della Chiesa, e che qui si apre e racconta di sé: «Qualche anno fa, ho preso una ragazzina in affido. È stata parecchio con noi, ma sempre con problemi sia a scuola che a casa. Dopo vari anni si è ripresentata la madre e, alla fine, sono andate a vivere insieme: da allora, è tornata a stare bene, s’è sposata e ha avuto dei figli». Da qui, la domanda rilanciata ad Erasmo: «Dove ho fallito?». «No, lei ora sta bene sicuramente anche per l’aiuto che ha ricevuto da voi - risponde Figini -. Anche se sembrava che non ci fossero frutti: non possiamo mai sapere qual è il bene dei figli che stanno con noi».
Dopo il caffè, guidati da Antonella - vicepreside della Oliver Twist -, visita alla scuola recentemente inaugurata. E qui succede una cosa che, da intellettuali e studiosi come loro, non ti aspetteresti: entrati in un’aula, ognuno si siede dietro a un banco. Come tanti scolari. E riparte la raffica di domande: come vengono fatte le classi? Come decidete i programmi? In cosa consiste la formazione professionale? Che rapporti avete con le istituzioni e il mondo del lavoro?
Anche per i cosiddetti ragazzi della «dispersione scolastica», è un’occasione: viene organizzato sul momento un incontro con padre Scalfi, che racconta loro della sua passione per la Russia. A sua volta, la poetessa Ol’ga Sedakova ricorda i tempi in cui doveva scrivere e tradurre nella clandestinità, e recita una delle sue poesie. Mondi lontanissimi si incontrano... uno spettacolo di umanità.
Sulla via del ritorno, continua la discussione sulle cose viste. E padre Petr Mešcerinov, un monaco ortodosso che coi giovani lavora ogni giorno (proprio per loro ha creato varie attività nel suo monastero), racconta: «M’ha colpito che questi ragazzi “difficili” possano imparare un mestiere e inserirsi nel mondo del lavoro. Qui tutto è a misura d’uomo. Da noi, invece, c’è una vecchia mentalità, per cui l’assistenza deve venire dallo Stato. Ma lo Stato non può avere la stessa sensibilità dei singoli. E anche in ambito cristiano, quanta strada abbiamo da fare...».
La curiosità per quello che succede è contagiosa. Nemmeno l’autista che ci ha accompagnati da Seriate è voluto restare nel pulmino, ma ci ha seguito in tutto il percorso, pranzando anche con noi. E quando alla sera ci ha salutato, ha detto: «Un posto così vorrei farlo vedere a mia moglie».